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 2023  novembre 04 Sabato calendario

Biografia di Vandana Shiva

Vandana Shiva, nata a Dehradun (India) il 5 novembre 1952 (71 anni). Fisica, attivista e ambientalista. Tra le sue battaglie quelle contro gli Ogm, le colture intensive, le biotecnologie e l’ingegneria genetica. «Un’eroina ambientale» (Time). «veste con il sari e il bindi e quindi diventa ai nostri occhi la tipica indiana, un classico prodotto da esportazione, un prodotto gradito ai media, specie per uso della sinistra» (Antonio Pascale) • «Il padre è una guardia forestale e la madre una maestra di scuola diventata contadina dopo la sanguinosa guerra di partizione tra India e Pakistan nel 1947-1948. La casa dei genitori è frequentata da intellettuali e discepoli del Mahatma Gandhi. Trascorre l’infanzia tra le foreste del Rajahstan e la fattoria gestita dalla madre» (Irene Bertazzo). • «Dopo gli studi di Fisica all’università del Punjab e il PhD in Filosofia della scienza all’Università del Western Ontario con una tesi sulla teoria quantistica, nel 1982 ha fondato la Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy (istituto di ricerca da lei diretto che si occupa di ecologia sociale) e nel 1987 Navdanya (nove semi), un progetto che coinvolge le comunità rurali indiane volto a promuovere la conservazione delle biodiversità e i diritti degli agricoltori. Nota per le sue posizioni in tema di ambiente e sviluppo economico, si è battuta contro la globalizzazione. Ha condotto numerose campagne per la difesa dei diritti della proprietà intellettuale. Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award ed è tra i principali leader dell’International Forum on Globalization, nonché vicepresidente di Slow Food Internazionale» (Treccani.it) • «Era il 1995 quando Vandana Shiva decise di costruire la Bija Vidyapeeth (Scuola del seme), che nel tempo è diventata l’Università della Terra. La prima pietra fu in un vecchio frutteto di eucalipti nella Doon Valley, nell’Utterkahand, uno stato nel Nord dell’India noto per essere attraversato dall’Himalaya, per i pellegrinaggi Indù e per l’Ashram che ospitò i Beatles nel 1968. Nessuno credeva che la giovane attivista indiana, che combatteva contro le multinazionali e lo sfruttamento intensivo del suolo, sarebbe riuscita a trasformare quella terra in una fiorente fattoria biologica di 47 acri, una banca dei semi comunitari e un centro di ricerca sulla biodiversità. La voce di Vandana Shiva è molto ascoltata da Papa Francesco, che l’ha coinvolta nella preparazione di Laudato Si’, l’enciclica del 2015 “sulla cura della casa comune”, e in molte iniziative conseguenti. Il suo lavoro sulle banche dei semi parte dalla convinzione che saranno le donne a salvare il mondo. “Perché - ha detto a Donne Chiesa Mondo - lo stanno già facendo. Noi siamo le seed keepers, custodi dei semi, nessun potere sulla Terra può impedirci di lavorare sulla terra e per la Terra. Ci impegniamo per creare un nuovo sistema basato sulla cura e la condivisione, proprio come indicato nell’enciclica”. Sono le donne che hanno il rapporto più stretto con la natura e che la proteggono attraverso l’agricoltura rigenerativa, l’agro-ecologia, i cui principi ruotano attorno alle relazioni benefiche tra piante, animali, microrganismi e agricoltori; che interagiscono tra loro e con l’ambiente» (L’Osservatore Romano) • Nel 2014 il giornalista scientifico Michael Specter, sul magazine New Yorker, ha pubblicato un lungo reportage che smonta tutte le sue tesi. «Un attacco frontale alla reputazione della Shiva, alle sue tesi, perfino alla sua onestà. Scontro fra titani. Da una parte c’è l’indiana che ha fondato nel 1987 il movimento Navdanya (“nove semi”), ha ricevuto il prestigioso