La Stampa, 9 dicembre 2023
Canzoni proibite
Credo di avere già confessato qui la mia passionaccia per le grandi battaglie del Codacons e – quando ne ho letto l’appello per la messa fuori commercio delle canzoni di rapper e trapper con testi violenti, incitanti al femminicidio, all’uso di armi, al consumo di droga – mi ero ripromesso di scandagliare la memoria alla ricerca di poco raccomandabili hit dei tempi miei. Per fortuna ho perso tempo e mi ha preceduto Michele Bovi, impareggiabile enciclopedia umana della musica leggera. Per fortuna perché, a differenza sua, non avrei saputo citare un Elvis Presley del 1955: «Ragazzina, preferirei vederti morta piuttosto che con un altro uomo», verso poi ripreso né più né meno dai Beatles in Run For Your Life. E neppure conoscevo il Piero Ciampi sinceramente pentito d’aver sferrato un pugno sul naso della fidanzata, ma in fondo ebbro nel guardarglielo e riguardarglielo perché «l’ho fatto io e non Dio». Tuttavia gorgoglio di autocompiacimento nel rifilare una chicca trascurata da Bovi, dal repertorio di Edoardo Bennato: «Conterò fino a venti / e se tu non ti arrendi / dopo io ti sparerò / però però / dopo anch’io mi sparerò». Spero così si sia data una mano al Codacons, sebbene l’impresa si prometta mastodontica: credo in tre quarti della produzione italiana sia rintracciabile qualcosa che non va (c’è chi trova maschilista pure Bocca di Rosa di Fabrizio De André). Forse si farebbe prima a mettere fuorilegge le radio, i dischi, lo streaming e persino le schitarrate in spiaggia per dare finalmente ragione a Massimo Troisi: la rovina dei giovani è cominciata coi capelloni, la minigonna e pure un po’ col grammofono.