la Repubblica, 11 dicembre 2023
Diaspora e scomparsa dei cattolici in politica
«Lo stiamo coltivando il nuovo Mattarella? La nuova Tina Anselmi?» si chiede da Napoli, Peppe Irace, 48 anni, ingegnere cattolico democratico. «Penso proprio di no», risponde. Irace una settimana fa era presente al convegno indetto da Pierluigi Castagnetti a Roma, dove l’ex segretario dei Popolari ha fatto notare a Elly Schlein che nessuno di loro è presente nella segreteria del Partito democratico. Forse avrà ragione, o forse non è colpa dell’attuale leader pd, semplicemente i cattolici sono scomparsi dalla scena pubblica. Non fanno più politica. Non esprimono talenti. Era la vena più grande della nostra cultura politica e si è estinta nel silenzio generale. Ricordate? I cattocomunisti. La sinistra di Dio. I ciellini. I cattolici adulti. Gli ulivisti. Spariti. Vale anche a destra, sia chiaro, dove si segnala il solo Maurizio Lupi, ma così esangue da non avere ottenuto nemmeno uno strapuntino nel governo.
Quelli che nel centrosinistra reclamano un posto in segreteria come Castagnetti hanno quasi 80 anni. È la generazione dei padri nobili, da Arturo Parisi a Rosy Bindi, da Romano Prodi ad Andrea Riccardi. Enrico Letta è uscito di scena. Dario Franceschini è un veterano (65 anni). Graziano Delrio, ancora in Parlamento, è stato già tutto. E i giovani?
Telefoniamo a Castagnetti. «Eh», sospira. «La verità è che sono sparite le forme organizzate. La Dc è morta da trent’anni. Il Pp da venti. Non ritorneranno. Anche la chiesa si è rattrappita come consenso sociale. Ma nelle strutture dello Stato, nella dirigenza, i cattolici sono ancora maggioranza. Ed è un paradosso. Ci sono, ma nascosti, meno incisivi. E non li chiamiamo più cattolici. Mario Draghi è praticante, va a messa ogni domenica, ma passa per laico. Cos’è? Entrambe le cose direi».
Poi Castagnetti fa l’elenco di quattro sindaci di centrosinistra che hanno strappato il Comune alle destre: Giacomo Possamai a Vicenza, Michele Guerra a Parma, Alberto Felice De Toni a Udine, Damiano Tommasi a Verona. «Tutti cattolici», dice. Tommasi e Possamai non hanno voluto né insegne pd né leader nazionali al loro fianco.
«Io vengo dall’Azione cattolica, è vero, ma mi sento più nativo democratico», confida però Giacomo Possamai, 33 anni. «Nella nascita del Pd i cattolici hanno svolto un ruolo, ora non più, ma questo dipende dal fatto che le associazioni che fornivano la classe dirigente, dall’Azione cattolica a Comunione e Liberazione, non incidono più come un tempo. È venuta meno anche la voglia di riflessione, e quindi di incontrarsi. Convegni come quello organizzato da Castagnetti non se ne fanno più».
Silvia Costa, «nel Pd con molti mal di pancia», ha messo insieme un panel di figure della società civile, persone specchiate che si sporcano le mani ogni giorno per gli altri. Ma hanno anche voglia di fare rete in politica? «Eh», risponde. «Il problema esiste. Tutte le diaspore degli ultimi trent’anni hanno provocato un progressivo impoverimento. Ma i ragazzi ci sono e hanno curiosità profonde, anche verso le esperienze del passato. Ho parlato alla Pastorale giovanile di Assisi, davanti a 450 ragazzi e ne sono uscita con la convinzione che è da lì che bisogna cominciare». Si dirà: anche le chiese si sono svuotate rispetto a quando c’era la Dc. Anche questo è vero solo in parte. Il volontariato è ancora una fucina. E offre uno sguardo popolare, sociale.
Beppe Irace sa di cosa si parla. Per sette anni è stato responsabile giovanile dell’Azione cattolica. Ingegnere, da venticinque anni nella pubblica amministrazione. Cattolico democratico. Uno che cita Dossetti e Lazzati. «Per le regionali in Campania di tre anni fa presentammo cinque liste, con dentro l’ex presidente di Gioventù francescana, tre ex presidenti diocesani di Azione cattolica, ex scout, ex Caritas. Ci presero per pazzi. E invece mancammo il seggio per 260 voti. Ci siamo organizzati, creando un movimento, Per le persone e la comunità, presentandoci a Napoli, Salerno, Caserta, Benevento, Battipaglia, Torre del Greco. E contiamo 15 consiglieri comunali. È un inizio. Ripartire dal territorio. Con serietà e cuore. I cattolici ci sono, non s’impongono». Ma allora perché non si fanno avanti?
Un tempo erano una grande narrazione. «De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete», recita la famosa battuta di Montanelli. «Dio si è voltato dall’altra parte» fu sentito dire a Mino Martinazzoli, mentre gli scandali falcidivano la vecchia Dc. Oggi c’è rimasto il Pd. «E ha perso la capacità di attrarci», se ne lamenta Castagnetti. «Si è rifugiato nell’identitario, ma se vuole tornare a governare deve guardare anche a noi. Avere un’agenda, un’idea di Paese, senza la quale non si va da nessuna parte. La Dc era il partito dei ceti medi. Sa quante volte il Pd ha parlato delle partite Iva quest’anno? Zero. Conta solo l’identitario. E la destra si fa largo, anche con le parole. In tanti dicono nazione, anche a sinistra. Nazione, nazionalismo. Ma non vogliamo capirlo che ci hanno già cambiati così?».
«Tutti, nel nostro mondo, elogiano Mattarella, citano Anselmi, ma nessuno li cerca più», ripete Irace. «Ecco il nostro dramma».