24 novembre 2023
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Biografia di Rosa von Praunheim
Rosa von Praunheim, pseudonimo di Holger Mischwitzky, nato a Riga il 25 novembre 1942 (81 anni). Regista tedesco, tra gli esponenti più significativi della cultura gay tedesca e tra i fondatori del movimento politico gay nella Repubblica Federale Tedesca. Scrittore e «enfant terrible». Il suo nome d’arte fa riferimento all’omonimo quartiere di Francoforte e al triangolo rosa che gli omosessuali portavano nei lager.
Titoli di testa «Ciao fricchettoni, amanti del cinema e pervertiti. Sono stato uno dei primi al mondo a realizzare un film di impronta politica a tema gay dopo la seconda guerra mondiale e posso dire, modestamente, di essere il regista di film omosessuali più prolifico su questa Terra» [Incipit della sua biografia sul suo sito]
Vita Infanzia normale: «La mia famiglia stava fuggendo dall’Est all’Ovest della Germania. Non andavo bene a scuola né nelle cose pratiche, quindi per me c’erano poche possibilità di un buon lavoro per il futuro. Da giovanissimo avevo già scritto e dipinto molto, ma non avrei mai pensato di poter diventare pittore o autore di professione» [Bruno Bötschi, BlueNews] • «Mi interessava l’arte fin da piccolo, per cui per me, che ero disadattato, l’individualismo è sempre stato preponderante. Da chi io abbia ereditato questo non so dirlo, perché sono stato accolto dai miei genitori adottivi come un trovatello e quindi posso dire poco sul conto dei miei genitori naturali. Tutto quello che so è che, da giovane, mi sentivo spesso solo con i miei interessi» • Ha appreso di essere stato adottato per la prima volta all’età di 58 anni. Cosa ha provato? «L’ho trovato grandioso e avventuroso. Per anni mia madre ha avuto paura di dirmelo, perché pensava che avrei reagito alla consapevolezza dell’adozione con risentimento nei suoi riguardi. In realtà, è successo tutto il contrario: mia madre mi ha salvato da una situazione problematica. I miei genitori mi hanno protetto meravigliosamente e mi hanno donato una vita fantastica che altrimenti non avrei avuto» • A 19 anni ho fatto sesso per la prima volta con una donna «e poi con un uomo poco tempo dopo» • Nel 1962, a 20 anni, «ho inscenato il mio funerale insieme ad alcuni compagni di studio. Ho sempre trovato la morte eccitante. Quando si è più giovani, c’è ancora una certa distanza dalla morte, quindi è possibile affrontarla in modo più radicale e libero e scherzarci su con animo più leggero» [BB] • «All’inizio degli anni Sessanta la mia rabbia era rivolta contro i miei amici gay ansiosi: si arrendevano, non controbattevano, vivevano vite nascoste e piene di paura. Non potevo parlare con nessuno di politica e arte gay [Christian Montedoro, NpcMagazine] • Ha studiato pittura a Berlino. Nel 1967 realizza il primo cortometraggio: Von Rosa von Praunheim. «Mi sono sposato, perché il Senato sovvenzionava le giovani. Con i soldi, ho girato il mio secondo cortometraggio: Daughters of the Revolution, presentato al Festival di Mannheim e acquistato dalla televisione, che mi ha chiesto altri film». Così è iniziata la sua carriera da regista [Colette Gordard, Le Monde 1982] • Al Festival dell’Avanguardia di Knokke-le-Zoute nel 1967 «mi innamorai di Werner Schroeter. Venne con un super8 sui gatti. Ero lì con mia moglie. La nostra storia era molto violenta, dormivamo noi tre e mia moglie era gelosa. Schroeter ed io abbiamo fatto diversi film insieme, molto belli. Nel 1969 abbiamo vinto il premio del Festival di Mannheim» [Gordard, cit.] • Nel 1971 fonda il primo movimento omosessuale in Germania: «È stato un grande scandalo. Molte persone allora ce l’avevano con noi e anche con me. Ero considerato un provocatore» [BB] • Nello stesso anno 1971 esce in sala con quello che è stato il mio film controverso e che sicuramente li ha sconvolti: Nicht der Homosexuelle ist pervers, sondern die Situation, in der er lebt (Non è l’omosessuale ad essere perverso, ma la situazione in cui vive). La protagonista è sua zia che stava con un giovane omosessuale. «All’inizio il film era stato bandito, a causa delle notevoli reazioni che aveva causato nella stampa. Più tardi è stato riprodotto in televisione. A