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 2023  dicembre 12 Martedì calendario

Italia sfitta: la crisi passa da 10 milioni di case vuote

Dai centri alle periferie fino alle aree montane, da Nord a Sud, l’Italia è diventata un Paese di case vuote. I numeri messi insieme fanno 9,6 milioni, il 27,2% di tutti gli alloggi disponibili nel Paese. E se in alcune aree la situazione è assolutamente drammatica, non c’è angolo dello Stivale in cui il problema non paia richiedere un intervento delle istituzioni.
I dati più aggiornati fanno riferimento al 2021, e sono stati diffusi dall’Istat e divulgati da Openpolis pochi giorni fa. Al netto delle specifiche statistiche (vengono considerate tutte le case non permanentemente occupate, quindi anche le case vacanza), disegnano un fenomeno preoccupante e in aumento: nel 2011 le case non abitate erano 7 milioni, il 22,7% del totale. Le case sfitte sono di più al Sud (32%) e nelle Isole (35%), sono di meno al Centro, il 22%, il 25% al Nord. Sono il 47% del totale nelle aree interne, mentre scendono al 17% nei capoluoghi maggiori. Ci sono province, come L’Aquila (53%) o Rieti (47%) in cui si vedono ancora le tracce dei terremoti. Incide come detto sul totale la presenza di “seconde case” turistiche, per cui la Val d’Aosta risulta la regione con più immobili non occupati, il 56% (anche a Imperia e Savona sono oltre il 50%, come in molti comuni dell’Alto Adriatico), seguita però dal Molise (44%) e dalla Calabria (42%). Ma i numeri delle grandi città sono anch’essi significativi: 79 mila case “sfitte” a Torino (il 15,7%), 110 mila a Milano (13,5%), 75 mila a Napoli (17%), 162 mila a Roma (11%). Con ampie aree delle Alpi e dell’Appennino in cui in molti comuni le case vuote sono oltre il 75%, le aree in cui la percentuale di case “vuote” scende sotto al 10% sono poche, qualche comune periurbano, divenuto più attrattivo a causa della crescita degli affitti nel centro. Mentre l’area più “abitata” in Italia risulta essere quella del distretto del tessile di Prato, dove sono impiegate decine di migliaia di lavoratori stranieri: Prato tra i comuni capoluogo ha la percentuale più bassa di case “vuote”, 5,1%, Campi Bisenzio, confinante, è il comune con meno alloggi non abitati d’Italia, il 2,7%.
Sono dati figli di un ventennio in cui il consumo di suolo non si è mai arrestato, mentre iniziava un declino demografico che non pare arrestarsi: sono aumentate le case, ma anche le case vuote. Per Laura Grandi, segretaria del sindacato inquilini Sunia Cgil Toscana, i dati vanno contestualizzati: “A Firenze vediamo un sistematico ricorso agli affitti in nero, tante delle case che l’Istat considera non occupate in molti casi probabilmente non lo sono”. E poi c’è quello che nero non è: gli affitti brevi “tante case sono vuote buona parte dell’anno, ma per affittarle ai turisti nei momenti di picco” nota Grandi. Che però non nega il fenomeno che i dati descrivono, cioè la carenza di case permanentemente abitate: “Le persone non trovano alloggio, anche pagando molto, anche in territori dove fino a pochi anni fa l’emergenza abitativa non esisteva”. Per Grandi il problema a Firenze come in altre città turistiche è la concorrenza degli affitti brevi, ma non solo: “Abbiamo 2500 persone in attesa per le case popolari, ne assegnano 187 l’anno, ogni mese quest’anno ci sono 150 sfratti” e solo a Firenze ci sono 850 case pubbliche sfitte, perché non ci sono soldi per ristrutturarle e concedere un turnover. Una situazione comune a tutte le città italiane. Dati che vanno accompagnati anche ad altri: mentre le liste d’attesa per le case popolari si allungano, sono circa 100 mila le persone senzatetto e senza fissa dimora in Italia, gli sfratti sono stati 30 mila nel 2022, +218% rispetto all’anno precedente. La paura di morosità spinge molti proprietari a evitare l’affitto, nonostante sia un rischio che si manifesta in media nell’1-2% dei casi.
