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 2023  novembre 15 Mercoledì calendario

Biografia di Donatella Finocchiaro

Donatella Finocchiaro, nata a Palermo il 16 novembre 1970 (53 anni). Attrice. Tra i suoi film Angela (regia di Roberta Torre, 2002), Perduto amor (Franco Battiato, 2003), Il regista di matrimoni (Marco Bellocchio, 2006), L’abbuffata (Mimmo Calopresti, 2007). «Io non mi sento tanto bella, ho pure un dente storto».
Vita «Da piccola ero grassottella, timida e permalosa. Mio cugino mi chiamava “elefante” e io ci rimanevo male. Recentemente mio padre mi ha mostrato una foto di me imbronciata con i pugni sui fianchi: “Eri sempre così”, ha detto» (a Nina Verdelli) • «Da bambina voleva diventare ballerina o suora. Non ha mai fatto né l’una né l’altra. Poi, crescendo, per accontentare il papà imprenditore, si è laureata in Giurisprudenza. Voto finale 105, tesi in Medicina legale, ritrovandosi poi a vent’anni a lavorare in uno studio legale di Catania» (Lucio Giordano) • «Che avvocato sarebbe diventata? “Penalista”. Le è spiaciuto lasciare? “Per niente: mentre frequentavo il tirocinio in uno studio legale mi sono iscritta alla scuola di teatro dello Stabile di Catania. Non ci ho messo molto ad appassionarmi alla recitazione”. E a decidere di rinunciare all’avvocatura? “È stato più duro: l’idea di abbandonare una professione sicura per un salto nel vuoto mi teneva sveglia la notte. Sapevo che avrei deluso mio padre”. Lui cosa desiderava? “Proteggermi, credo. Non sa le battaglie che ho dovuto combattere per la libertà: a mio fratello, di 9 anni più giovane, è stato permesso di studiare all’estero. Io, femmina, a Catania dovevo rimanere. Solo piangendo sono riuscita a strappare qualche permesso”. Quale? “Quello di andare a ballare. Mi ricordo il corridoio di casa mia a Gravina: mio padre urlava e mi lanciava le chiavi di casa. Mi facevo scendere i lacrimoni e ottenevo un’ora in più in discoteca. Ho imparato a recitare così. Era severissimo ma, ora che sono mamma, certi suoi divieti li capisco”» (a Nina Verdelli) • «Il suo grande amore è sempre stato il teatro. Nel 1999 è stata notata ne Le Troiane di Van Huck. A quel punto il salto verso il cinema è stato più facile. Nel 2001 Roberta Torre la sceglie per interpretare Angela nel film che le darà la notorietà. La pellicola arriva a Cannes e al Sundance Festival di Robert Redford. Occhi come olive nere, capelli scuri, forte accento siciliano» (La Stampa) • L’incontro col cinema è legato a una polaroid: «Me la scattarono durante il casting per Angela, a Catania. Mi accompagnò mia cognata che fa l’attrice. Dopo un mese è arrivata la telefonata: mi dicevano che avevo la faccia giusta per quel personaggio. Così è iniziata l’avventura» • «Era giovane negli anni del maxiprocesso, ma cosa ricorda? “Ero nel pieno dell’adolescenza, non sentivo la mafia come una cosa che poteva invadere la mia vita. Avevo i racconti di mio padre, che è sempre stato attento, di alcuni zii che lavoravano a Palermo. Ma non scorderò mai il giorno in cui la mafia ha fatto irruzione nella mia vita: quando hanno assassinato il generale Dalla Chiesa, del quale un mio zio carabiniere era buon amico. Mio zio apprese la notizia a casa mia, vederlo piangere mi ha fatto capire che la mafia non era quell’astrazione di cui ci parlavano a scuola, ma qualcosa che poteva riguardare da vicino le persone a me care. Purtroppo, qualche anno dopo lo avrei capito sulla mia pelle, il giorno in cui fecero esplodere la fabbrica di mio padre perché non aveva pagato il pizzo”» (a Eleonora Lombardo) • «Al padre, la mafia ha fatto saltare in aria l’industria di carta. E lei per tutta risposta recita in teatro L’istruttoria, un testo sulla morte di Giuseppe Fava, il giornalista e drammaturgo assassinato proprio da Cosa Nostra, scritto dal figlio Claudio. Non solo, ma è stata anche protagonista del film Sulla mia pelle di Valerio Jalongo, ambientato a Napoli, dove