Right Livelihood Award, guida una crociata globale contro la multinazionale Monsanto, si è costruita un immenso seguito, con alleati italiani come Slow Food e Terra Madre. Sul fronte opposto c’è una delle più prestigiose testate d’America, un tempio del giornalismo di qualità, diretto da David Remnick. E progressista doc. È uno scisma all’interno dell’opinione pubblica liberal? Citando un pezzo di comunità scientifica che è ormai convinto della sicurezza degli Ogm, e ancor più della loro superiorità su ogni alternativa (coltivazioni tradizionali con alto uso di pesticidi, coltivazioni “bio” esposte a tossine), il reportage è una requisitoria contro la Shiva. È descritta come una ciarlatana, priva di basi scientifiche, abile a sfruttare paure irrazionali dell’opinione pubblica» (Federico Rampini) • «Shiva, è abituata a sparare affermazioni iperboliche senza timore di smentita, o quantomeno di smentite che arrivino a perforare il muro di ammirazione costruito intorno a lei in tutto il mondo ma specie in Italia. Per questo, la dettagliata critique pubblicata dal New Yorker, rivista letta e rispettata negli ambienti da lei navigati, sta facendo scalpore. Abituata a parlare a folle adoranti, Vandana Shiva non manca mai di descriversi come “fisico quantistico” e le copertine di molti suoi libri la descrivono come uno dei maggiori fisici indiani. Adesso si scopre che non ha mai esercitato la professione di fisico e il suo Ph.D non è in fisica ma in filosofia. Shiva si presenta come esperta di agricoltura e ingegneria genetica da un punto di vista scientifico, ma la sua è piuttosto scienza vedica, come dimostrano pubblicazioni come il saggio intitolato In Praise of Cowdung - Elogio dello sterco di vacca - dove spiega che «in India adoriamo lo sterco di vacca col nome di Lakshmi, la dea dell’abbondanza. Gobur-dhan puja significa, letteralmente, il culto dell’abbondanza (dhan) dello sterco di vacca (gobur). Lo sterco di vacca è adorato perché è la fonte della rinnovata fertilità della terra e quindi della sostenibilità della società umana». Attivista fin dagli anni Settanta, quando faceva la “tree hugger”, abbracciando gli alberi contro il disboscamento, Shiva ha costruito la sua fama mondiale come leader nella battaglia contro gli ogm a forza, si direbbe, di affermazioni estreme. L’India vieta già tutti gli ogm all’infuori del cotone Bt, ma la Shiva sostiene che quelle sole sono bastate a provocare una devastazione delle dimensioni di un genocidio: “Da quando la Monsanto è entrata sul mercato delle sementi indiano si sono suicidati 270 mila agricoltori indiani, un genocidio”. In realtà, il numero di suicidi fra gli agricoltori indiani, è rimasto invariato rispetto a prima dell’introduzione del cotone Bt, che ha aumentato la produzione in modo esponenziale. Shiva arriva ad affermare che prima dell’arrivo degli ogm in India nessuno faceva la fame. In realtà, le stime parlano di 60 milioni di morti per inedia nella storia indiana, prima che le innovazioni agricole, dalla Shiva duramente contestate, migliorassero la produzione: nel 1966 il Paese importava 11 milioni di tonnellate di grano, oggi ne produce oltre 200milioni, di cui molte per l’esportazione. La guru del naturale ha detto che il prezzo dei semi del cotone Bt sono aumentati di ottomila volte dal 2002. In realtà è sceso, e a fronte di un 15% di costo in più dei semi ogm, i costi per pesticidi si sono dimezzati. Secondo Shiva, l’aumento nella diffusione incidenza di alcune malattie corrisponde all’introduzione delle sementi ogm. In realtà, il dato rispecchia ancora più da vicino l’aumento nel consumo di cibi biologici. Viceversa, casomai, in parallelo alla diffusione degli ogm stanno diminuendo alcune malattie che sarebbe plausibile collegare