La Stampa, 8 dicembre 2023
Un alloggio per un parcheggio
Quattrocento alloggi per studenti che verranno dismessi per far posto a parcheggi per auto blu e uffici per la cooperazione internazionale. Tutto questo nel pieno di una crisi economica e abitativa senza precedenti. Uno scherzo? Per niente. Succederà a Roma, quartiere Ponte Milvio. La Casa dello Studente Civis, questo il suo nome, sorge davanti al ministero degli Affari Esteri. Due palazzine, A e B, che erano occupate solo da studenti, di tutte le facoltà, vincitori di borsa di studio. C’è persino un gruppo su Facebook che conta più di cinquecento iscritti, donne e uomini che sin dagli anni Settanta raccontano la loro esperienza universitaria in questo posto.
Prima era stata dismessa la Palazzina B, assegnata a Sport e Salute Spa, azienda pubblica italiana che si occupa dello sviluppo dello sport, azionista unico è il ministero dell’Economia e delle finanze. Poi, nel 2016, nel complesso edilizio Palazzina A, che ha ospitato studenti fino al 2019, arriva Officina Pasolini, laboratorio gratuito di Alta Formazione artistica della Regione Lazio. Un percorso di studio per cantautori, interpreti, autori e produttori, diretto da Tiziana Tosca Donati. «Il sogno era trasformare questa struttura – racconta la cantante – in un polo universitario di rango europeo, aperto a tutti, anche al territorio, offrendo spettacoli di musica e teatro totalmente gratuiti. Perché la cultura non può essere appannaggio solo dei più ricchi». «Noi nasciamo per un caso di buona politica – prosegue Tosca -: l’allora assessore alla Formazione della giunta Zingaretti e il vicepresidente Massimiliano Smeriglio hanno con noi creato questo progetto destinando parte del Civis a Officina Pasolini. Sono stati spesi soldi pubblici per riqualificare l’area. Non solo. Abbiamo restituito alla cittadinanza il Teatro Eduardo De Filippo, dove ogni anno organizziamo concerti e spettacoli gratuiti». Poi il rimpasto, Smeriglio finisce in Europa e il progetto per studenti meno abbienti perde i suoi sponsor politici. Finché nel 2022 viene emanata la direttiva regionale che spezza ogni sogno e sancisce ufficialmente lo scippo di questo presidio democratico al diritto allo studio per consegnare l’area ai burocrati della Farnesina. Il testo resta nascosto tra le mille pagine web del sito della Regione. Bollettino n. 27 del 29 marzo 2022. L’accordo tra Regione Lazio a guida centrosinistra, cioè Nicola Zingaretti, e la Farnesina, ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è a pagina 195.
Una settimana fa se ne sono accorti gli studenti dell’Udu (Unione degli Universitari), sono entrati nella casa dello studente, l’hanno occupata per alcune ore, srotolato striscioni e montato le tende, simbolo da mesi della protesta giovanile contro il caro affitti. Ma se lo scempio è colpa del centrosinistra cosa c’entra allora la destra e quindi il governo Meloni? Perché gli studenti chiamano in causa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani? «Noi sappiamo questo – risponde sempre Tosca -. Il neo presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, è venuto nella struttura dieci giorni dopo essere stato eletto. Ha detto, io c’ero: sono con voi, farò di tutto per far sì che questa struttura non venga tolta agli studenti bisognosi e che Officina Pasolini non sia trasferita. A luglio Rocca ha anche convocato gli altri attori protagonisti, cioè Farnesina e Sport e Salute. Purtroppo, però, il delegato del ministero degli Esteri non ne ha voluto sapere: le decisioni sono già state prese, non si torna indietro», ha detto spegnendo ogni entusiasmo. Dunque oggi solo Tajani e la premier Giorgia Meloni possono fermare questo oltraggio. Ma dalle ultime loro mosse non sembra ne abbiano voglia: «Da quel che sappiamo a settembre scorso hanno messo a bando i lavori di progettazione dei parcheggi e degli uffici», chiosa Tosca.
Camilla Piredda è coordinatrice nazionale dell’Udu, il 24 ottobre scorso, con l’organizzazione studentesca che guida, ha presentato un report sull’emergenza casa: «Dalle 20 mila risposte raccolte è emerso che servono in media 430 euro al mese per una camera singola. I record negativi spettano a Milano, dove si pagano 650 euro in media, seguita da Bologna e Roma, intorno ai 500 euro». Per questo, appena appresa la notizia della dismissione della casa dello studente Civis, gli universitari si sono mobilitati. Le loro richieste al governo: stanziamento immediato di 100 milioni per un fondo a sostegno degli studenti fuorisede, 300 milioni per le borse di studio da garantire anche agli idonei non vincitori. «Io sono un idoneo non vincitore – racconta Michelangelo De Nardis, studente di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma -. Cioè ho reddito e merito per avere diritto al contributo pubblico ma sono finiti i fondi nel Lazio quindi al momento non ho percepito nulla e sono costretto a vivere in affitto, pago 400 euro al mese più le spese e se non verranno stanziati contributi ulteriori sono letteralmente disperato». Michelangelo è già uno studente lavoratore a chiamata, fa le colazioni e le pulizie negli hotel di lusso. Di più non può. Magda El Assri studia Progettazione sociale per l’innovazione, la sostenibilità e l’inclusione di genere alla Sapienza, è di Verona. «Sono arrivata a settembre, non ho potuto presentare domanda per la borsa di studio perché i termini erano scaduti. Da tre mesi cerco casa ma una stanza a 500 euro non me la posso permettere. Dormo sul divano di amici».
La notizia della dismissione della casa dello studente Civis è giunta anche a cantanti e attori. Daniele Silvestri, Rocco Papaleo, Raitz, Paolo Fresu, Paola Minaccioni, Peppe Servillo, sono solo i primi artisti che si stanno unendo alla mobilitazione permanente affinché il progetto di cancellazione dello studentato, del Teatro Eduardo De Filippo e del trasloco di Officina Pasolini venga ritirato. Tutti, così come gli studenti, sfidano il ministro Tajani. Silvestri: «Tajani, forse non sai che state per fare una cosa grave e incomprensibile». Fresu: «Giù le mani da un teatro storico e dai 400 alloggi per studentesse e studenti». Papaleo: «Officina Pasolini, da otto anni un presidio democratico, non si tocca». Vediamo cosa risponderà Tajani. Anzi, se risponderà. —