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 2023  dicembre 03 Domenica calendario

Intervista a Franco Braciaroli

Quando è l’anniversario de La chiave?
Era il 1983.
Ammazza.
40 anni fa lei era l’uomo più invidiato d’Italia.
Me ne accorgevo dai tassisti e dai militari, specialmente i tassisti: dopo un po’ mi guardavano dallo specchietto e con un filo d’imbarazzo esordivano con un “lei… no, lei…”. “Dica…”. “È quello…” “Sì, sono io”. E scattava il sorrisone complice.
Molti uomini si sono immedesimati…
Forse pure con una certa invidia perché ho recitato con le più belle donne di quegli anni; comunque Stefania Sandrelli oltre alla bellezza era pure una grande artista; artisticamente di provenienza nobile, eppure sempre tranquilla sul set.
Mai in imbarazzo.
Nessuna esitazione. Neanche io.
Tutto naturale.
Ed è strano perché sul set si stava nudi. Ma nudi, nudi. In alcune scene potevo sembrare quasi un ginecologo, però non non ci sono state esitazioni. Forse grazie a Tinto (Brass).
(Il 19 ottobre del 1983 usciva nelle sale “La chiave”. A dicembre il successo era conclamato tanto da diventare il film più famoso di Tinto Brass, secondo incasso della stagione ’83-84 dietro “Flashdance”. Frano Branciaroli era “l’altro”, l’amante, la passione, la coperta senza pigiama; era la goliardia sfrenata. Eppure “io con il cinema avevo poca dimestichezza. A me interessava il teatro” ).
Eravate eroticamente attivi?
Direi di no; da parte mia c’era una sorta di curiosità, mi sarebbe piaciuto verificare cosa sarebbe successo se avessi avuto un’erezione…
Ma?
Niente, non ci sono riuscito; (pausa) così come non c’era imbarazzo, allo stesso tempo non nascevano situazioni eccitanti.
Ha il tono del rammarico.
In quel periodo, la notte, ci pensavo e mi sognavo il set, le situazioni ipotetiche e ogni volta mi domandavo perché, perché?! (Sorride) Nel caso avrei avuto tutte le ragioni: ero a letto con una meraviglia.
Renato Pozzetto ha rivelato che almeno una volta ha ceduto al fascino della Fenech…
Con Brass era diverso: eravamo sempre nudi; magari può accadere se sei vestito, se c’è un approccio, il mistero, poi piano piano ci si spoglia; (ride) mentre lì si stava con l’uccello di fuori, il culo all’aria, e si conversava normalmente. Poib arrivava Tinto e urlava: “Dai, su, forza, a letto, girati di spalle!” (lo imita alla perfezione).
Mentre giravate si rendeva conto che sarebbe diventato un film cult?
Sì, perché Tinto aveva inventato il porno soft; per essere chiari: al cinema, di solito, uno non portava la ragazza a vedere un porno, mentre quel tipo di misura, tra il lusco e il brusco, permetteva anche alla famiglie di sedersi in sala. Solo così si spiegano quegli incassi.
Miliardi.
E con una base “alta”: il film era tratto da un romanzo di Tanizaki.
In cosa l’ha stupita la Sandrelli?
Aveva circa 40 anni ed era molto bella; era come il sole quando inizia a tramontare e diventa meraviglioso; e poi in lei ho trovato una donna di grande simpatia e grande esperienza cinematografica, quella che a me mancava. Io non ero abituato. Ero pervaso da una sorta di pudore professionale.
Così si sminuisce.
Quando stavo seduto, in attesa, sempre nudo, con attaccato un membro di plastica, mi immaginavo la scena, cercavo di capire come avrei dovuto interpretarla; mentre la Sandrelli passava con enorme naturalezza dalla conversazione, alla sigaretta, fino al set; per lei il set era la prosecuzione della vita stessa.
Membro di plastica?
Per forza, senza erezione naturale ero obbligato: era come una bottiglietta di acqua ancorata da quattro bandelle di tulle.
Comodo.
Una delle bandelle si infilava tra le chiappe e per ore. Andavo in giro così. Pure nella pausa pranzo.
Oltre a voi due c’era Frank Finlay…
Un grande attore di teatro; (sorride) era un inglese convertito al cattolicesimo e non so cosa gli avessero raccontato del film, perché ogni tanto lo vedevo quasi spaesato. E poi parlava solo inglese, io per niente.
Come comunicavate?
Avevo avvertito Brass, ma lui sminuiva la questione: “Non fa niente, ti do il coach”; quindi contavo le parole e pronunciavo in inglese solo l’ultima in mondo da servigli l’attacco.
Di Brass regista cosa ha scoperto?
Già lo conoscevo, la sua cinematografia precedente era raffinata e lui è un grande cineasta; quando filma il culo lo fa come il mantello di Ludwig per Visconti; e poi apprezzavo un aspetto: è un collezionista di arte e amava portare sul set qualcosa di proprio, dalla coperta bianca ricamata, alla mostarda, ai quadri stessi.
Quadri importanti?