quel tempo c’erano solo tre programmi tv in Germania e, di conseguenza, l’attenzione del pubblico era enorme» [BB] • «Racconta la realtà gay tedesca attraverso un voice over quasi incessante, che copre persino le battute dei personaggi. Il film setaccia i luoghi della comunità per elaborare un’analisi a trecentosessanta gradi: si va dai bagni pubblici fatti di sesso sconnesso e clandestino ai bar che permettevano di dimenticare per un attimo la sofferenza dell’emarginazione, dagli angoli notturni dei leather a quelli diurni per il cruising e così via. La straordinaria lucidità dell’indagine si deve alla collaborazione col sociologo Martin Dannecker, che tra il 1970 e il 1973 aveva condotto assieme a Reimut Reiche un sondaggio su circa 800 uomini omosessuali, pubblicato nel 1974 nel Journal of Sex Research col nome di Male Homosexuality in West Germany – A Sociological Investigation» [Montedoro, cit.] • Nel corso del tour delle proiezioni sono nati oltre cinquanta gruppi politici omosessuali: Dopo questi tre film ho avuto un periodo sfortunato. Pensavo di essere un genio, ero arrogante [Godard, cit.] • Nel 1981 pubblica il suo secondo libro: Gibt es Sex nach dem Tod? (C’è sesso dopo la morte?): «La sessualità è la radice di tutto. Senza sesso, l’umanità non esisterebbe. La cosa terribile è che la chiesa ha demonizzato la sessualità. Quasi tutte le religioni si uniformano su questo argomento e criticano la sessualità. È terribile quanto questo non faccia altro che innescare nelle persone il senso di colpa. Ma, al contrario, il sesso è qualcosa di potente e che genera vita» [Bötschi, cit.] • Cosa prova durante il sesso? «Dipende dal partner e dall’occasione. Esistono mille tipi diversi di sesso. Soprattutto per un uomo gay che ha molte più libertà di un uomo eterosessuale. Gli omosessuali si avvicinano l’un l’altro con meno distanza. Questo è il bello di essere gay: tutti hanno la possibilità di fare sesso. Non sto parlando di amore, relazione o vicinanza affettiva, queste sono cose ben diverse. Dico solo che per i gay fare sesso è relativamente facile» • Del 1990 l’unica cosa della quale si pente davvero: «All’inizio degli anni Novanta, abbiamo fondato la televisione gay a Berlino. Ad un certo punto, Rtl ci ha notato. A quel tempo, l’emittente televisiva produceva già il Weibermagazin con Hella von Sinnen e stava collaborando con noi per la realizzazione di un programma pilota. Allora vivevo già in Svizzera. In occasione della prima di uno dei miei film un giornalista mi chiese perché RTL voleva finanziare la nostra televisione gay. Risposi: “Per fare audience realizzerebbero perfino una rivista biblica o neonazista”. In qualche modo, la mia risposta arrivò alle orecchie dei dirigenti della rete e la possibilità di realizzare una rivista gay per un pubblico più ampio purtroppo svanì, almeno in quel momento» • «Una volta, mentre giravo un film in Messico, qualcuno mi ha detto che assomigliavo ad Alain Delon e poco dopo sono stato paragonato anche a Warren Beatty. L’ho trovato fantastico. Oh, da giovane ero davvero molto bello e avevo i miei ammiratori. Ma allora non potevo godermi pienamente quella popolarità. Probabilmente è stata comunque una cosa positiva, altrimenti sarei cresciuto con un atteggiamento vanitoso» • «Sono stato bersaglio della stampa anche nel 1991 quando ho fatto outing pubblicamente in televisione sulle identità sessuali di Hape Kerkeling e Alfred Biolek. Ho preso questa iniziativa per far capire a tutti gli omosessuali che vivevano ancora nell’ombra che non erano soli e che l’omosessualità era diffusa anche tra le celebrità. Il mio intento principale era quello di incoraggiare gli altri. Tutte le celebrità sulle quali ho fatto outing hanno poi speculato sul mio atto di coraggio. La loro popolarità è aumentata subito dopo. Mentre l’odio è ricaduto tutto su di me» • Il suo appartamento a Berlino. Un vecchio edificio. Pareti alte, mobili colorati e accoglienti accostati un po’ a caso, sui muri poster dei suoi film. Sul divano foderato di nero, peluche colorati. Accanto due grandi lavagne bianche sulle quali sono annotati, con tratto preciso, gli appuntamenti per il suo prossimo progetto cinematografico [Bötschi, cit.] • Nel