Avvenire, 4 dicembre 2023
L’alleanza scuola-famiglia che salva la scuola
Ci risiamo: la prof mette una nota disciplinare a un alunno, poi quando esce il ragazzo la segue con alcuni compagni, che i giornali chiamano “bulli”, e la minaccia: “Te la faremo pagare!”. È successo in provincia di Treviso. Cito a memoria, posso essere impreciso. I giornali si chiedono: è un fatto che va discusso e sanzionato solo dentro la scuola? O dev’essere portato al Comune? O ai carabinieri? Prima di tutto, è un fatto che non doveva succedere, e non succede se l’insegnante ha il prestigio che deve avere. Lo studente deve avere verso l’insegnante un atteggiamento di rispetto non per paura ma per gratitudine. A scuola uno studente impara, quando finisce la mattinata sa tante cose che non sapeva quando la mattinata cominciava. E di questo capisce che dev’essere grato ai suoi insegnanti. Deve avere stima per loro. Oggi però la stima che ha è pochina, ma perché? Perché sa, tutti lo sanno, che gli insegnanti sono pagati poco. Siamo in una società borghese, tutto è denaro, quel che non è denaro non esiste. Gli insegnanti, molti, riescono a farsi stimare anche se son pagati poco, ma è una faticaccia. Allora diciamo: il primo a mancare di rispetto verso gli insegnanti è lo Stato, e dicendo questo è come se dicessi che qui a Treviso è lo Stato che segue l’insegnante che ha messo una nota a un ragazzo e gli dice: “Non farlo più, tu non te lo puoi permettere”. Non è vero che la scuola come tale non può pagare di più. In Francia paga di più, in Germania pure. Il miserabile pagamento degli insegnanti è un problema tutto italiano. Una scuola più prestigiosa e meglio funzionante sarebbe un vantaggio che si riverserebbe a cascata sulla filiera dei servizi, farebbe funzionare meglio gli uffici statali e privati. Ce ne accorgeremmo tutti. Vivremmo meglio tutti. Quei bulletti che hanno seguito e minacciato la prof che aveva messo una nota all’alunno che, suppongo, se la meritava, sono disturbatori della classe e boicottatori della società. Fanno del male a sé stessi. Poiché nessuno gode a farsi del male, a meno che non sia un malato masochista, questi che vanno a minacciare l’insegnante sono degli insipienti che non sanno quel che fanno, se c’è qualcuno che ha bisogno della scuola son proprio loro. È probabile che siano così perché la loro famiglia non li segue e li abbandona. È pesante, lo so, ma forse se un ragazzo va male a scuola bisognerebbe informare la famiglia. Se il ragazzo sa che la famiglia non sa niente di quel che fa a scuola, fa quel che vuole. Se vede che padre o madre vengono convocati, si mette in riga. È l’alleanza scuola-famiglia che salva la scuola.