Corriere della Sera, 12 dicembre 2023
Bronny LeBron di nuovo in campo dopo l’infarto
New York «Nel mio ultimo anno giocherò con mio figlio – ha detto LeBron James —. Ovunque sia Bronny, anch’io sarò lì. Farei qualunque cosa pur di giocare con mio figlio per un anno. Non è una questione di soldi, a quel punto».
LeBron lo ha promesso nel 2022, quando Bronny stava scegliendo l’università dove giocare a basket. E se c’erano dubbi, semmai, erano legati alla capacità del padre di continuare a giocare al livello più alto dopo i 39 anni. Ma la scorsa estate, il figlio diciannovenne, uno dei giovani cestisti più promettenti e ricercati da tutti i college d’America, è stato colpito da un arresto cardiaco mentre si allenava con la sua squadra alla University of Southern California (USC), mettendo a repentaglio la sua vita e il suo futuro.
Tutto esaurito domenica al Galen Center di Los Angeles: diecimila posti pieni di fan, giunti per vedere il debutto di Bronny, con il padre in tribuna. Nel 2019, quando LeBron andò ad assistere dal vivo a una partita del figlio e al suo canestro decisivo, tifava come un ultrà e fu allontanato dall’arbitro perché stava entrando in campo. Domenica il più grande giocatore di basket della sua generazione (e per alcuni il GOAT, Greatest Of All Times, il più grande di tutti i tempi) era seduto negli spalti come un papà normale, che non può far nulla per influenzare l’esito del gioco. Se la partita dei Lakers e il debutto di suo figlio fossero capitati nello stesso giorno, aveva avvertito che avrebbe rinunciato a giocare pur di andare a vederlo.
Non è stata una cattiva settimana per i James. Poche ore prima LeBron, con i Lakers, aveva vinto l’In-Season Tournament, il torneo di coppa che ha inaugurato l’Nba quest’anno, nominato MVP (most valuable player) di tutto il torneo. Bronny ha giocato invece solo per 16 minuti, monitorato dallo staff medico. L’arena lo ha salutato con una standing ovation e si è fatto notare per le abilità difensive, come in una stoppata in recupero in transizione contro la Long Beach State, ma i Trojans dell’USC hanno perso 84-79 ai tempi supplementari e il ragazzo è uscito con i compagni, senza salutare il papà.
LeBron ha scritto su Instagram: «Non riesco neanche a esprimere quanto è stato commovente oggi per me. Sono letteralmente prosciugato e l’unica cosa che riesco a dire è: Bronny, sei semplicemente incredibile. Chi se ne frega delle vittorie e sconfitte che ci saranno, hai già vinto il campionato finale che è la VITA!!!». Bronny è il primo della «James gang» ad andare al college, LeBron non frequentò l’università (ai suoi tempi si poteva entrare nell’Nba direttamente dopo il liceo) né lo ha fatto sua moglie Savannah. «The Chosen One» (il Prescelto) ha lasciato che i figli giocassero a basket e a calcio, ma «niente football americano a casa mia», spiegò in un’intervista, «finché non capiscono quant’è fisicamente rischioso. Eventualmente ne parliamo alle superiori». Ma tutti hanno seguito le sue orme e «Sports Ilustrated» ha messo il padre e i due figli in copertina: «The Chosen Sons». Il secondogenito Bryce, 16 anni, gioca nella Sierra Canyon High School, ma il papà pubblica anche i video dei canestri della più piccola, Zhuri, da quando aveva tre anni (oggi ne ha 9). Tutto il clan, inclusa la nonna Gloria, era in tribuna per Bronny, come c’erano tutti quando King James l’anno scorso è diventato il miglior marcatore di tutti i tempi, superando il numero dei punti realizzati da Kareem Abdul-Jabbar, «la leggenda dello Skyhook». Bronny ha ringraziato i medici della Mayo Clinic (dove ha subito un intervento per sistemare un’anomalia cardiaca congenita), la sua famiglia e la squadra «in questo momento difficile».