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 2023  dicembre 12 Martedì calendario

Tutti pazzi per i test fai da te. Per scoprire se si ha il covid, se si è in menopausa o se i figli si drogano

La seggiola in un angolo, il farmacista che arriva con la fascia da mettere intorno al braccio e la pompetta per gonfiarla. Poi studia i numeri e dà il verdetto: pressione alta, pressione giusta. È ormai un ricordo d’antan quello del primo esame disponibile nelle farmacie. Oggi in certi shop ci sono interi settori dedicati ai test, e non solo quelli che si eseguono sul posto ma i tantissimi, sempre più numerosi, che si possono portare via per farli a casa. È stato il Covid a cambiare tutto. Ha fatto impratichire gli italiani con i tamponi, che di per sé non sono neanche tanto facili da eseguire correttamente. Tira fuori il bastoncino tipo cotton fioc, mettilo nel naso a fondo, gira tre volte malgrado le proteste del tamponato e poi immergilo nella soluzione presente nel piccolo contenitore di plastica. Azioni che col tempo sono diventate abituali, cosa che ha fatto comprendere anche all’industria come fosse arrivato il momento di spingere sui test. E così, fiutati i potenziali affari, le aziende di presidi medico-chirurgici, hanno iniziato ad invadere il mercato.
Ci sono test di tutti i tipi: per trovare il Covid ma anche per l’influenza, per lo streptococco (l’anno scorso c’è stato un boom di vendite con la diffusione delle malattie provocate dal batterio) e anche per l’helicobacter pylori. Ma in farmacia si compra anche il test antidroga, per genitoriche riescono a far accettare un esame delle urine casalingo ai figli. Ma si possono anche comprare e portare a casa kit per accertare la fertilità degli uomini, oppure per chiarire se una donna ha iniziato la menopausa. Ancora, si può misurare il livello nell’organismo di vitamina D, di ferro, degli ormoni della tiroide, del Psa. Poi ci sono gli esami per la ricerca di intolleranze alimentari al lattosio oppure sulla celiachia. Insomma, il vecchio test di gravidanza ormai è solo uno dei tantissimi a disposizione. Ma non finisce qui, perché ci sono anche esami che si fanno solo in farmacia, come, giusto per fare solo un paio di esempi, la ricerca della creatinina e l’emocromo.
«Alcuni test esistono da tempo ma fino a qualche anno fa scadevano in farmacia – dice Carla Pucciarelli, direttrice di Farmavaldera, che controlla quattro farmacie comunali in provincia di Pisa – Non c’era cultura e abitudine ad usarli. Il Covid ha cambiato il posizionamento della farmacia nell’immaginario collettivo. Una volta eravamo distributori di prodotti, ora no, si è capito che da noi si trovano tante altre cose e si ottengono vari servizi. Come i test, che sto appunto ordinando di nuovo ai produttori. Ma non dimentichiamoci che spesso ricevere una diagnosi quando si è da soli può essere pesante, la persona può non essere preparata». E infatti per MarcoCossolo, presidente di Federfarma, è necessario che il farmacista abbia comunque un ruolo attivo. «Deve spiegare come si fanno gli esami e dire al cliente che è possibile comprarli ed eseguirli in farmacia. L’assistenza di un esperto è utile perché non sempre è semplicissimo farli. Se si sbaglia, ovviamente, i risultati non sono attendibili. Un po’ come succedeva all’inizio con il coronavirus: tanti si facevano il tampone a casa e risultavano negativi, poi venivano da noi ed erano positivi. Sempre meglio quindi consultarsi». Per questo motivo viene sconsigliato l’acquisto online. L’aumento dell’offerta, in sanità, da un lato può significare miglioramento dell’assistenza ma porta sempre con sé anche dei rischi. In particolare, l’inappropriatezza. Nicola Montano è ordinario di medicina interna all’Università di Milano, dove è primario al policlinico. «L’autodiagnosi può portare a esagerazioni diagnostiche. Se si fa un test a casa c’è più rischio di trovare un falso positivo, creando l’ansia di avere una patologia». Per Montano c’è una regola fondamentale da tenere presente, che serve a scongiurare il pericoloso consumismo sanitario. «Gli esami devono sempre essere fatti quando rispondono a una domanda clinica, non per curiosità, ad esempio per sapere, stando bene, se si ha un’intolleranza o una carenza di qualche tipo. Se non si seguono le indicazioni dei medici si può finire in un tunnel di ansie e paure. Per certi versi bisogna seguire le regole imparate con il Covid. Il tampone, infatti, si fa solo se ci sono sintomi o se qualcuno in famiglia è malato e magari bisogna andare da un parente anziano. Mica per vedere, stando bene, se si è positivi».