il Fatto Quotidiano, 7 dicembre 2023
Intervista a Claudio Sabeli fioretti
«Devo essere onesto: so cosa sia una querela, ma ignoro la diffida”. Claudio Sabelli Fioretti è un decano del giornalismo, voce storica di Un Giorno da Pecora (oggi condotto da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari). Quando commenta l’affaire Sangiuliano non trattiene le risate. Il ministro della Cultura vuole diffidare – appunto – la trasmissione di Radio Uno: viene preso in giro troppo spesso. Per Sabelli Fioretti il tema è irresistibile: “Davvero, come funziona la diffida? Vado da uno e gli dico: basta, eh! La smetti? E quello mi risponde: no».
Sangiuliano è offeso.
«È un peccato. Ma un altro fatto mi lascia perplesso: diffida la Rai? Il suo datore di lavoro? (Il ministro, ex direttore del Tg2, è in aspettativa, ndr)».
Cosa sarà che l’ha fatto arrabbiare tanto?
«Lei lo sa? Io no. Forse l’episodio dello Strega?»
Ricordiamolo: il ministro era nella giuria del premio e ammise candidamente di non aver letto i libri che doveva votare. A presentare la cerimonia c’era Geppi Cucciari, che sottolineò la gaffe con una battuta.
«Gli disse, tra le righe, che dei libri legge solo la copertina. L’avvocato Sica, che rappresenta il ministro, ci ricorda che bisogna essere orgogliosi di Sangiuliano perché ha scritto molti libri. Il dubbio è che siano più di quelli che ha letto».
Per sua stessa, involontaria, ammissione.
«Ho un consiglio per Sangiuliano: l’episodio dello Strega sarebbe meglio farlo dimenticare».
Un Giorno da Pecora i politici li prende in giro tutti.
«Non trovo che sia una trasmissione che faccia satira violenta. E comunque Sangiuliano non ha l’esclusiva. Per anni la trasmissione è iniziata prendendo in giro Matteo Renzi».
Come la prendeva?
«Non gliene fregava niente. Sapeva bene che l’importante è che se ne parli. Cito ancora l’avvocato di Sangiuliano, l’esimio Sica: dice che Un Giorno da Pecora non fa una satira come quella di Crozza. Ma quella di Crozza è molto più dura! Viene il dubbio che di satira non capiscano un cazzo. In Italia se ne fa pochissima. Radio Uno, poi, è diretta da Francesco Pionati: un democristiano di prima categoria, uno che sta attento a non disturbare nessuno».
Le sono capitati episodi simili quando lavorava a Un Giorno da Pecora?
«Mai diffide o querele. Ricordo che Renato Soru si lamentò molto alla fine di una puntata in cui era ospite. Disse: “È stata la scelta peggiore della mia carriera”. Aveva ragione: fossi stato in Soru, non ci sarei mai venuto. L’unica difficoltà di Un Giorno da Pecora è che il politico non può venire “spaparanzato”, non può dire quello che gli pare senza interlocuzioni. Ma questo dovrebbe succedere con tutti i giornalisti».
Forse sono abituati al “panino” dei telegiornali Rai: microfoni appoggiati, zero domande.
«Esatto. Sono talmente abituati ai lecca lecca, che qualsiasi altra cosa gli pare un’aggressione».
Lei ha intervistato quasi tutti i potenti d’Italia. Chi sono i più permalosi?
«In termini generali, le donne sanno stare al gioco. Gli uomini no, hanno un’idea di sé che non corrisponde alla realtà».
Per esempio?
«Alain Elkann abbandonò l’intervista a metà».
Forse lei era stato un po’ lanzichenecco o cafone.
(Ride) «Mi sa di sì. Un altro fu lo scrittore Ruggero Guarini: mandò il testo indietro, non si riconosceva nell’intervista. Io gli dissi: ma guarda che è un problema tuo, credimi, sei così! Me la dicevano in molti questa cosa: non mi riconosco».
Problema psicoanalitico.
«Gli dicevo: è normale, non avete idea di chi siete! Ve lo spiego io. Dovreste pagarmi».
Tornando a Un Giorno da Pecora, a me pare che la cifra della trasmissione non sia attaccare i politici, ma lasciarli sbizzarrire.
«Infatti. Il problema è che sono incapaci. Il peggiore (ride ancora) è Gasparri. Vorrebbe fare lo spiritoso, ma tutte le volte pesta una merda. A me sta pure simpatico, ma gli do un consiglio: non fare il simpatico, non è il mestiere tuo».
Meglio quelli di sinistra o di destra?
«Quelli di destra, nettamente. Ricordo per esempio Teodoro Buontempo…».
Er Pecora (a proposito). Un pezzo di storia del Movimento sociale.
«Gli avevo offerto di rileggere l’intervista, mi rispose così: “Lo faccio solo in edicola”. Gli dissi che a rileggerla mi faceva un piacere. “Mi dispiace, è un piacere che non le posso fare”».
Sangiuliano è un unicum.
«Sì. Sarebbe interessante se ci dicesse cosa l’ha turbato».
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