all’alimentazione, come il tumore allo stomaco» (Alessandra Nucci) • Replica di Shiva al reportage del New Yorker: «Lei è o non è una scienziata? Dove ha studiato? “Specter e l’industria biotecnologica vogliono screditarmi descrivendo me e i milioni di persone contrarie agli Ogm come anti-scientifici, romantici. I miei studi sono una spina nel fianco per loro. Ho preso un Ph. D. (dottorato di ricerca) in Canada, in Filosofia della scienza con una tesi sulla Teoria quantica; e un master in Fisica. La teoria quantica mi ha insegnato alcuni principi che ispirano il mio lavoro, ma mi sono spostata da un paradigma meccanicistico a uno ecologico. Potevo continuare i miei studi quantici alla fondazione Tata o proseguire studi interdisciplinari sulle politiche della ricerca scientifica al Politecnico di Bangalore. Ho scelto la seconda strada per approfondire le relazioni tra scienza e società. Ho studiato abbastanza la fisica per impadronirmi dei suoi concetti, ma non mi sono voluta trasformare in una macchina di calcolo. E ho tanta stima degli intellettuali non-scienziati che contribuiscono a mettere in discussione il pensiero scientifico, come Noam Chomsky». Altra accusa: la sua campagna ignora che il cotone Bt (con il Bacillus thuringiensis) abbia migliorato la condizione dei contadini indiani, ridotto l’uso di pesticidi e quindi le malattie dei coltivatori. Inoltre quell’epidemia di suicidi che lei denuncia sarebbe un falso: la percentuale tra i contadini indiani che coltivano Ogm sarebbe inferiore rispetto ad altre categorie sociali. “Specter non ha fatto una vera ricognizione sul campo, non si è spinto nella regione cotoniera del Maharashtra. Altrimenti avrebbe saputo di Shankar Raut e Tatyaji Varlu, del villaggio di Varud, suicidi dopo il disastroso raccolto di cotone Bt. E tanti casi come questi. L’argomento che i contadini si suicidano per i debiti, e non per gli Ogm, è specioso. Gli agenti della Monsanto che vendono semenze Ogm, fertilizzanti e pesticidi, sono gli stessi che fanno il credito. Il contadino prima si indebita per le semenze di cotone, poi scopre di dover comprare più fertilizzanti e pesticidi e s’indebita ancora. Il bacillo del cotone Bt perde efficacia, le dosi di pesticidi aumentano, i debiti pure. È questo ciclo di alti costi, escalation nei prodotti chimici, la trappola del debito che spinge al suicidio”. Il New Yorker contesta la sua affermazione secondo cui i brevetti della Monsanto impediscono ai contadini di conservare le sementi. Una legge sui diritti degli agricoltori, varata nel 2001, tutela il loro diritto di conservare e riutilizzare i semi. E, secondo l’articolo, i costi scendono e i raccolti sono più ricchi. “Prima che arrivasse la Monsanto le semenze locali di cotone costavano da 5 a 10 rupie il chilo. Il monopolio costruito dalla Monsanto ha fatto salire i prezzi a 3.555 rupie il chilo di cui 1.200 sono royalties. Laddove la Monsanto ha dovuto ridurre i prezzi, per esempio nell’Andra Pradesh, è successo grazie alle nostre pressioni sull’antitrust locale. Anche la legge del 2001 non nasce per caso, io ero stata designata tra gli esperti del ministero dell’Agricoltura. Ma la lotta non finisce mai. Pensi che in questo momento la Pepsi Cola sta penetrando nel business delle mense scolastiche in India. Altro che alimentazione equilibrata, chilometro zero. Un colosso americano del junk-food vuole decidere cosa mangiano i bambini indiani. È in pericolo la nostra sovranità alimentare. Dietro le campagne ideologiche come questo articolo del New Yorker s’intravede un altro obiettivo. Monsanto vuole conquistare l’Africa. Perciò devono diffondere il mito che i loro Ogm hanno reso ricchi i contadini indiani”» (a Federico Rampini) • Polemiche anche per la sua nomina ad ambasciatrice dell’Expo 2015 di Milano.