La Stampa, 3 dicembre 2023
Gates, il filantropo
Bill Gates, filantropo climatico, fondatore ed ex Ceo di Microsoft, quarto uomo al mondo per ricchezza secondo il Bloomberg Billionaires Index, resta ottimista sullo stato di salute del Pianeta e sulla traiettoria che gli uomini imboccheranno per ridurre le emissioni di carbonio, tenere a bada il riscaldamento terrestre e trasformare il ciclo produttivo favorendo energia pulita e tecnologie verdi. Gates è alla Cop28 di Dubai, e ha detto che malgrado il report delle Nazioni Unite che fissa a 3 gradi l’aumento delle temperature entro la fine del secolo se non verranno presi accorgimenti e misure choc, lui «vede il bicchiere mezzo pieno» su quello che si può fare. Due anni fa con il suo Breakthrough Energy, un fondo che investe in soluzioni climatiche, ha stipulato una partnership con il Dipartimento dell’Energia Usa e promesso non solo 1,5 miliardi di dollari in tre anni per progetti sostenibili e “trasformativi”, ma anche di poter attrarre sino a 15 miliardi di dollari in finanziamenti per la transizione economica verde.
In un articolo sul New York Times, Gates ha tracciato le linee guida in una sorta di manifesto su quando i ricchi devono e possono fare. Scrive ad esempio, in apertura evidenziando il suo ottimismo: «Ci sono due scuole dominanti di pensiero, entrambe sbagliate. Una dice che non c’è speranza per il futuro e che i nostri nipoti sono condannati a soffrire in un pianeta che brucia. L’altra sostiene che andrà tutto bene perché siamo già in possesso di tutto ciò che ci serve per risolvere il dissesto climatico». Secondo Gates invece non siamo «né condannati né abbiamo le soluzioni». Abbiamo invece «l’ingegno umano, il nostro asset più prezioso. Ma per andare oltre il cambiamento climatico servono i ricchi, individui, compagnie e Paesi affinché le tecnologie verdi siano disponibili a chiunque e ovunque, compresi quei Paesi meno ricchi finanziariamente ma grandi emittori come Cina, India e Brasile».
Il manifesto di Gates si articola in tre parti. Scrive: «Le persone ricche, come me, possono investire in società che sviluppano soluzioni verdi trasformative, specialmente in progetti che hanno il potenziale ma attualmente sono poco finanziate, incluso l’idrogeno verde e la gestione dell’emissioni di carbonio». Non è un’impresa facile, e Gates lo riconosce, raccontando di quando sette anni fa «ho creato un fondo con altre persone ad alto reddito per sostenere compagnie i cui prodotti potevano ridurre dell’1% le emissioni del mondo. Sapevamo molto bene che la maggior parte di queste società sarebbe fallita, ma sapevo che era un rischio da correre».
Il cambiamento di stili di vita è un altro volano con cui i ricchi possono incidere sui costumi e sulla catena produttiva. Gates ricorda che lui «viaggia con un aereo privato e può permettersi di pagare i costi supplementari del carburante generato da rifiuti e colture a bassa emissione». Questo comportamento virtuoso ha molteplici effetti: anzitutto, dice il filantropo, «si abbassano le emissioni ma aumenta anche la domanda di energia pulita e quindi la produzione di essa che la renderà in futuro più economica da usare anche per le compagnie aeree».
Gli altri due corni sono le corporation e gli Stati. L’imprenditore di Seattle riconosce che i leader delle società rispondono agli azionisti e quindi massimizzare i profitti è vitale, ma aggiunge che «già molte aziende finanziano la lotta al cambiamento climatico in un modo che non ha un impatto come quello che suggerisco io: ovvero reindirizzare i finanziamenti per il clima nella creazione di un mercato per i prodotti puliti». Il risultato, nella visione di Gates, è generare ritorni maggiori.
C’è infine il ruolo delle Nazioni. I governi devono attraverso le scelte politiche favorire la competitività dei prodotti puliti creando un sistema di incentivi fiscali e un mercato accogliente per le alternative verdi. L’esempio che cita è l’Ira. «Leggi come l’Inflation Reduction Act negli Usa sono un esempio di investimento federale nel clima volto ad accelerare la decarbonizzazione» anche in settori come l’acciaio e l’edilizia dove è più complessa l’uscita dal carbon fossile.
«È un atto di fede – comunque riassume Gates – credere di poter risolvere il cambiamento climatico. Ma gli uomini hanno superato in passato cose che sembravano impossibili. Dall’inizio del secolo il numero dei bambini che muoiono ogni anno è stato dimezzato. Questo progresso è stato reso possibile dai governi, le società e le organizzazioni no profit che hanno lavorato insieme dando la priorità alle innovazioni nella scienza e alle politiche per abbattere i costi dei vaccini salvavita».
«Gli attuali progressi – chiude – del mondo sul tema della salute e lo sviluppo sono legati alla nostra abilità di affrontare il cambiamento climatico. Le persone che sono in salute, che hanno una stabilità finanziaria, possono affrontare meglio il caldo estremo, le siccità, gli incendi e avranno anche maggiori possibilità di permettersi le tecnologie per frenare il cambiamento climatico. Per i ricchi questo altro non è che un impegno prolungato nella lotta per sradicare la povertà, migliorare la salute e finanziare programmi che aiutino i poveri ad adattarsi a un mondo più caldo». —