Corriere della Sera, 12 dicembre 2023
Vassalli e l’affaire Tortora
Conoscendo Sebastiano Vassalli, non stupisce che il caso giudiziario di Enzo Tortora potesse sollecitare in lui l’idea di un libro. Vassalli è l’autore de La chimera, il romanzo che racconta la condanna al rogo della «strega» Antonia, una storia di inquisizione ambientata tra fine Cinquecento e primo Seicento a Zardino, un paesino scomparso della Val Sesia. Ora per Interlinea Roberto Cicala pubblica, a cura di Massimo Novelli, un libretto a tiratura limitata che contiene i documenti conservati da Vassalli sull’Affaire Tortora. Affaire, come L’affaire Moro ricostruito da Leonardo Sciascia nel 1978. Tale è la denominazione apposta dallo scrittore a una cartella contenente vari materiali sulla tragica vicenda del giornalista e presentatore di Portobello: nel dossier si trovano, oltre al libro bianco del Partito Radicale, numerosi ritagli di giornale. In realtà, Vassalli non solo approfondì quel «caso italiano di ingiustizia e odio», ma ebbe modo di conoscere e poi di frequentare Tortora (viaggiarono insieme in Trentino). Dopo aver letto Sangue e suolo, il libro sull’Alto Adige, Tortora inviò una lettera allo scrittore e così scattò la reciproca simpatia. Si incontrarono di certo nell’agosto 1985, nella casa milanese di Tortora, per un’intervista che sarebbe apparsa sull’«Europeo» l’11 gennaio 1986, quando il «camorrista» si trovava agli arresti domiciliari. Vassalli mandò al settimanale anche cinque schede che raccontavano «i principali ingredienti del pasticciaccio Tortora». Tra questi c’era una parola tedesca, Schadenfreude, che indica il piacere che si prova per le disgrazie degli altri. Scriveva Vassalli: «Trattasi di sentimento pochissimo confessato e moltissimo diffuso… All’indomani del blitz contro la camorra, non erano molti in Italia a credere Tortora “cumpariello” di Cutolo: più semplicemente, la stragrande maggioranza degli italiani pensò che un uomo così celebre e così ben pagato meritava comunque tutto quello che gli stava capitando». Il collegamento con la tragedia di Antonia non va preso sottogamba: e forse quel magnifico romanzo si potrà rileggere alla luce dell’interesse di Vassalli per l’affaire Tortora. Una storia di odio, che si chiude con il paese di Zardino in estasi dopo l’esecuzione: «Esplose il giubilo della folla... “Evviva! Evviva!”».