« Il caso di Vandana Shiva, superconsulente dell’Expo, che certo ha altri meriti e le vanno riconosciuti, è un caso di distorsione ideologica, che il New Yorker ha indicato in termini fattuali, con il giornalista Specter difeso a spada tratta dal suo direttore Remnick dall’accusa subdola di razzismo e servaggio alle multinazionali. Non è un caso da poco, e mandare a casa la signora Shiva sarebbe un servizio alla verità e al proposito di “nutrire il pianeta”, che è il titolo dell’Expo milanese» (Giuliano Ferrara) • «Shiva ha fatto parlare molto di sé anche quando si è battuta contro il riso dorato. Il golden rice è una varietà di riso biofortificata sviluppata da Ingo Potrykus dell’Istituto svizzero federale della tecnologia e da Peter Beyer dell’università di Friburgo ed era stato proposto per far fronte alla carenza di vitamina A, un gravissimo deficit che può portare a cecità, ridotto sviluppo celebrale o scheletrico e morte. Secondo gli esperti, la sua introduzione avrebbe salvato centinaia di migliaia di vite, offrendo alle persone povere un’alternativa più economica agli alimenti che contengono la vitamina. Shiva, però, si è sempre opposta alla sua introduzione. “Concentrandosi su una sola coltura, il riso, che non apporta da sola tutti i nutrienti, comprese quantità maggiori di vitamina A del riso dorato, i fautori del riso dorato stanno peggiorando la crisi della fame e della malnutrizione”, ha detto. “I promotori del riso dorato sono ciechi di fronte alla diversità e promotori di cecità, sia a livello metaforico che nutrizionale”. Più di recente Shiva è intervenuta anche sulla Xylella, un batterio killer responsabile del disseccamento rapido degli ulivi in Puglia. Secondo l’attivista, gli alberi che erano stati colpiti non dovevano essere tagliati come raccomandavano tutti gli scienziati poiché, secondo lei, “gli alberi non sbagliano” (parole sue). Per contrastare l’epidemia, a suo dire, si sarebbe invece dovuto smettere di usare i pesticidi e mostrare più vicinanza verso la biosfera. Peccato che non esista tuttora una cura per la Xylella, ma solo misure di contenimento» (Wired) • Nel 2019 l’allora ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti aveva nominato come consigliere scientifico Vandana Shiva, che afferma che lo spillover dei nuovi supervirus è causato dagli Ogm • «Odio volare e sprecare carburante, non sopporto Delhi, mai me ne andrei dalla mia campagna. Vivo in totale frugalità, nella casa dei miei genitori, preglobalizzazione e preindustrializzazione, fra mobili così vecchi da cadere in pezzi. Ma venire in città è necessario, per tenere i rapporti con la politica e con i media. E viaggiare per il mondo devo, per difendere i diritti dei contadini schiacciati dalle multinazionali dell’alimentazione. È la mia prigione, la mia condanna» (a Egle Santolini) • Vegetariana: «Ho la fortuna di essere indiana: da noi ciò che si mangia viene trattato con estremo rispetto, perché è considerato un’espressione del divino. Sono parca e vegetariana e non mi dimentico di essere iscritta in una piramide che contiene tutti gli organismi della Terra. Purtroppo, oggi il cibo è diventato il campo di battaglia per gli abusi più gravi e colpevoli. Col cibo si fa la guerra. E io voglio la pace» (a Egle Santolini) • Tra le sue pubblicazioni in italiano: Il mondo sotto brevetto (2002), Terra madre - Sopravvivere allo sviluppo (2004), Vacche sacre e mucche pazze (2004), Il bene comune della Terra (2006), Ritorno alla Terra - La fine dell’ecoimperialismo (2009), India spezzata - Diversità e democrazia sotto attacco (2011), Storia dei semi (2013); Chi nutrirà il mondo? (2015); Dall’avidità alla cura. La rivoluzione necessaria per un’economia sostenibile (2022).