gennaio 2018 è a teatro con Jeder Idiot hat eine Oma, nur ich nicht: «È un musical autobiografico nel quale ho rimodellato la mia biografia in modo arguto e ironico ma serio allo stesso tempo. Le rappresentazioni dell’opera hanno riscosso molto successo per ben un anno e mezzo. In quelle occasioni, spesso ero presente anche io per supportare i due personaggi principali. È stato davvero emozionante per me, perché tutte le volte ho avuto modo di rivedere, per così dire, la mia vita compressa in poco tempo. Non ho una buona memoria e a malapena riesco a ricordare tutto quello che ha fatto Rosa da giovane. Ogni volta che giro un nuovo film, mi sento sempre come se stessi ricominciando ad essere creativo» • Lettore appassionato: «Prima ne leggevo 10 contemporaneamente. Ora inizio a leggerne molti e poi mi blocco con alcuni. Lo stesso vale con i film. Non ho molta pazienza: se un film non mi piace, non lo vedo fino alla fine» • Nel 2019 gira Operndiven, Oberntunten, un documentario su uomini gay che amano l’opera. I gay in particolare amano le voci alte di soprano. La mia spiegazione è che molti gay sentono di far parte di una minoranza o si sentono addirittura inferiori, ma dalla venerazione delle stelle dell’opera ricavano una certa autostima. L’opera è anche una sorta di fuga per i gay. Non a caso, andrò a far visita ad alcune stelle dell’opera per scoprire cosa pensano dei loro fan gay» • Davvero trova orribile la musica in generale? «Beh, ho ben poco a che fare con la musica perché non mi piaceva per niente l’educazione musicale a scuola. Però ho sempre trovato eccezionale la musica un po’ stramba. La musica militare tailandese, per esempio. Mi piacciono le canzoni di musica popolare polacca e le canzoni politiche della RDT (Repubblica Democratica Tedesca). Ho un debole per la musica che è involontariamente divertente» [BB] • Nel 2023 la sua mostra d’arte Jesus liebt (Gesù ama) è stata chiusa e poi riaperta:«ma non più nella sua sede originale – la chiesa di Sant’Egidio – , bensì nella Kreisgalerie. Questa nuova sede è significativa, poiché la galleria si trova proprio lungo la Straße der Menschenrechte, ovvero la “Via dei Diritti Umani”» [Ilmitte.com] • Nel Corso della sua vita ha girato più di 140 flm, ha realizzato talk show infiniti e scritto numerosi libri, radiodrammi e opere teatrali: «Ho girato anche molti film su questioni sociali» • Le piacciono le barzellette gay? «Sì, ma dipende sempre da chi le racconta. Sono cresciuto in un’epoca in cui le barzellette gay avevano sempre una sfumatura omofoba» • «Le persone anziane non hanno più nulla da perdere, per cui possono comportarsi in modo più radicale. Noi anziani potremmo viaggiare per il mondo e rivoltare i sistemi politici capeggiati da Trump, Putin, Erdogan e, con loro, tutti i sostenitori. Il problema è, naturalmente, capire se questa sia una buona soluzione e chi o cosa verrà dopo» • «Credo che quando una persona cresce, la sua immaginazione muore in un certo qual modo. Per questo io resto bambino» • «Mi sono già venute in mente alcune idee divertenti sulle sorti del mio corpo dopo la morte. Mi piacerebbe che il mio corpo venisse riempito di liquido e imbalsamato. Poi lo si potrebbe esibire al Museo del cinema di Berlino, con un televisore nell’addome sul quale trasmettere i miei film per le scolaresche. In ogni caso, è davvero molto probabile che non andrà a finire in questo modo. Piuttosto, il mio corpo verrà seppellito nel cimitero Alter St.-Matthäus-Kirchhof di Berlino. È un cimitero decisamente progressista. Lì sono sepolti molti gay, morti di Aids. Preferirei che la mia tomba fosse decorata con tanti peni» [Bötschi, cit].
Religione «Sono credente e quindi penso che dopo la morte possa davvero esistere tutto quello che uno si immagina. Allo stesso tempo, sono una persona molto realista e credo che dopo la morte non ci possa essere nulla. Nel mio film Rosas Höllenfahrt, uno scienziato culturale dice: “Diventeremo acqua intelligente”. Penso che sia una bella immagine, anche se non ci credo».
Amore Il compagno Oliver Sechting: «Sono felice di avere una relazione da quindici anni con un uomo meraviglioso».
Titoli di coda «Il concetto di emancipazione riguarda la parità».