La Stampa, 7 dicembre 2023
Angelina Jolie, tolti figli e rifugiati, non ha amici
Angelina Jolie ha trovato la sua voce. Prima, invece, l’aveva persa, dice. È accaduto durante le ore di preparazione necessarie a interpretare la cantante lirica Maria Callas negli ultimi turbolenti giorni della sua vita in un film di prossima uscita in cui la voce di Jolie si fonderà con le arie d’opera cantate dalla diva. «Sono terrorizzata – dice Jolie, 48 anni – sono una che alle feste canta sottovoce ‘Tanti auguri’». Nel 2018, quando ha girato Maleficent 2, si è accorta che la sua voce aveva cambiato registro rispetto alla prima volta. «Il mio corpo reagisce intensamente allo stress. La mia glicemia va su e giù. All’improvviso, sei mesi prima del divorzio, ho avuto la paralisi di Bell».
Sono trascorsi sette anni dal divorzio da Brad Pitt, padre dei suoi sei figli. Sette anni di liti per i motivi più disparati, dalla custodia dei figli alla vendita della tenuta vitivinicola di Château Miraval in Provenza. Sette anni, dice ancora, in cui è rimasta perlopiù a casa, a riflettere, a evitare di lavorare per non doversi allontanare dalla famiglia. D’altronde «sono cresciuta a Hollywood, e di conseguenza lavorare nel cinema non mi ha mai colpito in modo particolare. Non ho mai creduto che fosse importante o apprezzabile».
Nei primi tempi si è sentita oppressa dalla celebrità. Ha sofferto di depressione e dice di aver avuto pensieri suicidi. Ha poi raggiunto l’apice della carriera nel periodo in cui sua madre stava morendo di cancro. «Avevo voglia di fuggire». Ha iniziato a lavorare ufficialmente con le Nazioni Unite l’anno dopo aver vinto l’Oscar. Ha fatto visita ai campi profughi di Cambogia, Tanzania, Sierra Leone e Pakistan. Nel 2002 ha adottato Maddox in Cambogia, Paese che aveva visitato la prima volta per girare Lara Croft: Tomb Raider. «Perché mi piace trascorrere del tempo con le persone sopravvissute a una tragedia? Perché hanno dovuto affrontare così tanto nella loro vita da aver tirato fuori non soltanto tutta la loro forza, ma anche tutta la loro umanità». A Los Angeles non ha una vita sociale. «Mi sono resa conto che i miei amici più cari sono rifugiati. Probabilmente, quattro donne su sei di quelle a cui sono più vicina hanno vissuto la guerra».
I suoi figli sono cresciuti. Il più grande ha terminato il college, il più giovane frequenta le superiori. «I miei figli sono le persone a me più vicine, i miei amici più cari. Siamo sette individui molto diversi, e questa è la nostra forza». Dopo così tanti anni di fama, si è rassegnata al fatto che non le è possibile accompagnarli in uscite o attività varie. «Devi farti da parte, in un certo senso, mentre ti sarebbe piaciuto esserci». Il pubblico le ha assicurato una carriera. «Hanno anche scelto come vogliono che io sia. Penso che alla gente piaccia, fin da quando ero giovane, il mio lato duro, un po’ selvaggio. Non sono una di cui piace sentirsi raccontare le sofferenze e la tristezza. Non sono interessanti».
Angelina Jolie già adesso vive spesso nella sua casa in Cambogia e pensa di andarsene da Los Angeles: «Dopo il divorzio ho perso la capacità di vivere e viaggiare liberamente. Mi trasferirò, quando potrò. Sono cresciuta in un posto connotato dalla superficialità. Hollywood non è certo una località sana. Di conseguenza, sono andata alla ricerca dell’autenticità». Jolie è meno interessata a Hollywood, ma anche il mondo si interessa meno a Hollywood. Le stelle del cinema stanno diventando una specie in via di estinzione e lasciano un vero e proprio vuoto nel settore. Lei è stata capace di intraprendere e portare avanti progetti diversi. Come Maria Callas, o come il suo quinto film da regista, Without Blood, con Salma Hayek Pinault basato sul libro Senza sangue di Alessandro Baricco. Sta producendo uno show a Broadway, The Outsiders, che andrà in scena nell’aprile prossimo: ha scoperto questa versione musical basata sul libro di S.E. Hinton grazie alla figlia minore Vivienne, che adesso lavora come assistente dello show. «Sono attiva su più piani» dice. Sta anche per inaugurare infatti la sua prima casa di moda indipendente, Atelier Jolie, che intende affrontare le questioni della sostenibilità, nel campo della moda in maniera sperimentale. «In vita mia non sono mai stata a una sfilata o al Met Gala – dice Jolie – invece di seguire da vicino la moda, amo le personalizzazioni e la libertà». Il suo primo atelier sarà nel cuore di NoHo a New York, nell’ex studio e casa di Jean-Michel Basquiat. La facciata cambia di continuo per l’avvicendarsi di graffiti eseguiti da artisti di strada che lasciano così il loro omaggio a Basquiat. All’interno, i clienti potranno trovare abiti disegnati da Jolie e altri marchi orientati alla sostenibilità. Saranno disponibili modelli da cucire in proprio, ci saranno sarti e stilisti da consultare su appuntamento per personalizzare i capi. I clienti potranno anche portare i loro abiti da sistemare o crearne di nuovi da zero a partire da scampoli di tessuto.
Presso Atelier Jolie sarà creata anche una caffetteria, Eat Offbeat, gestita da chef rifugiati e immigrati, e lì la clientela potrà realizzare o acquistare toppe (a partire da 15 dollari) da cucire ai propri vestiti. Angelina Jolie sta pensando anche di organizzare eventi formativi incentrati, per esempio, su tecniche particolari come la serigrafia, la borchiatura e il ricamo. Una galleria esporrà a rotazione alcune opere d’arte. «Probabilmente ci rimetterò, sul piano economico, e anche per un bel po’» dice Jolie. Prima di affrontare questioni come la sostenibilità e il design circolare, ha consultato avvocati specializzati nei diritti umani. Insieme al suo team ha dato vita a un comitato incaricato di guidare l’approccio del brand alle forniture e alla produzione. «Non conosco le risposte. Possiamo evitare di arrecare danni, non soltanto alla Terra, ma anche a chi lavora nel settore dell’abbigliamento? È possibile andare da qualche parte e divertirsi a produrre e indossare abiti senza far male a nessuno, magari cercando al contempo di trattare bene la gente?»
Giorno dopo giorno, Jolie ammette di usare l’uniforme delle mamme indaffarate, più pratica che divertente: indossa un cappotto direttamente su morbide tute da casa per apparire elegante mentre fa le commissioni. «Mia figlia mi prende in giro perché indosso troppi cappotti – dice ridendo -. In pratica, nascondo quello che indosso sotto». Da quasi 22 anni, dice, «sono una mamma, ed esserlo ormai è tutt’uno con quella che sono». Angelina Jolie dice di sentirsi a suo agio nel suo corpo, oggi più che mai. «Guardo le mie cicatrici e il mio corpo e sento di aver vissuto. Ho vissuto alcune esperienze forti e porto impressa sulla pelle la mappa del mio corpo complesso, cambiato nel tempo. Sappiamo entrambi che una donna dalla vita piena è molto sexy». —