Corriere della Sera, 5 dicembre 2023
Così Salvini vuole cambiare l’Ue
Caro direttore, a Firenze si sono ritrovate forze che propongono un’Europa diversa da quella plasmata (male) dai socialisti. Desideriamo proporre un modello diverso, promuovendo una cooperazione tra Stati con pari dignità capaci di accordarsi su alcuni temi fondamentali senza complicare la vita ai singoli governi nazionali, soprattutto se sgraditi all’orientamento della Commissione come troppe volte accaduto in passato.
È un insegnamento di Silvio Berlusconi, che sdoganò il Movimento sociale italiano per bloccare il Pci-Pds, ora Pd. Includere. Non porre veti.
Sono convinto che l’integrazione europea non sia stata immaginata per moltiplicare la burocrazia e aprire alla carne sintetica, per cancellare frettolosamente i motori tradizionali e con essi milioni di aziende e posti di lavoro come sta sperimentando Volkswagen, per ideare nuove tasse sulle case, per rassegnarci a una immigrazione senza controllo.
«Non è più tempo di accettare qualsiasi diktat arrivi da Bruxelles». Lo ha detto il presidente di Confimi Industria Paolo Agnelli, ieri, davanti al vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini aggiungendo: «L’Italia si trova di fronte a un bivio: salvare l’industria e le famiglie italiane o accontentare l’Europa che c’è a fasi alterne e che predilige gli interessi di qualche singolo Paese o di qualche singolo potentato magari finanziario?».
Parole coraggiose, dettate da chi conosce bene il mondo del lavoro e dell’impresa e non ama avventurarsi in rischiose partite a poker, come ho letto sul suo giornale a proposito della Lega.
L’Europa è un continente che affronta molti problemi oggi, sia interni che esterni, che vanno affrontati con concretezza e senza ideologia. Il centrodestra unito ha già consentito di smontare alcuni provvedimenti sbagliati come quelli sugli imballaggi.
Aggiungo.
La crisi climatica richiede una transizione progressiva verso un modello di sviluppo sostenibile e a basse emissioni di carbonio, ma senza penalizzare l’economia continentale nella competizione mondiale.
Secondo i dati della Commissione europea, la Cina contribuisce al 29% delle emissioni inquinanti mondiali di gas serra, l’Europa al 6,7%, l’Italia allo 0,63%. Davvero è ragionevole cancellare i motori tradizionali dal 2035 – come voluto dal Commissario di sinistra Timmermans – per aprire agli elettrici (molto costosi) prodotti soprattutto da Pechino?
Mi crucciano le disuguaglianze sociali ed economiche. L’Europa deve promuovere con più vigore la giustizia sociale, la partecipazione e la tutela della propria identità. La delusione delle nuove generazioni, che si sentono escluse dalle opportunità e dal futuro, è una delle principali sfide dei prossimi anni.
Il tutto senza dimenticare l’immigrazione e l’estremismo islamico.
Ecco perché insisto sulla concretezza, che è alla base del mio impegno anche al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: proprio a Bruxelles siamo riusciti a rendere meno drastiche le posizioni sull’uso dei carburanti alternativi, raccogliendo il sostegno della Germania. Abbiamo convinto parecchi Paesi europei dell’irragionevole posizione austriaca al Brennero e, giusto lunedì al Consiglio dei Trasporti Ue, l’Italia ha incassato un’ampia condivisione su alcune critiche sulla direttiva Ets che colpisce i porti europei (obbligati a rivoluzioni green frettolose e illogiche) a vantaggio di quelli africani.
D’altronde la Lega fa del pragmatismo e dell’attenzione ai temi concreti una stella polare, che ci consente di governare a vari livelli da alcuni decenni. Lo sottolineo, perché alcuni osservatori pare se ne siano dimenticati. Come sembrano essersi dimenticati che la Lega ha sempre messo in guardia dagli eccessivi paletti di Bruxelles, un freno alla crescita delle nazioni, e anche Confimi ha chiarito che «l’austerità senza distinguo rischia di demolire l’economia del nostro Paese».
Il re è nudo, e non vogliamo girarci dall’altra parte ma anzi parlarne ad alta voce e in tutta Europa.
Ho letto altri pregiudizi assurdi. Rammento che la Lega ha sempre votato tutti i provvedimenti a sostegno all’Ucraina ed è da sempre al fianco di Israele. Se il nocciolo è l’opinione su Putin, segnalo che in Europa il cosiddetto lobbista dello zar è l’ex cancelliere socialista tedesco Gerhard Schröder.
Le chiedo, direttore: si può ignorare un partito che in Francia ha il 30%, si può snobbare il primo partito in Olanda, cancelliamo uno tra i più rilevanti partiti dell’Austria, tagliamo la forza che cresce di più in Germania? Davvero rimuoviamo decenni di storia politica italiana, con la Lega che ha una solida e apprezzata tradizione di governo locale e nazionale?
Per quale motivo? Davvero un pezzo di centrodestra europeo preferisce allearsi con i socialisti delle tasse e delle frontiere aperte in cambio di prebende e cedendo sulla linea politica?
Anche per queste considerazioni, il centrodestra deve coltivare l’unità in Europa come abbiamo fatto (e continueremo a fare) in Italia. Ce lo ha insegnato Berlusconi. Io non lo dimentico.