Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  dicembre 08 Venerdì calendario

Keats, poeta sotto indagine vaticana

rrivati in Piazza di Spagna, i turisti e i romani che in questi giorni di ressa prenatalizia scendono i gradini di Trinità dei Monti si ritrovano a passare, subito a sinistra della scalinata, davanti a un edificio di quattro piani color pesca: il Keats-Shelley Memorial House, museo aperto nel 1906 per commemorare i due grandi poeti romantici inglesi. In quella casa John Keats visse gli ultimi mesi e morì di tubercolosi, ad appena 25 anni, il 23 febbraio1821. Una breve esistenza, di cui si credeva di sapere tutto, ma adesso uno studioso e traduttore italiano di Keats che vive a Londra, Alessandro Gallenzi, ha scoperto un particolare inedito: il rapporto della polizia dello Stato del Vaticano sulle indagini aperte nei confronti del poeta, poco prima della sua precoce scomparsa, più di duecento anni or sono. Nel dicembre 1820 i segni della malattia che aveva spinto Keats a trasferirsi da Londra in Italia diventavano sempre più evidenti: un giorno sputò sangue in tale quantità da ritenerla “una condanna a morte”, come confidò a Joseph Severn, l’amico pittore con cui abitava. Anna Angeletti, padrona dello stabile di Piazza di Spagna, che affittava loro l’appartamento al secondo piano, se ne accorse e corse a sporgere denuncia presso un magistrato locale, Stanislao Del Drago, accusando Keats di non averle rivelato di soffrire di tubercolosi: male all’epoca considerato contagioso a Roma. Se avesse reso note le proprie condizioni di salute, per il poeta sarebbe stato difficile e costoso trovare una sistemazione in città. Nell’Archivio di Stato di Roma, Gallenzi ha scoperto che il magistrato incaricato fece rapporto il 18 dicembre. Lo stesso giorno la polizia aprì un caso nel registro delle investigazioni. Il 19 il governatore di Roma, Tommaso Bernetti, trasmise la denuncia della signora Angeletti al segretario della Sacra Consulta, responsabile di tutte le questioni di salute pubblica. Il 24 dicembre Severn apprese delle indagini e presumibilmente avvisò Keats. Il 27 dicembre il segretario della Sacra Consulta scrisse a un consulente sanitario, Domenico Morichini, un medico di fama al quale l’anno prima era stato richiesto un parere sulla salute di Napoleone Bonaparte, chiedendogli di indagare. Nei giorni seguenti Morichini si incontrò con James Clark, medico curante di Keats, un inglese che abitava nella casa di fronte a quella di Anna Angeletti e aveva aiutato il poeta a trovare alloggio presso di lei. Verificato che Keats era malato di tubercolosi, il dottor Morichini rispose per iscritto alla Sacra Consulta, assicurando che, a decesso dell’inquilino avvenuto, sarebbero state prese tutte le appropriate misure di igiene, inclusa la distruzione dell’arredamento, l’eliminazione di lenzuola, asciugamani e materiali di lana o cotone utilizzati da Keats, la raschiatura dei pavimenti e la riverniciatura delle pareti. Ciò che avvenne puntualmente, meno di due mesi dopo, quando il poetamorì. La lettera di Morichini alla Consulta vaticana afferma inoltre che il dottor Clark avrebbe personalmente rimborsato alla padrona di casa i costi dei lavori per disinfettare l’appartamento: «A dimostrazione della generosità del medico verso Keats, che non aveva un soldo», spiega Gallenzi. Che Anna Angeletti avesse denunciato Keats era finora noto attraverso un accenno in una successiva lettera di Severn, ma soltanto ora, grazie alla scoperta del curatore e traduttore italiano del poeta, sono state rinvenute la lettera di denuncia e le misure adottate, confermando per la prima volta che Keats fu messo sotto inchiesta dalla polizia dello stato pontificio. Fondatore a Londra insieme alla moglie Elisabetta Minervini di Alma Books, raffinata casa editrice indipendente che nel 2013 ha vinto il premio per l’editore dell’anno in Inghilterra (pubblica autori classici e contemporanei, incluso Verso l’infinito di Jane Hawking, l’autobiografia della moglie dell’astrofisico Stephen Hawking, da cui è stato tratto il film premio Oscar La teoria del tutto ),nel 2021 Gallenzi ha curato e tradotto per Adelphi La valle dell’anima, la raccolta delle lettere di Keats, giudicate da T.S. Eliot «il più straordinario e più importante epistolario mai scritto da un poeta inglese». L’anno scorso Gallenzi ha pubblicato in Inghilterra con l’editore Bloomsbury Written in water: Keats’s final journey (il titolo allude all’epitaffio sulla tomba del poeta nel cimitero acattolico di Roma: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua”), un saggio sul soggiorno romano di Keats. Stava facendo ricerche negli archivi di Roma per una seconda edizione di questo libro, quando ha trovato i documenti, vecchi di due secoli, sull’inutile indagine poliziesca a cui Keats fu sottoposto nelle ultime settimane di vita. «Nessuno sospettava che esistessero e fossero così ben conservati», racconta aRepubblica Gallenzi, che è uno specialista delle ricerche d’archivio: ne ha fatto buon uso anche per Il figlio perduto, un suo romanzo pubblicato nel 2018 in Italia da Rizzoli sulla tragica e misteriosa figura del figlio illegittimo di Benito Mussolini, rinchiuso in manicomio per volere del Duce. Ora spera di trovare a Roma pure il referto dell’autopsia di John Keats, che sarebbe «oltremodo interessante». Della sua scoperta da detective letterario dicemodestamente: «Ci vuole anche molta fortuna». Insieme all’audacia, come insegna il proverbio.