invece della mafia è la camorra a minacciare un imprenditore, proprietario di un caseificio. La sua sembra quasi una crociata» (Emilia Costantini) • Ha interpretato Adriana Faranda nell’ Aldo Moro televisivo di Gianluca Maria Tavarelli (2008); la Maritza di Bocca di rosa (Costantini, 2007) tratto dal romanzo Un destino ridicolo scritto da Fabrizio De André con Alessandro Gennari (Einaudi, 1999); Ada ne Il dolce e l’amaro di Porporati (2007) e la malavitosa che fa innamorare il giudice ne I Galantuomini di Edoardo Winspeare (2008), con cui ha vinto il premio come Migliore interpretazione femminile al Roma Film Festival. Nel 2009 partecipa al grande affresco siciliano Baaria, di Giuseppe Tornatore. Nel 2011 torna a recitare per Roberta Torre ne I baci mai dati, madre di una tredicenne che a Catania finge di aver visto la Madonna. Sempre nel 2011 ha interpretato Giulietta in Terraferma, di Emanuele Crialese, e ha diretto il documentario Andata e ritorno • Nel 2013 ha impersonato un trans in Rito di Primavera (Matteo Botrugno, Daniele Coluccini) • «Ha una laurea in Giurisprudenza e un curriculum come poche. I suoi personaggi hanno sempre messo in mostra la formidabile carriera di una delle migliori attrici in circolazione, che nella vita come sullo schermo, non ha mai rinunciato al filo rosso che lega sentimenti e stati d’animo. L’unica difficoltà che ha un regista è quella di farle dimenticare quant’è bella. Ma se il personaggio la intriga, l’aspetto fisico passa in secondo ordine. In fondo non ha mai basato la sua carriera come femme fatale. Infatti a dispetto delle “cattive ragazze» che vanno dappertutto e poi restano all’angolo, i registi cercano lei per offrirle ruoli, non provini. Ed è questo che fa la differenza. Ha accettato anche di interpretare un trans. Non facile per una attrice catturare lo spirito di un trans è una sfida decisamente impegnativa. “Mi è piaciuta l’idea”, racconta Donatella, “Matteo Botrugno e Daniele Colluccini hanno scritto Rito di primavera, un film su un trans brasiliano. È una storia molto interessante. So che non sarà facile interpretarlo, ma spero che ci siano sempre registi bravi e pronti ad offrirmi ruoli estremi, come hanno fatto loro. Credo che il nostro cinema deve puntare sempre di più sui giovani autori di talento che sanno raccontare ciò che accade nella vita. Inizieremo a girare a fine anno con location tra Roma e Rio De Janeiro” […] Sul grande schermo, molto spesso, ha interpretato ruoli di donne forti e coraggiose. Anche nella vita privata non è da meno: “Sono concreta, vedo il lato positivo delle cose anche quando non sembrano giuste. Ogni giorno mi alzo e guardo avanti. Solo il teatro mi manca come una «costola». Lo amo moltissimo, ma la difficoltà è quella di impegnarmi per una tournée”» (Annamaria Piacentini) • Nel 2022 ha debuttato nella regia teatrale, con La lupa di Giovanni Verga: «Perché sono i cento anni, e me l’ha proposto Luca De Fusco con lo Stabile di Catania. Non trovavamo un regista, la regista che volevo io, che era Emma Dante, era occupata, perché sta girando il suo film, e lei stessa mi incoraggiò, mi disse “fallo tu, devi fare tu la regia, tu hai il mestiere, hai il talento, fai questo mestiere da 20 anni, chi ti può dirigere meglio di te stessa?”. Ho detto: perché no? Noi donne dobbiamo prendere coraggio, perché no? Perché un uomo si sente di farlo e una donna no? Perché questa insicurezza? Ovviamente è un cambio, però già abbiamo fatto delle prove e devo dire che mi sono trovata veramente bene in questo ruolo» (ad Askanews) • Da ultima vista al cinema in Bentornato papà (regia di Domenico Fortunato, 2021) e in La stranezza (di Robertò Andò, 2022). Nella serie I Leoni di Sicilia (di Paolo Genovese, 2023) interpretata la matriarca Giuseppina Florio: «È la capostipite che ha creato l’impero dei Florio. A quei tempi c’era il patriarcato, comandavano i maschi, eppure è lei di fatto a dominare tutti. Giuseppina