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 2023  dicembre 04 Lunedì calendario

Periscopio

Urla «Allah Akbar», un morto a Parigi. Il Giornale.
L’assassino (…) è un terrorista islamico affiliato all’Isis e un uomo con problemi psichiatrici. Islamista e malato allo stesso tempo: ma più islamista, o più malato, a seconda di chi guarda. Stefano Montefiori, Corriere della Sera.
C’est la même. Dal web.

Da alcuni anni sento spesso da parte dei minorenni implicati in aggressioni gravissime la frase: «Sarebbe morto comunque un giorno o l’altro». Uccidere non sarebbe dunque poi così grave, perché consisterebbe soltanto nell’accelerare un processo naturale. Maurice Berger, pedopsichiatra (Le Figaro).

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Naturalmente la virtù non si può insegnare, così come non si può insegnare l’arte. Come nessuno diventerà un artista dopo che qualcuno gli avrà spiegato l’essenza della condizione estetica, così nessuno diventerà buono e cercherà d’evitare il male dopo che qualcuno gli avrà illustrato il senso e l’importanza dell’uno e dell’altro. Thomas Mann, Schopenhauer (in Nobiltà dello spirito, Mondadori 1997).
Cacciatorpediniere Usa attaccato nel Mar Rosso. Il Tempo.
[Ancora l’Isis]. Bomba in una chiesa. Dopo Parigi, le Filippine. Repubblica.
«Nei miei incubi rivivo le urla di quella donna». Le testimonianze degli stupri nei kibbutz. repubblica.it
Zelensky incassa senza replicare le nuove critiche di Vitaly Klitschko. Per il sindaco di Kiev, il presidente ucraino sarebbe in calo di consensi perché «la gente si chiede come mai non eravamo meglio preparati per questa guerra, come mai Zelensky abbia negato fino alla fine che ci sarebbe stata un’invasione, perché i russi siano riusciti a raggiungere Kiev così rapidamente». Ansa.

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Storica svolta di Fisher, padre nobile dei Verdi: di fronte al ricatto di Putin più armi atomiche in Europa. Corriere della Sera.
Nella guerra ibrida che conduce contro le democrazie dell’Occidente, il presidente russo Vladimir Putin sta investendo sul nazionalismo panslavo per aprire un nuovo fronte: i Balcani. In questa fine d’anno, il Cremlino sente d’avere il vento a favore: in Ucraina la controffensiva antirussa dei generali di Kiev non ha raggiunto i suoi obiettivi; nel Sahel i golpisti nigerini stanno accelerando il distacco dall’Unione Europea e la Brigata Wagner consolida le sue posizioni dal Mali alla Repubblica Centrafricana; in Medio Oriente il sanguinoso attacco di Hamas a Israele, ispirato dall’Iran, alleato di Mosca, è riuscito a congelare i Patti d’Abramo. Maurizio Molinari, Repubblica.

Il problema è tutto qui: chi controlla chi. Lenin (citato in Simon Sebag Montefiore, Il mondo, Mondadori 2023).
Sulla scorta della teoretica di marca Onu, secondo cui 1.200 tra sgozzati, bruciati vivi e accoppati «regular» nel giro d’un paio d’ore «non vengono dal nulla», il tirassegno antiebraico della settimana scorsa ha preso la dignità deplorevole dei fatti bellici: in Israele c’è l’apartheid e quindi che vuoi farci, c’è il governo di destra e dunque che cosa t’aspetti, ci sono i suprematisti e allora di che ti sorprendi. [Idem] quando la violenza è a 10.000 chilometri di distanza dal nazismo dello Stato ebraico: la devastazione d’una sinagoga di Seattle è certamente un esempio di scarso senso civico, ma bisognerà pur dire che Israele compie «attacchi deliberati in ospedali e persino in luoghi di pace e preghiera» (così il plenipotenziario di Amnesty Italia, Riccardo Noury, su l’Unità del 29 novembre). Iuri Maria Prado, Linkiesta.

Israele non è un posto facile in cui vivere. Nei suoi 75 anni di esistenza ha sopportato sei guerre, una campagna di attentati suicidi palestinesi e molte altre importanti operazioni militari nel nord e nel sud. Eppure, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2019 l’aspettativa di vita in Israele era di 82,6 anni. Ciò ha classificato Israele al nono posto più alto al mondo, leggermente sopra Francia, Svezia, Canada e Nuova Zelanda, e un anno intero sopra Regno Unito, Germania, Finlandia, Belgio e Danimarca. In media, gli israeliani vivono quattro anni in più degli americani e un decennio in più dei loro ricchi vicini dei paesi del Golfo Persico, come l’Arabia Saudita. Dan Senor e Saul Singer (dal Foglio).
Niente è così insopportabile come la fortuna degli altri. F.S. Fitzgerald.
A Firenze un raduno di putinisti, omofobi, cattolici radicali e fondamentalisti, razzisti e antitaliani. Linkiesta.

Bacioni sovranisti da Firenze [dove Salvini e scelto parterre fascistoide impazzano]. Due ore d’interventi contro l’Europa, contro gli immigrati, contro la sinistra e il politicamente corretto, antiecologisti, antifemministi. Stefano Cappellini, Repubblica.
Quella dell’Ucraina non è la nostra guerra. Loro non possono vincerla, dovrebbero fermarli. Tino Chrupalla d’Alternative für Deutschland, ospite di Salvini a Firenze.
[Riformismo?] Io non ero in quel Pd. Marco Furfaro, Pd schleiniano, dal web.
«Io non ero nel Pd», io sono un’altra cosa, sono «il Paese pulito in un modo orrendamente sporco». È il partito di Pier Paolo Pasolini e Michela Murgia più che quello di Giorgio Napolitano, Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi; di Paola Cortellesi più che di Francesco Rosi, di Zoro più che di Leonardo Sciascia, delle «belle bandiere» più che della fatica dei programmi. Mario Lavia, Linkiesta.
Riscenderei 100 volte dal treno. Francesco Lollobrigida, ministro e cognato.
Nel suo Il mondo al contrario il generale Vannacci, appena nominato capo di stato maggiore del comando delle forze operative, usa più volte parole al miele per parlare del paese di Putin: «In Russia c’è lavoro e vi si vive anche abbastanza bene»; «l’immigrazione clandestina non esiste»; «se non rispetti le leggi e la cultura locale finisci in carcere»; «a Mosca incontravo donne che non temevano d’essere molestate». Dagospia.
L’appello della direttrice di Unicef: «Vi supplico, noin uccidete più bambini». L’Unità (il giornale che chiamava Stalin «Padre dei Popoli» e negava l’esistenza del Gulag).
È questo che non riesco a perdonare alla società politica contemporanea: che sia diventata una macchina per gettare l’umanità nella disperazione. Albert Camus, Questa lotta vi riguarda, Bompiani 2010.
Vivo al Colosseo davanti alla Domus Aurea di Nerone. Quanto mi mancano i suoi incendi. Roberto Gervaso.