La Stampa, 8 dicembre 2023
La Castro che sfidò Fidel
Durante i suoi anni di gioventù Juanita Castro non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata una delle più strenue oppositrici al regime dei suoi fratelli Fidel e Raul, arrivando a lavorare persino per la Cia pur di rovesciare il regime di Cuba. Con la sua morte, avvenuta a novant’anni in un ospedale di Miami, se ne va un pezzo di quell’altra storia della rivoluzione che a Cuba non hanno mai amato. L’hanno chiamata da sempre la “desertora”, colpevole di un doppio tradimento, della Patria e dalla famiglia. Quinta dei sette figli di Angel Castro e Lina Ruiz, Juanita ha studiato nei migliori collegi e una volta diplomata al collegio delle ursuline dell’Avana aveva deciso di tornare al pueblo natale, Biran, nella provincia di Holguin, dove apre una sala cinematografica con il suo nome, il Cine Juanita. Fervente cattolica, appoggiò i primi passi in politica dei due fratelli maggiori, dall’assalto alla Moncada alla lunga guerriglia fino alla caduta di Batista e alla presa della capitale, il primo gennaio del 1959.
La revolución dei barbudos iniziava nel segno della lotta ai privilegi e con il principio dell’uguaglianza tra tutti i cubani. A Juanita la causa sembrava giusta, ma col tempo iniziò a vedere cose con non le piacevano affatto. La sua vicinanza con il potere era un’arma a doppio taglio, perché capì fin da subito che per mantenere la rivoluzione in vita era necessario reprimere qualsiasi forma di dissidenza. Iniziò ad aiutare gli oppositori, arrivò persino a nascondere qualcuno di loro a casa sua. I fratelli la lasciarono fare ma osservavano i suoi passi costantemente. La rottura definitiva arriva nel 1963, quando Fidel e Raul decidono di sottomettere anche le terre di famiglia al principio inamovibile dell’abolizione della proprietà privata. Il Comandante non poteva non dare il buon esempio, ma agli altri fratelli questa decisione non piacque affatto. Ramon, due anni più vecchio di Fidel e il solo rimasto a curare la tenuta di famiglia e Juanita fecero sapere al lider maximo la loro contrarietà. Volarono parole pesanti, Fidel arrivò ad accusare la sorella di essere una controrivoluzionaria, l’offesa più grande per l’epoca. La leggenda narra che Raul mostrò un dossier della polizia segreta dove venivano elencate le attività sospette della sorella. Il clima era compromesso, difficile ricucire un rapporto dove era ormai venuta a mancare la fiducia reciproca. L’anno dopo Juanita decise di andarsene. Spiegò a tutti che sarebbe andata per un periodo a visitare la sorella Emma, che si era trasferita in Messico. Appena arrivata a Città del Messico annuncia al mondo la sua rottura con Cuba. Lo fa con una conferenza stampa, diventando così una figura pubblica dell’opposizione al regime.
«Non posso rimanere indifferente a quello che sta succedendo nel mio Paese. I miei fratelli Fidel e Raul hanno trasformato Cuba in un’enorme prigione circondata dal mare. La gente è condannata a vivere un tormento imposto dal comunismo internazionale». In Messico rimane pochissimo, l’anno dopo si sposta in Florida, dove c’era già un discreto gruppo di cubani esiliati. All’inizio non viene accettata, il suo cognome è troppo pesante, ma lei non demorde e continua a collaborare con la Cia, nome in codice “Donna”, che l’aveva contattata quando stava ancora all’Avana. Juanita non rimane in silenzio, partecipa a programmi di radio e a manifestazioni anticastriste, ribadisce in tutti i modi la sua opposizione al regime costruito dai suoi due fratelli. Definisce Fidel Castro un mostro e il governo cubano una dittatura.
La sua collaborazione con i servizi segreti americani si interrompe sotto l’amministrazione Nixon. Nel 1973 apre una farmacia a Miami e nel 1984 ottiene la cittadinanza americana. Nel 2009, già pensionata, decide di raccontare la sua vita alla biografa Maria Antonietta Collins. Esce il libro “Fidel e Raul, i miei fratelli; la storia segreta” dove ripercorre la sua vita e spiega con dovizia di particolari la sua scelta di diventare, di fatto, la pecora nera della famiglia più potente di Cuba. Quando Fidel muore, nel 2016, preferisce non andare al funerale. Sapeva di non essere persona gradita sull’isola, ma si dice comunque dispiaciuta e triste per la morte del fratello che non vedeva da 40 anni. Annunciando la sua scomparsa, la sua biografa ha definito Juanita «una donna eccezionale, che ha lottato senza tregua per la causa di Cuba, la patria che amava alla follia». Una Patria in cui non ha mai più messo piede.