è la tostissima matriarca”. Un personaggio femminile duro, ostile. “È arcigna, sembra cattiva, in realtà è solo una donna privata dell’amore della sua vita che si lega morbosamente al potere, al denaro, al riscatto sociale. Lo fa per compensare, come fanno ancora oggi tanti uomini. Le ho donato i miei spigoli, lavorando molto sulla mia durezza. Ho pensato a mia nonna, vissuta ai primi del Novecento”. Di solito le affidano personaggi più morbidi, sentimentali. “Vero, per questo non mi sono fatta sfuggire la chance di tirare fuori tutta la durezza da suocera, come sa bene la mia ‘nuora’ Giulia Portalupi interpretata da Miriam Leone, con cui ci siamo fatte tante risate da brave catanesi” […] È il momento delle attrici che passano alla regia, ci ha pensato? “Sto girando un documentario su femminilità e sessualità, sull’orgoglio di essere donne e vivere la sessualità come si vuole”. La sessualità femminile è ancora un tabù? “Certo, siamo ancora circondate da uomini che vogliono possederci in ogni modo, anche attraverso il giudizio e minando la nostra autostima. Il giudizio patriarcale regna sovrano, siamo valutate in base a come andiamo vestite e con chi andiamo a letto, è qualcosa che ci condiziona l’esistenza. Ancora capita di sentir dire che le donne non sono in grado di guidare, è così umiliante. Per noi, ma anche per gli uomini che dicono e pensano certe cose. Siamo cresciute tutte con violenze psicologiche senza saperlo da parte di chi per secoli ci ha voluto far sentire incapaci”» (Claudia Catalli) • «Per le attrici la situazione è drammatica. Le nostre signore attrici sono sempre relegate a fare le mogli di, le madri di, le amanti di. Le serie magari lasciano più spazio, ma il cinema no. Il cinema è fatto da uomini, produttori, distributori, sono tutti uomini e quindi raccontano il loro mondo. Raccontano quello che conoscono, non ne faccio una colpa» (Carlo D’Acquisto).
Amori Un matrimonio finito con Bruno Torrisi. Nel 2014 ha avuto una figlia, Nina, da Edoardo Morabito, con il quale si è lasciata nel 2019. «Tanti mie cari amici dicevano di non fare figli in questo mondo così ingiusto. Credo, invece, che non averli sia un atto di egoismo. Generare la vita è una grande prova d’amore. Proprio come abbaiamo fatto noi, anche loro se la caveranno in qualche modo» (a Paola Medori) • «Il mondo è pieno di uomini aggressivi che ti sottopongono a violenze fisiche e psicologiche. Quante donne si lasciano convincere dal proprio compagno di non valere nulla? Quante perdonano uno schiaffo perché dopo arriva il mazzo di fiori? Ma liberiamoci di questi uomini! Stiamo benissimo anche da sole. Quando ho divorziato dal primo marito sono rimasta single quattro anni e non sono mai stata meglio. Dobbiamo essere tutte femministe perché siamo troppo lontane dalla parità, economica e affettiva. Io cerco di spiegare a mia figlia che, oggi, Cenerentola, Biancaneve, la Bella Addormentata non passerebbero anni ad aspettare il principe azzurro: diventerebbero imprenditrici, parrucchiere, insomma conquisterebbero l’indipendenza […] Vorrei innamorarmi di nuovo. Ma devo trovare un maschio illuminato, che non teme la parità con la compagna ed è libero dalle incrostazioni del passato. Oddio, riconosco che noi donne cambiamo quando diventiamo mamme: il neonato è il nostro interesse primario, pensiamo di essere le sole a sapercene occupare. Mettiamo da parte il marito, magari lo sminuiamo pure perché non prepara le pappe bene come noi. A quel punto, l’uomo si sente emarginato. E frigna”» (a Nina Verdelli).
Religione «Sono cattolica. Credo in un Dio che da qualche parte ci protegge e ci illumina. Nei momenti di sconforto e disperazione la fede è una grande ancora, come il silenzio o la natura quando abbiamo bisogno di pace. Andare in chiesa è come entrare dentro un tempio. Ci vado spesso da sola, quando non c’è nessuno. E in quel luogo importante e spirituale ascolto il mio silenzio» (a Paola Medori).