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 2023  dicembre 03 Domenica calendario

Intervista a Jerry Calà

Malgrado Enrico Vanzina sostenga di aver plasmato il personaggio su sé stesso, Jerry Calà non ha dubbi: «Billo sono io». È lui il cantante da piano bar, seduttore seriale protagonista diVacanze di Natale e di una storia d’amore con Stefania Sandrelli.
Che rappresenta quel film per lei?
«Una consacrazione. Il personaggio è quello che mi è rimasto più addosso. Ero molto Billo all’epoca, oggi mi sono calmato».
Con i Vanzina l’incontro c’era stato molto prima.
«Erano venuti a vedere in teatro a Roma i Gatti di Vicolo Miracoli. Con Carlo ed Enrico facemmo due film.
Poi mi scelsero come protagonista e io uscii dai Gatti».
Registrò tutte la canzoni prima di partire per il set di Cortina.
«Facemmo uno scherzo a De Laurentiis. Con Enrico mettemmo insieme le più belle canzoni del momento e le andammo a registrare. Ma non avevamo tenuto conto che i diritti sarebbero costati un occhio della testa:Maracaibo, Ancora, Al pianobar di Susy».
Il set fu piuttosto dinamico.
«Eravamo giovani, scapestrati. La sera cenavamo insieme, la mattina dopo la baldoria era dura essere puntuali, dovevano venirci a cercare. Una notte in un locale mi sono addormentato dopo aver bevuto la Grolla dell’amicizia, una cosa orribile da ottanta gradi, sono scivolato sotto il tavolo e il proprietario se n’è andato. Almattino Aurelio De Laurentiis mi portò sul set prendendomi per le orecchie».
Com’è stato recitare con Stefania Sandrelli?
«Era un mito. Dovevamo fare una scena con un bacio e lei così, tanto per farmi stare tranquillo, mi disse “Oh Jerry, guarda che io i baci per finta mica li so dare”. Risposi, timido: “Si figuri…”».
La sua battuta culto?
«“Non sono bello, piaccio”: ho innalzato la categoria dei simpatici non bellissimi».
Quell’Italia?
«Vacanze di Natale fu un film che non ritengo appartenere alla categoria successiva dei Cinepanettoni. È una signora commedia. È un “instant movie”, fotografia di quegli anni Ottanta, gli italiani in vacanza, gli arricchiti, i vorrei ma non posso, i nuovi ricchi romani a cui si dedicava la battuta “fora i romani dal Veneto”. Tutti volevano mostrarsi belli e spendaccioni».
Segreto del successo?
«Aurelio veniva da Roma a dirci ogni volta: “Ho visto i giornalieri, guardate che non fate ridere”. Lo faceva apposta, noi ci guardavamo e ce la mettevamo tutta. Una bugia che ha avuto un effetto benefico».