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 2023  dicembre 03 Domenica calendario

La morte è passata di moda

L’amore e la morte sono due ossessioni dell’umanità. La letteratura e il cinema se ne nutrono voracemente, con risultati che vanno dal sublime al grottesco. Amore e morte, in diverse configurazioni, sono sempre presenti nei nostri pensieri. Nei discorsi, invece, non c’è partita. L’amore non è mai passato di moda. La morte, sì.
    Qualcuno dirà: non stiamo parlando, com’è giusto, dell’omicidio di Giulia Cecchettin? Ma quella è la morte – assurda – di un’altra persona. È della nostra morte che parliamo malvolentieri. L’argomento viene rimosso, coperto da superstizioni ridicole e pavidità inspiegabili (tanto, ci passeremo tutti). Abbiamo spettacolarizzato la medicina, nascondendone i limiti: non una buona idea. In questo vuoto s’è infilata la comunicazione social e pubblicitaria, che propone un’euforica immortalità.
    Una prova della rimozione? Troppi italiani non scrivono il testamento (grave errore, fidatevi del figlio d’un notaio). E pochissimi – lo 0,4 dei maggiorenni – hanno firmato le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento), note come «testamento biologico». Per esempio, se accettare o rifiutare la nutrizione o l’idratazione artificiale nel caso ci trovassimo in stato vegetativo. Eppure la legge è in vigore dal gennaio 2018.
    Di queste cose abbiamo ragionato al congresso di «Area Critica», che si è tenuto a Roma. Un compagno di scuola, di calcio e di viaggi – il prof. Stefano Nava, pneumologo – mi ha affettuosamente ordinato di condurre la tavola rotonda, cui hanno partecipato il prof. Marco Ranieri (Anestesia e Terapia intensiva), il dr. Andrea Belloni (Pronto soccorso) e il prof. Vittorio Manes, il penalista che ha seguito la vicenda di Fabio Cappato e Dj Fabo.
    Dovessi racchiudere in una frase ciò che ho capito, direi: i medici, davanti a decisioni drammatiche, vengono lasciati soli (dalla legge, dalla politica, da tutti noi). «La coscienza e la conoscenza di un individuo non bastano», ha detto Ranieri, che chiedeva terapie intensive aperte ai parenti (la proposta di legge è finita in nulla). «Cerchiamo di capire cosa rende così difficili, in condizioni di emergenza, il rapporto tra medico e paziente, tra medico e medico, tra medico e famigliari», ha suggerito Nava.
    Domanda: si insegnano queste cose agli studenti di medicina? Temo la risposta.