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 2023  dicembre 04 Lunedì calendario

Intervista a Federica Brignone


Federica Brignone è una scarica di adrenalina. Quando rimonta cinque posizioni e vince il gigante di Mont Tremblant nella bufera, infliggendo distacchi giurassici nella seconda manche a Gut-Behrami, Shiffrin, Vlhova. Ma è un concentrato di energia ovunque, anche quando affronta la battaglia del bagaglio a mano con la security dell’aeroporto: «Per colpa di questi qua perdo l’aereo per andare a St.Moritz». Figlia di Ninna Quario, tra le ragazze che tennero in vita lo sci azzurro quando la Valanga azzurra si era spenta, e di Daniele Brignone, maestro di sci che la vide «zompettare con le guance rosse nella neve a venti sotto zero», e capì che quella bambina aveva un rapporto speciale con la natura, anche col mare più profondo conosciuto in Liguria. Eppoi Davide, il fratello, talento massacrato dagli infortuni, ora allenatore personale per cui lei ha lottato al punto da sfiorare il ritiro nel caso non fosse stato riconosciuto il suo ruolo. Nata a Milano, Federica vive a La Salle in Val d’Aosta in cima a una salita tortuosa. La doppietta nei giganti canadesi è destinata a rimanere nella storia, per l’azzurra più vincente in Coppa del mondo con 23 vittorie (ma Sofia Goggia è in agguato con 22).
Federica, come ha fatto a domare la montagna furiosa che ha inibito tante sue avversarie?
«È stata una gara abbastanza folle, e chi è stato più folle ha vinto. Sono scesa senza pensare al risultato, come se non ci fossero quelle condizioni. Vento, nebbia, non si vedeva niente. Ma negli ultimi due mesi ho sciato spesso col brutto. Con Davide ci siamo detti: “Vabbè dai, siamo pronti”. Dopo la prima manche in cui avevo fatto un errore da cretina mi sentivo bene sugli sci ed ero in fiducia, più delle altre. È successo».
Domenica sera era in Canada, domani mattina sarà di nuovo in pista per le prove della discesa di St.Moritz.
«Siamo ripartite subito perché il volo era alle 20.30, tutto di corsa. È una situazione uguale per tutte, ma sono pazzi con questo calendario».
Che momento della sua vita è?
«Sto bene fisicamente, non ho problemi, mi diverto. L’anno scorso volevo dire basta, già a inizio stagione. Poi che è successo? Mi sono detta no, non sono pronta per lasciare queste emozioni, ho voglia di mettermi in gioco e vivere tutto questo. Quindi, perché dovrei?».
Un passo ancora e ci sono le Olimpiadi di Milano Cortina.
«Mi dicono “eh no, devi arrivare fino al 2026”. Ma se dico che invece non voglio smettere, allora no, “sei vecchia”. Quindi non so, decidetevi.
Finché avrò voglia continuerò».
Diciassette anni fa ha debuttato in Coppa del mondo: comincia a confondere i ricordi di 309 gare?
«Ho una memoria da elefante.
Ricordo risultati e delusioni, particolari di viaggi, numeri di pettorale, i centesimi di distacco delle mie gare in Coppa del 2009».
Cosa ha contribuito di più a questo momento tra meditazione, ipnosi, surf, ballo?
«Il lavoro mentale, l’ipnosi, tanta meditazione e respirazione: tutto serve, se lo fai bene affidandoti alle persone giuste. Ho un mental coach delle mie parti, Roberto Greco, mentre l’ipnosi la pratico con Gianmarco Ideo di Como».
Sofia Goggia sta tornando consistente anche in gigante: finirà per insidiarla?
«Sta facendo bene anche in questa disciplina, mentalmente è forte quindi se scia bene fa la differenza subito. Ma c’è gente che va meglio di lei, e io mi devo occupare di loro».
Mikaela Shiffrin non è imbattibile come a marzo: sta facendo un pensierino alla Coppa generale?
«Stiamo calmi. Anche l’anno scorso lei è partita piano poi ha vinto 8 gare di fila. Parlare di Coppa è prematuro, intanto voglio sciare al massimo».
Anche questa impresa l’ha
condivisa con suo fratello Davide.
«Da anni mi rompe le scatole, ed è orgoglioso di farlo. Quando il tempo fa schifo, lui dice che proprio in queste condizioni devo avere l’atteggiamento giusto, devo attaccare in allenamento, perché dopo mi verrà naturale farlo anche in gara. Poi, certo, per vincere devi essere in fiducia come me in questo momento, in estate ero quella che si buttava col brutto tempo».
Ha sempre detto che i suoi genitori le hanno insegnato a crescere libera.
«E a rispettare l’ambiente, a non inquinare quando andavo con loro in spiaggia o in montagna. Mi è venuto naturale crescendo cercare un modo per essere utile. Andando a pulire coi bambini una spiaggia sul Lago di Garda, il fiume Noce, l’area d’arrivo della pista Bormio 2000, quanti rifiuti emergono quando la neve si scioglie. Poi c’è il mio progetto Traiettorie Liquide, in cui ho prestato la mia immagine per immagini forti sullo scioglimento dei ghiacciai o l’inquinamento dell’acqua».
Con Davide avete mai pensato di aprire una Brignone Ski Academy?
«Non lo so. Non mi piace come sta andando il mondo dei ragazzini. Le richieste dei genitori sono lontane dal mio percorso, da come vivo lo sport. Vedo troppo agonismo per piccoletti dagli otto ai 15 anni. Il mio primo preparatore personale l’ho avuto a 25 anni. Se lo dici ai ragazzini di adesso si mettono le mani tra i capelli: ce l’hanno già a dieci».