la Repubblica, 15 dicembre 2023
La vera politica
Come possa funzionare la macchina dello Stato, quando i vincitori delle elezioni mettono alla guida dei ministeri persone, diciamo così, poco esperte della materia della quale dovrebbero occuparsi (vedi Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente per caso, e si vede), è uno dei misteri italiani dei quali si parla poco, e forse è un bene.
È un bene che se ne parli poco perché è nella discrezione, lontano dai riflettori, che lavorano quei funzionari dei ministeri, quei civil servants, quel personale delle istituzioni che mandano avanti la baracca indipendentemente da chi sia seduto sulla poltrona di ministro: quando capita, lavorano insieme a lui, altrimenti lavorano nonostante lui. Lo chiamano Deep State, Stato profondo, e lo si immagina continuamente messo in subbuglio dal passaggio, spesso fugace, di ministri poco avvezzi a quei dossier, a quelle agende, a quei rapporti internazionali. Viene da dire che il più intelligente dei ministri è colui che, insediandosi, dice ai presenti: per piacere aiutatemi voi, che ve ne intendete, perché da solo io non batto chiodo.
Anche per la missione (quasi muta: non sa l’inglese) di Pichetto Fratin alla Conferenza sul clima, risulta dalle cronache che il lavoro grosso sia stato svolto, e per fortuna, dai funzionari al seguito. Verrebbe da dire, istintivamente, che è quella la vera “anti-politica”, il lavoro oscuro e imperterrito di chi non ha bisogno di fare promesse e sbraitare nei comizi per sentirsi, operativamente, una persona di potere. Ma ripensandoci, forse la cosa giusta da dire è che è quella, soprattutto quella la vera politica.