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 2023  dicembre 11 Lunedì calendario

Intervista a Lorella Cuccarini

C’è stato un momento della carriera e dell’ego in cui si è sentita «la più amata degli italiani»?
«No, non ci ho mai creduto. E continuo a non crederci, anzi è un’espressione che mi fa venire l’orticaria. Mi sento molto amata, lo vivo tutti i giorni nel contatto con le persone, in teatro con Rapunzel o in tv ad Amici, ma la più amata era la cucina».
Lorella Cuccarini, lei è una delle co-conduttrici del prossimo Festival di Amadeus: ha detto di essere sovranista «perché amo il mio Paese», i maligni insinuano che lei sia stata scelta per compiacere il governo di destra.
«Ci faccio una risata sopra. Vivo la vita reale, non la bolla dei social, i detrattori lasciano il tempo che trovano, queste sono cattiverie che possono colpirti quando sei più giovane. Dopo quasi 40 anni di carriera faccio parlare il mio lavoro, non devo dare spiegazioni a nessuno».
Non dica anche lei che non si aspettava la chiamata di Amadeus.
«Assolutamente. Giuro. È stato un regalo inaspettato. Di solito per Sanremo vengono scelti personaggi che possano far parlare»
Lei non fa discutere?
«Ma no, non certo a livello social... Amadeus mi ha mandato un messaggio per dirmi che mi voleva parlare ma io ho risposto alle 10 di sera e lui stava già dormendo. Mi ha chiamato il giorno dopo e le sue parole mi hanno colpito, ha detto che è il suo ultimo Festival e voleva farlo con gli amici, con le persone a cui vuole bene».
Siete così legati?
«Abbiamo vissuto tante esperienze insieme, in tv a Buona Domenica, a teatro con Grease dove lui interpretava un dj: nelle pomeridiane di domenica si divertiva ad annunciare i risultati delle partite in diretta; nelle pause mangiavamo pane e nutella».
Quanto ci ha riflettuto?
«Zero. Gli ho risposto subito: guarda che sono già lì, devo solo chiedere a Maria».
E Maria De Filippi come ha reagito?
«Forse era addirittura più felice di me».
Consigli?
«Ormai sono alla soglia dei 60 anni; se non avessi ancora capito come funzionano le cose significherebbe che sono un po’ tarda».
Ansia da prestazione?
«Sanremo mette sempre un po’ paura, è una macchina gigantesca, catalizza l’attenzione nazionale, ma stare sul palco con un amico mi rende tranquilla».
Nel 1993 Pippo Baudo la chiamò per condurre insieme a lui il Festival.
«Era l’anno in cui Pippo voleva unire Rai e Mediaset, io ero a Buona Domenica con Marco Columbro, e a lui piaceva l’idea di lavorare a fianco di un personaggio che aveva lanciato e in quel momento era un volto della concorrenza. Ero giovane e fu stressante, forse fu anche un’esperienza più grande di me».
Era l’anno del dualismo con Alba Parietti...
«Dualismo creato da fuori per mettere benzina sul fuoco, ma tra di noi non c’era vera rivalità. Nella mia carriera mi sono trovata mille volte in situazioni di dualismo, ma non ho mai fomentato queste ripicche tra colleghe, ho sempre preferito la solidarietà femminile. Anzi, avrei voluto lavorare di più con le donne».
Due anni dopo andò al Festival in gara come cantante.
«Un’edizione pazzesca, un grande cast, con Fiorello, Giorgia...».
Come quest’anno...
«Decisi di partecipare per il piacere di misurarmi come cantante, non avevo nessuna aspettativa, il decimo posto fu una bella soddisfazione».
Cantò due volte nella stessa serata a causa di un blackout che colpì mezza Italia.
«Tutti dissero che ero stata fortunata, ma io l’ho considerata una sfiga. Ero già al ristorante che aspettavo un piatto di spaghetti e mi dissero che dovevo ricantare. Fui presa dal panico. Mezza Italia non aveva ricevuto il segnale, non era mai successo. E credo non sia mai più accaduto, ma è un primato di cui avrei fatto volentieri a meno».
Se Amadeus avesse invitato anche Heather Parisi a Sanremo avrebbe accettato comunque?
«Gli ho detto di sì senza chiedere chi c’era».
Il suo più grande successo è «La notte vola» (ora è uscita una versione 2.0 con una produzione curata da Itaca). Era la sigla di «Odiens», il programma di Antonio Ricci.
«Ricci lo aveva pensato come l’anti-varietà di Canale 5, la risposta a Fantastico. E mi confidò che mi aveva chiamato per mettermi alla berlina, voleva una figura “rassicurante e istituzionale” data in pasto a Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo. Ma rimase stupito perché io stavo al gioco. Fu una grandissima scuola».