Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  novembre 30 Giovedì calendario

Biografia di Mihály Vajda

Mihály Vajda (1935-2023). Intellettuale di sinistra ungherese. «Ho scoperto soltanto ieri della morte di Mihály Vajda. È morto lunedì, non ne ha parlato nessuno, e ieri per caso l’ho saputo da un’agenzia di stampa. Vajda aveva ottantotto anni ed era il più giovane allievo della Scuola di Budapest del filosofo marxista Georg Lukács, da cui era uscita anche la grandissima Ágnes Heller, e di lei qui qualche volta ho scritto. Vajda aveva nove anni quando i nazisti entrarono a Budapest, poi si è preso anche la dittatura sovietica, e un amico di origini ungheresi mi aveva invitato a leggere i suoi libri, specialmente quelli sull’antisemitismo scritti dopo aver abbandonato il comunismo. Era successo nel 1973. O meglio, Vajda aveva già abbandonato il comunismo, ma nel 1973 fu il comunismo ad abbandonare lui poiché osò pronunciare il de profundis: “Non si può superare il capitalismo, il comunismo è spazzatura e lo è pure il marxismo”. Fu dichiarato nemico del popolo e della rivoluzione e costretto alla fuga. Riparò in Germania dove poté continuare a insegnare, e tornò a Budapest alla caduta del Muro. I suoi libri purtroppo non sono tradotti in italiano. Nessuno in Italia sa chi fosse Vajda e bene non lo so nemmeno io, se non per averne trovato traccia nei testi e nelle interviste di Ágnes Heller. So però che siccome non s’è fatto mancare nulla, ha avuto guai anche da Viktor Orbán, poiché denunciò la soggiogazione al governo di tutti i media. La solita Heller, con Jürgen Habermas e altri filosofi, scrisse un appello in suo sostegno: “È di nuovo sottoposto alla persecuzione politica”. Neanche di quello s’è parlato in Italia. Mi è sembrato il minimo dedicare a Vajda queste poche righe» [Mattia Feltri, Sta].