Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  dicembre 10 Domenica calendario

FINE COVID MAI - I CASI SONO IN AUMENTO E, NONOSTANTE LA CONVIVENZA CON IL CORONAVIRUS ORMAI DA QUATTRO ANNI, LE NUOVE VARIANTI TORNANO A ROMPERE LE PALLE A NATALE - TUTTO QUELLO CHE SAPPIAMO SUL “NUOVO” VIRUS IN CIRCOLAZIONE - BASTA UNA SETTIMANA PER RICONTAGIARSI: LA PROTEZIONE DATA DALL’INFEZIONE E I VACCINI CI PROTEGGONO DALLA MALATTIA E NON DAL VIRUS - NON È CHIARO PER QUANTO SI PUÒ ESSERE CONTAGIOSI: SI PASSA DAI QUATTRO GIORNI FINO AI DIECI E... -

Sono quasi quattro anni che conviviamo con il virus Sars-CoV-2, eppure continuano a esserci domande importanti, anzi fondamentali, a cui ancora si fa fatica a rispondere con precisione. Ad esempio, non abbiamo ancora capito esattamente per quanto tempo si può essere contagiosi. O dopo quando tempo si può essere nuovamente infettati dal virus e, quindi, sviluppare una nuova infezione Covid-19. "Rispondere a queste domande è ancora oggi molto complicato, perché vanno considerate molte variabili in gioco", spiega Massimo Ciccozzi, direttore dell'Unità di statistica molecolare e di Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma.

"Nel caso delle reinfezioni possiamo dire che, in termini di contagio, il virus lo si può riprendere già dopo una settimana dalla precedente infezione. Solo che - continua - nella maggior parte dei casi, dopo solo sette giorni, il sistema immunitario dovrebbe essere in grado di contrastare il virus senza grandi difficoltà e quindi bloccare subito l'infezione. In questo caso non si manifesterebbero neanche i sintomi, perché non si dà al virus l'opportunità di infettare l'organismo in modo diffuso".

Lo scudo contro la malattia Come il vaccino, infatti, l'infezione naturale non è uno scudo contro il virus, ma contro la malattia. "Tuttavia, l'infezione naturale offre certamente una maggiore protezione in quanto con essa il sistema immunitario ha avuto l'opportunità di incontrare il virus nella sua interezza e non solo la proteina Spike (la chiave che il virus utilizza per entrare nelle cellule, ndr) come invece avviene con la vaccinazione", specifica Ciccozzi.

[...] "In generale un'infezione naturale - evidenzia Ciccozzi - può offrire protezione dalla malattia sintomatica per almeno cinque o sette mesi. Molto dipende dal numero di anticorpi prodotti dalla precedente infezione che, a loro volta, possono variare a seconda del sistema immunitario di una persona. Ad esempio, in una persona giovane e sana, con un sistema immunitario forte, ci si può aspettare una protezione più duratura. Mentre da una persona anziana e/o con comorbidità il sistema immunitario è più debole e, quindi, ci si può aspettare una protezione meno lunga dall'infezione".

“[...] le probabilità di essere reinfettati dipendono anche dal tipo di variante o sottovariante che si incontra. Attualmente sono diverse le sottovarianti diffuse: ci si può dunque anche infettare due volte, a distanza di poco tempo l'una dall'altra, semplicemente perché i virus sono parzialmente diversi fra loro e il secondo può sfuggire all'immunità acquisita con il primo".

[...] “Se dovessimo fare una stima generale possiamo dire che la contagiosità dura dai quattro ai 10 giorni circa. Ma più è forte la carica virale, cioè la quantità di virus inalato e inglobato, più a lungo - prosegue - si può essere contagiosi. [...] più i sintomi sono intensi minore è il tempo in cui si può trasmette il virus ad altre persone: a differenza di una febbre alta, ad esempio, una febbriciattola che dura più tempo può allungare il periodo di contagiosità". [...]