11 novembre 2023
Tags : Ellekappa (Laura Pellegrini)
Biografia di Ellekappa (Laura Pellegrini)
Ellekappa (Laura Pellegrini), nata a Roma il 12 novembre 1955 (68 anni). Vignettista. Disegnatrice. La tipica ironia pungente di chi è cresciuto nella capitale • «È la più urticante, mi piace proprio quella rompiballe!» (Fedele Confalonieri) • «È una delle mie preferite» (Luciana Littizzetto) • «È cattiva, molto cattiva, come può essere solo chi pretenderebbe il buono e, non trovandolo, impugna una matita e va all’assalto» (Michele Serra) • Debuttò come illustratrice di Città Futura, settimanale della Federazione giovanile comunista italiana (Fgci). Ha poi lavorato per Linus, Il Male, Cuore, Tango, Satirycon, il manifesto e l’Unità. Oggi è a Repubblica • Molto conosciuta, ma altrettanto schiva e riservata. «È timidissima (Francesco Tullio Altan). «Di lei si sa solamente quello che dicono le sue battute, e cioè che è di sinistra e faziosa, limpidamente faziosa. La faziosità dichiarata, anzi, è il suo grande vantaggio, la porta come un trofeo e non come un peso, non se ne vergogna, non cerca le sfumature e anzi le rifugge, e la nettezza micidiale delle sue vignette è il godibile frutto di una devozione davvero tenace, quasi da vestale, al fuoco della passione politica». «Il disegno, tanto stilizzato da essere diventato, con gli anni, quasi invisibile, è ormai solo un fregio grafico, seppure antropomorfo, che sorregge il lettering. L’attenzione del lettore si consuma interamente sulle due battute, l’una che apre e l’altra che chiude, secondo uno schema fisso e invariabile che ha ormai creato, nel tempo, una ritualità e una consuetudine». «Ha portato quasi alla perfezione uno schema mentale classico della satira di sinistra: la destra va attaccata perché ha torto, la sinistra va attaccata perché non è capace di avere ragione» (Serra) • «La sua indignazione è forse più amara che furiosa. I suoi personaggi, di sinistra ma dubbiosi, sono la perfetta incarnazione metropolitana dei militanti di provincia di Staino. Il suo perplesso elettore ha i tipici dubbi di quello che, più che spinto dalla fede, è ormai trasportato dalla rassegnazione (Stefano Di Michele, Foglio 7/5/2015) • Tipo: «Congresso vero o congresso finto?». «Nella seconda ipotesi scorrerà del ketchup». Oppure: «Si può fare la guerra in nome di Dio?». «Per sicurezza i Bush la fanno in nome del padre e del figlio». O ancora: «Fare riforme nella sanità in Italia è complicato». «Meglio farle in Svizzera, privatamente» • Oggi, arrivata alla soglia dei settant’anni, s’è convinta che la politica è ormai così ridicola, tragica e priva di logica che la satira ne è stata sopraffatta. «Una volta bastava dire “il re è nudo”, ora invece il re non solo è nudo, ma se ne vanta e balla al Papeete. Tra gli applausi del famoso popolo sovrano».
Titoli di testa «La sinistra ha problemi con la sua identità». «La sinistra chi?» (Ellekappa).
