Corriere della Sera, 3 dicembre 2023
Difficile immaginare Raoul Bova nei panni dell’Incredibile Hulk. Eppure, il bel Don Matteo che ha preso il posto di Terence Hill sul piccolo schermo, è accusato di violenza privata, lesioni e minacce nei confronti del penalista Matteo Cartolano, del Foro di Roma
Difficile immaginare Raoul Bova nei panni dell’Incredibile Hulk. Eppure, il bel Don Matteo che ha preso il posto di Terence Hill sul piccolo schermo, è accusato di violenza privata, lesioni e minacce nei confronti del penalista Matteo Cartolano, del Foro di Roma. I fatti risalgono al 27 aprile del 2019 e si tratta di una cosiddetta lite stradale degenerata: secondo l’accusa, l’attore avrebbe aggredito non solo verbalmente il legale, che parcheggiando aveva fatto cadere la compagna, Rocío Morales. Cartolano ha esibito un referto dell’ospedale San Giovanni con prognosi di cinque giorni. Venerdì mattina c’è stata l’udienza davanti al giudice monocratico Valerio De Gioia, che ha invitato le parti a trovare un accordo in vista del 16 aprile 2024, quando si rivedranno tutti in Tribunale. Sarà possibile?
«Tutto è possibile», dice ora Bova, che si è ritagliato il tempo di questa telefonata nel giorno del compleanno della primogenita avuta con Rocío, Luna, otto anni ieri (insieme hanno anche Alma, di 5, mentre lui è già padre di Alessandro e Francesco, avuti con l’ex moglie Chiara Giordano). «Ma per quanto riguarda me e la mia compagna sarebbe potuta finire all’istante nel 2019, quando è successo il fatto: bastava un semplice “scusa” o l’ammissione di aver fatto una cosa non bella nei confronti di una donna, dopo averne provocato la caduta. Eppure anche in Tribunale, alla domanda dell’avvocato se fosse disposto a chiedere scusa, Cartolano ha detto di no e questo mi sembra grave, in tempi nei quali la violenza contro le donne è diventata un’emergenza».
Bastava che ammettesse che non aveva fatto una cosa bella nei confronti di una donna Mi ha detto che era calabrese e lo ha fatto solo per minacciare
L’attore
Il penalista, dal canto suo, assicura al Corriere che prenderà in considerazione l’esortazione del giudice. Ma contesta la ricostruzione dell’attore romano: «La versione di Bova è figlia della sua notorietà: l’unica insistenza che ha avuto è stata nel prendere a calci e pugni la mia vettura e successivamente nel minacciarmi, pur non avendo visto nulla».
La sua versione è figlia della notorietà, l’unica insistenza che ha avuto è stata quella di prendere a calci la mia auto Mi ha anche minacciato
L’avvocato
«Quello che dice lui fa un po’ sorridere», replica il protagonista della commedia Nessuno mi può giudicare. «La mia insistenza era unicamente legata alla richiesta di scuse. La prognosi per la spalla è assurda: se avessi voluto dargli un cazzotto, e non avrei mai reagito a una violenza con un’altra violenza, glielo avrei tirato in faccia, non sulla spalla. Ma vorrei chiarire che avrei fatto la stessa cosa se a cascare con il sedere per terra fosse stata un’altra donna e non Rocío, perché tutti siamo chiamati a intervenire di fronte a un’ingiustizia. È quello che insegno ai miei due figli maschi, che hanno sempre difeso le ragazze».
Pugno sulla spalla
L’attore: «È una falsità Se gli avessi voluto tirare un cazzotto, lo avrei colpito in faccia»
Il padre dell’attore era di Roccella Jonica e anche su questo i due uomini hanno avuto da ridire. Bova: «Quel giorno ha dichiarato di essere un avvocato e anche calabrese, come per minacciarmi». Cartolano rettifica: «Per calmarlo, gli ho detto che suo nonno e mio nonno in paese si conoscevano».
Al momento le due versioni sono agli antipodi e solo in un’aula giudiziaria i protagonisti potranno chiarirsi (e il giudice trarne le conseguenze). Bova chiude: «Non amo essere intervistato e soprattutto non ho mai usato la stampa per risolvere questioni private, ma ci tenevo a dire questo: Rocío alla fine per fortuna non si fatta niente. Ma come deve sentirsi una donna dopo che un uomo con la sua auto accelera e rischia di investirla? Non è violenza? O aspettiamo che una vittima si rompa una gamba?».
Cartolano, invece, ribadisce: «Non ho fatto in tempo nemmeno a pensare o a proferire parola, sono stato aggredito con una violenza mai vista e di conseguenza il pensiero delle scuse per la manovra è svanito».