Ma l’altissimo tasso di case vuote nelle aree interne ha anche altre spiegazioni. Filippo Tantillo, ricercatore e autore di L’Italia vuota: viaggio nelle aree interne (Laterza 2023) nota che tra le province con un maggior tasso di case “sfitte” ci sono Aosta, Sondrio, Belluno: “Territori in cui c’è lavoro, e i datori lamentano spesso la difficoltà di trovare personale”. Affitti troppo alti, o impossibilità di trovare un affitto, ostacolano i lavoratori tanto quanto e più dei bassi salari: “Spingere a tenere bloccato il mercato della casa, con la promessa di un futuro turistico e affitti che fungano da rendita, è deleterio”. Per quanto riguarda l’ampia disponibilità di case vuote nelle aree interne, però, Tantillo nota anche che spesso in questi comuni, dove pure i servizi pubblici sono deboli, le tasse siano alte più che in città, motivo per cui in troppi scelgono di trasferire la residenza altrove. Laura Grandi è amara: “Sono dieci anni che i sindacati dicono le stesse cose: serve un vero Piano casa, una legge sugli affitti che vincoli almeno un po’ il mercato”. Chissà se quei 9,6 milioni di case vuote potranno smuovere il governo: per ora sono arrivati, ieri, in legge di Bilancio, 100 milioni per rifinanziare il Fondo per il contrasto al disagio abitativo nel 2027 e 2028. E un piano casa a saldo zero per le finanze pubbliche, anche attraverso partnership con privati. Non basterà.
***Cosa fanno all’Estero
L o “scandalo degli 11 milioni di case vuote d’Europa” titolava il G uardian nel 2014, sollevando un tema che ancora non era esploso: oggi sono molte di più. L’emergenza abitativa non è certo un fenomeno italiano, come non lo è quello delle case “non abitate”: in tutto il continente stanno emergendo proposte per incentivare l’affitto degli immobili e sopperire alla carenza di alloggi sul mercato. Per quanto riguarda le case vuote nello specifico, però, è in realtà nell’area mediterranea che il fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti. In Portogallo, Spagna, Grecia e poi Italia, Croazia e Bulgaria si concentrano le regioni Ue in cui lo “sfitt o” supera il 30% degli alloggi disponibili. Paesi peraltro in cui il tasso di cittadini proprietari di casa è simile o maggiore di quello italiano (70%) e, naturalmente, la popolazione invecchia e l’a ffi tt o turistico diventa sempre più competitivo. Alcuni dei nostri vicini, però, hanno scelto di affrontare di petto il fenomeno, in particolare negli ultimi mesi. È IL CASO del Portogallo, già raccontato dal Fat t o, dove dal 10 ottobre dopo un lungo dibattito interno è in vigore la nuova legge chiamata Mais Habitação (“più alloggi”). Il governo socialista ha varato una serie di norme che prevedono una minore tassazione per chi affitta a residenti, e forti incentivi e garanzie ai proprietari in caso di morosità, tutto unito però al divieto di alzare l’affitto di più del 2% rispetto all’anno precedente, a un blocco di nuovi alloggi turistici e una maggiore tassazione su quelli esistenti. La misura del pacchetto che ha fatto più rumore però è “l’affitto forzato” che il governo imporrà per gli alloggi (escluse le aree interne) che non sono utilizzati da più di due anni: se il proprietario non risponderà, l’affitto procederà a prezzo fisso. Una misura sperimentale i cui esiti andranno valutati, simile a quella adottata dalla Comunità autonoma della Catalogna, dove il governo locale dal febbraio 2024 dovrebbe iniziare a espropriare, in 14 comuni ad alta tensione abitativa, alcune case vuote da anni di proprietà di multiproprietari: la speranza è quella di spingerli ad affittarle. Più moderata, ma di taglio simile, la legge che ha visto la luce quest’estate in Spagna. Il governo, anch’esso di centrosinistra, ha imposto anche qui un tetto del 2% alla crescita dell’affitto, una riduzione anche drastica (fino al 90%) dell’Irpef per chi cala il prezzo dell’affitto, la possibilità per i comuni di tassare duramente, fino a un +150% le case vuote. Rispetto alla proposta portoghese, sono molti meno gli obblighi, ma anche gli incentivi per i proprietari di casa. CI SONO POI tanti altri esempi di interventi in giro per l’Eu – ropa, spesso a livello urbano, in quelle città in cui trovare casa è sempre più difficile. A Berlino l’ammini – strazione, di sinistra, nel 2019 aveva imposto un blocco alla crescita degli affitti per 5 anni, blocco bocciato nel 2021 dalla Corte costituzionale. Così nel 2021 si è tenuto un referendum consultivo con cui il Comune ha ottenuto un 60% di sì all ’esproprio degli appartamenti dei grandi gruppi immobiliari: simbolico, la situazione non è cambiata, e la campagna per chiedere un referendum vincolante è in corso. In Vallonia (Belgio) a marzo la giunta regionale ha stabilito che sarà reato tenere vuota casa propria, con multe però piuttosto basse: da 500 a 12.500 euro, a seconda del valore dell’immobile. “Con la crisi abitativa che stiamo vivendo qui, non è più normale lasciare alcune proprietà disab i t at e” spiegavano dal governo regionale. In Italia è stato l’Alto Adige a decidere di aumentare la tassazione per le case sfitte – che pure sono meno che in altre province, secondo i dati Istat – e misure simili sono state varate in diversi luoghi d’Europa, dalla Francia al Regno Unito. Nulla di simile però al massiccio, e sperimentale, piano por toghese.