Vita Romana di Roma, i primi vent’anni della sua vita passati alla Garbatella. Erano i primi anni 60, le strade piene di bambini, la merenda era pane olio e sale, la valuta non era l’euro e neanche la lira, ma «la piotta». «In quegli anni ho frequentato la Cesare Battisti. La scuola più bella di sempre, ma il mondo ne è venuto a conoscenza solo con Caro Diario di Nanni Moretti. Ci si entrava, con ingresso differenziato per maschi e femmine, con un po’ di soggezione, vista l’imponenza. Ho avuto la fortuna di avere una maestra fantastica, la maestra Marini, materna ed amorevole. In ogni aula, attaccato al muro in alto dietro la cattedra, l’altoparlante dal quale ogni tanto si verificava l’evento da fine di mondo: il Direttore diramava annunci solenni a tutte le classi, ma a dir la verità non ne ricordo neanche uno». I pomeriggi al cinema Columbus. «Aveva una programmazione irresistibile: film western, dove gli indiani, ahimè, facevano sempre la parte dei cattivi, e dei “supereroi” Maciste ed Ercole. Quando entravi in sala ti davano pure i biscotti per la merenda». E l’oratorio di San Filippo Neri, con padre Giulio e padre Melani. «Erano i due miti che tenevano saldamente in mano la situazione. Padre Melani, sempre gentile e sorridente, e Padre Guido, gentile a modo suo…incuteva un po’ di timore. Me lo ricordo alto, asciutto, nella sua tonaca nera, con uno sguardo un po’ severo, era il tipo che se non andavi in chiesa ti veniva a cercare a casa…» • Laura scopre la politica intorno ai quindici anni, dopo la strage di piazza Fontana. «Per tutta la mia generazione è scattato qualcosa. Nel cuore di Garbatella erano attive le sezioni di tutti i partiti di sinistra: respiravi politica nell’aria e nelle strade. Sui muri c’erano le scritte “la strage è di Stato”, “Pinelli assassinato”, “Valpreda libero”. I social di allora erano i volantini, i ciclostilati di controinformazione, una comunicazione che ti arrivava letteralmente tra le mani. E inevitabilmente, proprio attraverso la stampa alternativa e al particolare momento storico in cui il Paese era sospeso tra bombe e golpismo strisciante e in cui gli anarchici si trovavano ad essere il capro espiatorio delle trame nere, mi sono ritrovata a frequentare il circolo anarchico Carlo Cafiero, in via Vettor Fausto. Un luogo assolutamente da manuale: uno scantinato piccolo con un arredamento povero, essenziale, pieno di libri e giornali; sul muro, all’entrata, la scritta “Anarchico è il pensiero e verso l’anarchia va la storia”. Lì, nelle discussioni che si facevano, la rivoluzione era proprio a portata di mano, solo una questione di ore. “A, la rivista anarchica”, che andavamo a vendere davanti alla Standa di via Caffaro, veniva stampata nella tipografia de l’Unità, in via dei Taurini, e noi andavamo lì a ritirarla. Ancora non sapevo che via dei Taurini, dopo pochi anni, sarebbe diventata un altro luogo del mio cuore. Al Cafiero sono stata per un anno, credo, poi ho conosciuto il mio attuale marito, che era invece marxista, e passare da Addio Lugano bella all’Internazionale è stato un attimo […] • «Diplomata in un istituto professionale per stilisti di moda, viene assunta in un ufficio ministeriale romano» (wikipedia) • La mia passione per la satira politica è nata proprio in quell’epoca di controinformazione militante, le strisce e le vignette che circolavano allora erano più efficaci di fiumi di parole e io ne ero totalmente conquistata. L’ironia sarcastica tutta romana, come la definisci tu, viene forse proprio dalla consapevolezza delle mie radici: la Garbatella ha (o aveva) un tessuto sociale omogeneo, eravamo tutti nelle stesse condizioni economiche decisamente non brillanti. Forse ho ereditato l’umore di un intero quartiere, che affrontava le difficoltà del quotidiano con dignità e disincanto. Un po’ lo stesso stato d’animo di Trilussa, se vogliamo».
Curiosità Romanista • Antonio Ricci la volle nella redazione di Drive In e alla prima edizione di Striscia • Ha scoperto che padre Melani, il prete severo con la tonaca nera della sua infanzia, aiutò a salvare degli ebrei dalle leggi raziali • Ogni tanto le capita ancora di passare per la Garbatella. «La redazione di Repubblica è a Largo Fochetti, dunque, un giro (ma anche più di uno) per tutto il quartiere è inevitabile visto che l’incubo è trovare un parcheggio. Oppure la sera per andare in qualche ristorante o pizzeria. L’incubo è sempre lo stesso. Però indubbiamente ora Garbatella è culturalmente e socialmente più viva, non per niente è uno dei quartieri più trendy di Roma. Spero solo che non faccia la fine di Trastevere, ormai diventato il parco giochi di stranieri, nuovi ricchi e pseudo intellettuali» • Oggi dice che, con la politica ormai così ridicola, tragica e priva di logica, non solo la satira ma un po’ tutti rischiamo di finire sopraffatti. «Una sfida difficile per la povera vignetta che deve lottare quotidianamente per non farsi travolgere dal frastuono di questo nulla e riuscire a guadagnarsi l’attenzione di chi ancora non si arrende. E anche qui ci vuole passione e tanta, tanta pazienza».
Titola di coda «Sai cosa si mormora a sinistra?». «Il rosario?» (Ellekappa).