La Stampa, 10 dicembre 2023
Il grido d’aiuto di Zeleska
«Se il mondo si stanca di noi, verremo lasciati morire». Mentre il pacchetto degli aiuti all’Ucraina rimane sospeso nello scontro al Congresso Usa tra repubblicani e democratici, Olena Zelenska lancia al mondo un messaggio sobrio quanto disperato. In una intervista alla Bbc, che verrà trasmessa integralmente oggi, la first lady ucraina descrive la prospettiva di una nazione in guerra lasciata senza aiuti internazionali con parole secche e spietate: «Si tratta di un pericolo mortale». E poi, interrogata sulle prospettive di quella “stanchezza dalla guerra” che viene menzionata da molti politici e commentatori, americani ed europei, quella stanchezza che ormai è diventata quasi un luogo comune nelle discussioni sulle prospettive del conflitto, risponde con amarezza: «Noi non possiamo permetterci di stancarci. Se ci stancheremo moriremo».
Un messaggio che cerca di ricordare all’opinione pubblica internazionale che la guerra non solo è lontana dalla conclusione, ma che la Russia rappresenta ancora un pericolo per milioni di ucraini. Proprio ieri il commentatore militare del giornale tedesco Bild riferiva di un’avanzata dei russi che avrebbe portato alla riconquista di due villaggi ucraini, Staromayorske e Urozhayne, che erano stati liberati dalle truppe ucraine nella controffensiva dell’agosto scorso. La notizia non è stata confermata per ora né dal comando ucraino, né da quello russo, ma la pressione delle truppe russe continua su diversi tratti del fronte, in particolare ad Avdiivka, dove secondo il portavoce delle forze armate ucraine Oleksandr Shtupun sarebbero stati concentrati più di 40mila soldati del Cremlino. Secondo il giornale indipendente russo Vazhnye Istorii, Vladimir Putin vorrebbe annunciare la presa della città del Donbass – già quasi interamente distrutta dall’artiglieria russa – entro Capodanno, possibilmente entro il 14 dicembre, quanto il presidente russo farà la sua tradizionale diretta televisiva con i russi, un appuntamento cancellato l’anno scorso per evitare di dover affrontare gli insuccessi nell’invasione dell’Ucraina.
Ora, Putin conta su una rimonta, militare e diplomatica, scommettendo anche sulla famosa “stanchezza dell’Occidente”. Il blocco del pacchetto di aiuti militari americani – 60 miliardi di dollari per l’anno prossimo – è stato condizionato dai repubblicani a nuove misure contro l’immigrazione. Mentre il negoziato tra l’amministrazione Biden e il gruppo repubblicano va avanti, in cerca di un compromesso, Volodymyr Zelensky ha preferito astenersi da un intervento di pressioni sui parlamentari di Washington, cancellando qualche giorno fa i suoi discorsi in videoconferenza. Il messaggio di disperazione è stato invece affidato alla first lady, che nella intervista alla Bbc ha definito «un grande dolore vedere il desiderio appassionato di aiutarci potersi estinguere». Per gli ucraini, ricorda Olena Zelenska, resistere all’invasione della Russia «è una questione di sopravvivenza». E la resistenza è impossibile senza aiuti internazionali.
Un problema che si fa sempre più pesante, alla fine del secondo anno di guerra, non soltanto per la “stanchezza” politica – il pericolo di una Russia che torna a minacciare l’Ucraina e l’Europa dell’Est è ben chiara a Washington come a Bruxelles – quanto per la fatica anche economica di continuare a fornire armi e munizioni in quantità che l’Occidente fatica a produrre. Intanto lo stallo al Congresso, e ancora di più il rischio di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, sta spaventando le cancellerie europee con la prospettiva di una rinuncia a sostenere sia l’Ucraina che «l’allontanamento dalla Nato», come scrive il New York Times. Ieri Olaf Scholz – un tempo uno dei leader europei che più esitavano ad aiutare Kyiv – ha promesso che la Germania rimarrà a fianco dell’Ucraina anche se «altri si tireranno indietro». «Putin non può contare su una nostra ritirata», ha detto il cancelliere tedesco, che pronostica una guerra che «probabilmente non finirà presto» e che quindi richiederà di «continuare a sostenere l’Ucraina per lungo tempo». —