ItaliaOggi, 12 dicembre 2023
Per la prima volta i figli crescono meno intelligenti dei genitori
Da circa 10 anni i figli stanno crescendo meno intelligenti dei genitori. Mai successo prima. Il grido d’allarme è di Christophe Clavè, laurea a Sciences-Po (Parigi), docente all’Institut des Hautes Economiques et Commerciales di Bordeaux. La sua ricerca sul linguaggio e sulla sua influenza lo ha portato a queste considerazioni: «Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo. Una delle cause è l’impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l’impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso. La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo. Meno parole e meno verbi coniugati, meno capacità di ricordare e memorizzare il passato, implicano meno capacità di esprimere poi le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Quando ti mancano le parole per spiegarti e per avere ragione può succedere di ricorrere alla violenza fisica».
La conclusione di Clavè è anche un atto d’accusa: «Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. La storia è ricca di esempi di come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c’è pensiero senza parole. Coloro che affermano la necessità di semplificare l’ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana».