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 2023  dicembre 05 Martedì calendario

La nuova avventura di Augias

Corrado Augias ha iniziato la sua nuova avventura su La7 facendo sentire il finale del «Guglielmo Tell» di Rossini. Ritmando anche la musica, dum dum dum, ha parlato di segnale di rientro delle vacche dal pascolo, del coro che canta «Tutto cangia, il ciel s’abbella/ L’aria è pura, il dì raggiante /La natura è lieta anch’ella», ha assunto il cambiamento come segno distintivo del suo nuovo programma, ma ha maliziosamente omesso che questa, dal 1954 al 1986, è stata la sigla d’apertura dei programmi Rai.
Anche il titolo del programma non è del tutto nuovo. «Babele» era il nome di un appuntamento culturale condotto da Augias su Rai3 nel 1990-93, a cura di Simona Gusberti: si parlava di libri, si omaggiava il celebre programma francese «Apostrophes» di Bernard Pivot (poi «Bouillon de culture») in onda su Antenne 2. La vita di quella trasmissione è sempre stata accompagnata dalle perplessità di Angelo Guglielmi, allora direttore di Rai3, poco convinto della possibilità di coniugare linguaggio televisivo e discorso culturale.
Andrea Salerno, il direttore di La7, sta tentando un’operazione molto interessante: prendere il meglio dalla dissoluzione di Rai3 e cercare di ricostruire quel clima di curiosità, di stimolo intellettuale, di cadute di torri d’avorio che caratterizzava quella rete.
L’ospite principale della prima puntata è stato lo storico Alessandro Barbero: con lui si va sul sicuro, spazia su tutti i territori dello scibile umano (una mia perfida amica lo ha ribattezzato «Usurato sicuro», per via della sua eccessiva esposizione mediale). Hanno parlato a lungo dei conflitti Russia-Ucraina e Israele-Palestina, con l’avvertenza che «bisogna stare attenti perché questi conflitti hanno radici diverse. Perché sono talmente diverse le loro radici che secondo me le capiamo meglio separandole che non pensandole insieme come invece ci viene naturale fare». Sono intervenuti anche Luciano Canfora, Marco Mondini, Lucrezia Reichlin e Maurizio Molinari. Se mi fosse concesso un consiglio, inviterei Augias a non intrattenersi con un solo interlocutore principale e fare domande più brevi: non deve dimostrarci ogni volta che lui è uomo di libri, e molto coltivato.