la Repubblica, 4 dicembre 2023
Mancano i maestri di sci
Gli impianti sono aperti, i turisti hanno già prenotato gli skipass, la neve, seppur timidamente, è tornata a imbiancare le montagne. Sulla riuscita della stagione sciistica, che a giorni farà il suo ingresso nel periodo più redditizio dell’anno, incombe però una grande assenza: quella dei maestri di sci. Le giovani leve rispondono sempre meno all’appello delle scuole, che avrebbero bisogno di un aumento del personale di almeno il 10 per cento.
Un percorso di accesso lungo e costoso, per aspirare a un posto precario e stipendi inadeguati: quello dei maestri di sci è l’esempio perfetto del lavoro contemporaneo. L’ingresso nell’albo, che richiede una preparazione preliminare a partire dall’infanzia, passa dal superamento di ardue prove tecniche e dalla frequenza di un corso di formazione da circa 10mila euro. Anche chi è in grado di sostenerne i sacrifici fisici e i costi economici, però, affianca spesso la professione a un percorso di studi universitario, che lo porterà ad abbandonare gli sci nel giro di qualche anno. «Non è più un mestiere appetibile. In famiglia siamo maestri di sci da generazioni. Mio padre ripete sempre che negli anni 50 poteva comprare un’auto dopo una sola stagione di lavoro, adesso ne servirebbero almeno dieci per riuscire a prenderne una usata». Lo racconta Marco Romanello, della scuola “Liberi Tutti” di Bardonecchia, in provincia di Torino.
Il problema, dice, non sta tanto nella paga oraria, che può variare dai 20 ai 40 euro. «Ma è un lavoro stagionale, di quattro mesi l’anno al massimo. L’80% delle persone ha un altro mestiere, anche in città, e il tempo da dedicare allo sci lo devono ritagliare tra weekend e ferie» aggiunge Davide Grosjacques, che gestisce la scuola Brusson Palasinaz, nel cuore della Valle d’Aosta.
Accanto alla discontinuità strutturale, a pesare sono anche «le stagioni sempre meno standard. La crisi climatica è preoccupante non solo per la progressiva diminuzione della quota di neve, ma anche perché le piogge improvvise possono cancellare settimane di lavoro» spiega Romanello. La tassazione, invece, non segue stagionalità: il 5 settembre scorso la Riforma dellosport ha escluso i maestri di sci dalla categoria dei lavoratori sportivi e, di conseguenza, dalle agevolazioni fiscali previste per il settore.
Il risultato a breve termine è che «se sotto Natale qualcuno cercherà posto per una lezione direttamente in giornata, saremo costretti a mandarlo via. Ma la nostra è una piccola località in cui arrivano soprattutto principianti: senza un maestro non possono sciare» fa notare Grosjacques. A Bardonecchia, invece, «il periodo di punta è quello di Carnevale, che coincide con le vacanze francesi e porta più turisti in Piemonte. Per quella settimana cercheremo di convincere anche i maestri in pensione a darci una mano, altrimenti non potremo accontentare tutti».
Una soluzione, ipotizza il direttore valdostano, potrebbe essere di «dividere la professione in livelli. I criteri per diventare maestri sono stringenti, ma non servono capacità agonistiche per insegnare ai bambini. Bisognerebbe allargare la platea».