la Repubblica, 10 dicembre 2023
Autentica virilità
Vi è mai capitato di andare a vedere un western e scoprire che il vostro vicino di poltrona, per immedesimarsi, è venuto al cinema vestito da capo indiano, con tanto di penne in testa? O vedere Rashomon in mezzo a un pubblico in costume da samurai? O
Ratatouille in una sala piena di persone travestite da ratto?
A Spilimbergo, in Friuli, si è potuta vivere un’esperienza simile. Una specie di “realtà aumentata”, con parte del pubblico convinta di essere nel cast del film.
Proiettavano Comandante, ambientato nella Seconda guerra mondiale, e una decina di persone è entrata in sala con l’uniforme nazista. Li guidava un consigliere locale di Fratelli d’Italia, che ha poi spiegato trattarsi di una “presenza scenica con alcuni elementi delle associazioni d’arma”, tra le quali la nota sezione provinciale del Fante (motto: “I fanti sempre presenti!”). Scopo della “presenza scenica” era rendere onore, in uniforme nazi, alla “autentica virilità” della quale il film offre esemplare testimonianza.
Ovvio che si tratti di fascisti, si spera di una certa età. Meno ovvio come ci si possa esporre, oltre che alla reazione di disgusto di chi ancora crede che il nazismo sia disgustoso, a una figura così ridicola di fronte ai propri concittadini, costernati dalla mascherata. “Ma quello lì vestito da nazista, sarà mica il Bepi?”. Sì, è proprio il Bepi. Al quale, come eventuale attenuante, possiamo concedere di non avere mai visto quelle puntate diHappy Days nelle quali il capofamiglia Howard Cunningham, per andare alle riunioni del suo club, la “Loggia del Leopardo”, esce di casa con un enorme berretto maculato. E tutti ridono.
Ve lo dico spesso, ma mai abbastanza: questi qui, non bisogna mai smettere di prenderli per i fondelli.