In Così fan tutte interpretavo il ruolo dell’antiquario e tra i quadri esposti, tutti coi culi, credo ci fosse un Egon Schiele di sua proprietà; portare per l’arredamento cose proprie mi dava la sensazione di affetto; (sorride) aggiungo che Tinto è un personaggio generosissimo.
Godereccio.
Nei giorni di pausa ci caricava in motoscafo per raggiungere una locanda meravigliosa; alla fine gli scroccavo pure uno dei suoi sigari costosissimi, da centomila lire l’uno.
Con Brass ha girato cinque film.
E non ho mai capito il perché; pur di avermi mi assegnava personaggi improbabili: ne L’uomo che guarda avevo il ruolo di un vecchio; ho sospettato che mi coinvolgesse solo come amuleto, convinto gli avessi portato fortuna ne La chiave; e sono solo cinque perché altre volte ho rifiutato.
Come mai?
Ero impegnato in teatro e non intendevo rinunciarci.
Pentito?
Ho fatto bene; alla veneranda età di 77 anni sono ancora sul palco (da Pescara è partita la tournée con Umberto Orsini: portano in scena “Pour un oui ou pour un non”. “Ieri sera un successone”).
In questi anni ha rivisto La chiave?
È capitato un paio di volte.
E… ?
M’incazzo perché ero giovane e bello; (pausa) sono stato assalito da una rabbia tremenda.
Per cosa?
Sposti lo sguardo di venti centimetri, magari dallo schermo allo specchio, ti guardi e pensi che devi morire.
In quegli anni si è divertito…
Molto; va immaginata la situazione: tutti giovani, belli, nudi, tette, chiappe, allegria; ne L’uomo che guarda le scene erano pure più spinte, tipo orge trattenute, mentre con la Sandrelli c’era un limite; (pausa) e venivo anche pagato. In questo aveva ragione Gassman.
Che diceva?
(Anche qui lo imita alla perfezione) “Non c’è nulla di meglio: ti vengono a prendere in macchina, ti portano a giocare e ti pagano”.
Non nomina mai Miranda…
Film stupendo con nel cast Franco Interlenghi che non amava il cinema ma solo il tennis; comunque non sono mai stato un protagonista, quindi il set non mi ha svoltato la vita; (ride). Mettiamola così: al grande schermo ho dato la parte migliore di me: il cazzo. Altri ci mettono la testa.
Continua a sminuirsi ma lei è un grande attore.
Non di cinema; il bello di quei film è che ogni volta trovavo donne veramente diverse e bellissime.
La più bella?
Claudia Koll, pazzesca.
Tinta veniva sul set?
Sempre, era la segretaria di direzione, quindi si piazzava accanto alla macchina da presa.
Il cinema di Brass l’ha marchiata rispetto agli altri registi?
Ma no, non mi sono mai dedicato, non ho cercato di entrare in una delle compagnie di giro; il film di Brass è uno degli ultimi finanziato da imprenditori privati, man mano tutto è diventato statale; è la commissione a scegliere le sceneggiature.
Non l’ha sedotta neanche un richiamo economico?
Non ho mai pensato ai soldi e in teatro ero già posizionato magnificamente, avevo e ho una compagnia.
Come mai Brass l’ha scelta per La chiave?
Dopo un incontro casuale al bar di uno studio cinematografico; mi guarda e fa: “Presentati per un provino”. Lì gli specifico i miei limiti con l’inglese, “non importa”; arrivo e la parte della Sandrelli era interpretata da Ricky Tognazzi.
Non proprio la stessa cosa…
Per darmi i tempi giusti mi assestava i calcetti sotto il tavolo; neanche mi tagliai i capelli, come da copione, ero convinto che non mi avrebbero preso. E invece dopo venti giorni mi chiamarono.
E lì ha ceduto al barbiere.
Sì e i miei erano lunghi, ricci, da semi-hippy.
Era semi-hippy?
Un primo sessantottino, ma l’unico aspetto che non mi ha mai catturato è la droga.
Come mai?
Venivo dal vino; un conto è il sessantottino nato nel ’47, un altro il sessantottino del ’52; quei cinque anni creano un confine tra il vino e l’erba.
L’attrice che ha più amato?
Sempre la Koll, lei è arrivata a commuovermi per i suoi occhi straordinari al centro di un viso bellissimo. Ti potevi innamorare di brutto.
L’attrice con più sex appeal?
La Sandrelli perché si porta e si portava dietro una serie di film fantastici; vedevo lei e percepivo il mito.
Lei consapevole,
Con Monica Vitti era l’unica a mettersi al pari dei vari Tognazzi o Sordi.
Lei nel 1983 chi era?
Uno che arrivava da spettacoli memorabili con Ronconi.
Maria Paiato ha raccontato che Ronconi incuteva timore.
A quella generazione, a me no, per me era un fratello maggiore; (sorride) Corrado Pani e Ronconi si trattavano come due amici che erano andati insieme a puttane.
Enorme confidenza.
Ricordo Pani, durante le prove, fermarsi e dirgli: “Oh, ma ce l’hai la prostata? Cazzo, sono tre ore che andiamo avanti”.
Lei chi è oggi?
Sempre un attore di teatro che ancora si diverte