Estratto dell’articolo di Tommaso Rodano per “Il Fatto Quotidiano”, 10 dicembre 2023
“IO DAL LOGGIONE GRIDAI ‘VIVA IL DUCE’ E NON MI FILÒ NESSUNO” – FRANCO CARDINI LIQUIDA COME “UN FATTO SURREALE E UN PO’ CRETINO” IL COMPORTAMENTO DEGLI AGENTI DELLA DIGOS CHE HANNO IDENTIFICATO MARCO VIZZARDELLI, L’UOMO CHE HA GRIDATO “VIVA L’ITALIA ANTIFASCISTA” DAL LOGGIONE DELLA SCALA: “IO DA GIOVANE HO FREQUENTATO SPESSO I LOGGIONI DEI TEATRI E HO DETTO COSE MOLTO PIÙ PESANTI, NETTAMENTE PEGGIORI” – “NEMMENO UN GOVERNO AUTORITARIO COME QUELLO AUSTRIACO, IN EPOCA RISORGIMENTALE, SI SOGNÒ DI CENSURARE LO SLOGAN ‘VIVA VERDI’” – VIDEO -
“Un fatto surreale e un po’ cretino”. A Franco Cardini bastano due aggettivi per inquadrare il comportamento degli agenti della Digos che hanno identificato Marco Vizzardelli, l’uomo che ha gridato “viva l’Italia antifascista” dal loggione della Scala. Cardini – storico medievalista, intellettuale raffinato, a lungo militante del Movimento Sociale – sfoglia l’album dei ricordi personali, con abbondante dose di sarcasmo: “Mi sembra davvero un’esagerazione, forse un eccesso di zelo. Io da giovane ho frequentato spesso i loggioni dei teatri e ho detto cose molto più pesanti, nettamente peggiori. Ricordo di aver strillato, da ragazzo, ‘Viva il Duce’. E nessuno mi disse nulla”.
Qui però siamo al mondo al contrario, per citare (a sproposito) il generale Vannacci. Un cittadino identificato per uno slogan democratico, non per apologia di fascismo. Restando al teatro, nemmeno un governo autoritario come quello austriaco, in epoca risorgimentale, si sognò di censurare lo slogan “Viva Verdi” (era l’acronimo di “Vittorio Emanuele re d’Italia”, ndr). Il maresciallo Radetzky ne rideva, sapeva che era opera di studenti e non ha mai fermato nessuno.
L’atteggiamento della Digos spiega qualcosa del momento storico che stiamo vivendo? Credo che sia il riflesso di un sentimento di isterismo generale. Il problema è che noi siamo abituati – fatto gravissimo – alla continua riduzione della libertà d’espressione che deriva dalla cultura del politically correct. Attenzione, so bene che stavolta la logica è ribaltata e la censura del pensiero (“viva l’Italia antifascista”) è operata “da destra”. La radice però è sempre quella: il principio di perseguire chiunque si esprima in maniera diversa dal mainstream . […]
Quel grido antifascista è stato “ispirato” dalla presenza di La Russa e Salvini. Non ci trovo niente di strano: in un Paese democratico, quando è presente un personaggio delle istituzioni che è anche espressione di una linea politica, c’è da mettere in conto qualche manifestazione di dissenso. Trovo invece che il termine “fascista” ormai si sprechi: passi La Russa, che ha un busto del Duce in casa, ma Salvini è tutt’altra cosa. L’espressione di dissenso è stata un po’ grossolana: viste le politiche del governo Meloni, avrebbe potuto gridare “abbasso la Nato” (ride). A quel punto lo zelo della Digos sarebbe stato più comprensibile.
È difficile non coltivare il retropensiero che gli agenti siano stati “più realisti del re” (o più “neri” della regina). Che ci siano poliziotti più realisti del re lo sappiamo. Che ci siano funzionari con mentalità (consciamente o inconsciamente) fascista è più che probabile. Siamo in un Paese con una Costituzione antifascista (anche se il principio è contenuto in una disposizione transitoria, riferita alla ricostituzione di uno specifico partito, il Pnf): il comportamento della Digos è stato surreale e allo stesso tempo cretino, come spesso accade in Italia. Ma succedono cose più gravi, di cui nessuno sembra rendersi conto: non bisognerebbe correre dietro a queste fesserie.