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 2023  dicembre 02 Sabato calendario

"RAFFA DICEVA CHE LEI ERA DUE DONNE, RAFFAELLA E LA CARRÀ. A INIZIO STAGIONE MI CHIEDEVA: “COME VESTIAMO QUEST’ANNO LA CARRÀ?” – L'ULTIMA INTERVISTA, A "CHI", DEL COSTUMISTA LUCA SABATELLI, SCOMPARSO A 87 ANNI, A MILANO – "UNA VOLTA RAFFA MI CANTO’ LUCA" (BRANO APERTAMENTE OMOSESSUALE, SCRITTO DA BONCOMPAGNI E ISPIRATO PROPRIO A LUI) – E POI LORELLA CUCCARINI, RENATO ZERO “RICCIO”, LA BERTE’ COL PANCIONE, MARIANGELA MELATO "SOFFERENTE", LAURA ANTONELLI "TURBATA". BRIGITTE NIELSEN? "UNO SHOCK DI BELLEZZA MITOLOGICA: IL VISO DI VENERE, IL BUSTO DI GIUNONE, LE GAMBE LUNGHISSIME DI MINERVA..." -

A due passi da Porta Romana, in fondo a un cortile milanese, una casa che è un museo, un archivio, un atelier: «Questa casa l’ha progettata l’architetto di San Babila», dice Marco Sanna che appare, di bianco vestito, alle spalle del maestro Luca Sabatelli.

L’avrà disegnata Caccia Dominioni? Luciano Baldessari? Certo è che lo spazio ha l’impronta, anzi il segno di chi la abita, Luca Sabatelli, appunto. Se cercate nella memoria forse non trovate lui, ma certo trovate ogni costume indossato da ogni prima donna dal giorno in cui la tv prese (letteralmente) colore: «Come iniziai a lavorare lì? Conobbi Loretta Goggi per un carosello di Luciano Salce. Ci divertimmo molto in quella occasione, un cambio infinito di abiti. Alla fine Loretta mi chiese: “Non hai mai fatto tv?”.

Abituato al cinema a colori risposi allarmato: “Ma lo spettacolo non è a colori!” Loretta rispose: “Il mio sì! Si chiamerà Dal primo momento che ti ho visto, con Massimo Ranieri e la regia di Vito Molinari e sarà il primo spettacolo a colori della televisione italiana”». Nel soggiorno tutto si ferma, il maestro non è solito parlare, si fa capire assai bene, ma quelle sue tante “maledette primavere” si sentono quasi sempre più della sua voce.

Sfogliando i suoi bozzetti ci sorprenderà con i suoi sporadici interventi e con i suoi silenzi carichi. Scorrono disegni che sono sogni. E scorrono le foto di Heather Parisi, di Lorella Cuccarini, di Renato Zero, di Romina Power, di Brigitte Nielsen, che per lui fu un vero colpo di fulmine: «Arrivò in Italia dopo il divorzio da Sylvester Stallone. Alta un metro e novanta, uno shock di bellezza mitologica: il viso di Venere, il busto di Giunone, le gambe lunghissime di Minerva». Sabatelli ormai da tempo aveva capito che quelle donne di spettacolo, tanto forti sulla ribalta, erano tanto fragili quando si spogliavano delle armature che lui confezionava per loro.

Già, attraverso la misura precisa dei loro corpi Luca le conosceva meglio dei loro mariti e dei loro amanti. E di questo parla poco e non è per gli acciacchi: «Mariangela Melato qualche volta era sofferente, Laura Antonelli era turbata, la Carrà? Noooo, lei era giocosa. Lo sa? Diceva che lei non era una donna, era due donne, Raffaella e la Carrà. A inizio stagione Raffaella arrivava e mi chiedeva: “Come vestiamo quest’anno la Carrà?”».

Quello con Raffaella fu “il” sodalizio, Luca non andò al suo funerale, per lui lei non è mai morta. Resta la donna che una volta gli cantò Luca, canzone apertamente omosessuale, scritta da Boncompagni e ispirata proprio a lui, già, a Luca Sabatelli: correva veloce, ma suvvia non così tanto, il 1978. «Essere liberi, però, è non avere paura»: lo dice la cantante Nina Simone e resta sempre vero. E Sabatelli, uno che metteva i reggicalze alle dive come noi aggiungiamo il sale nell’acqua di cottura, di paure non ne aveva.

Confezionò nel 1986 un Renato Zero “riccio”: «Dopo tutti i costumi che creava per se stesso cosa avrei potuto fare? Gli feci un costume tutto aculei». Forse perché prima di lavorarci assieme aveva trascorso tante notti con lui al Piper? Con un abito riccio magari tieni tutti alla giusta distanza? Chi lo sa. «Io so che adoravo ballare, ballavo come un pazzo». E dove c’era Renato c’era anche Loredana. Per la Bertè si inventa la pancia da donna incinta a Sanremo. «Glielo proposi e lei mi rispose: “Scherzi? Certo che lo faccio”. Ci misi un’ora a vestirla».

Marco, intanto, che per lui a Venezia ha ritirato il premio Starlight alla carriera, ci porge un cioccolatino colorato e ci legge la motivazione sulla targa: “Premio alla carriera come miglior costumista per la dedizione di una vita consegnata al cinema e allo spettacolo”. Eh, già, perché a guardare ancora un po’ più indietro nella memoria e nelle pagine dei suoi album ci sono gli abiti per gli spettacoli del Piccolo Teatro e i balletti della Scala di Milano, uno su tutti Passione. «Ah, i ballerini, quei corpi che si fanno anima».

A Sabatelli piace la frase di Aldo Grasso, «la grande star è quella che non ha più bisogno di frantumarsi in tanti personaggi per esistere; è in grado di operare una decisiva inversione, riunire tanti personaggi in uno solo, se stessa. E l’abito è la sua pelle». Torna allora alla mente Monica Vitti… «Quando girava Ti ho sposato per allegria poi andava a dormire con camicia western e stivali».

Ripensandoci, gli si accende lo sguardo: «Oggi la spettacolarizzazione ha sostituito un po’ la creatività, non trova? La Carrà mi diceva: “Io non sono una cantante, sono una cantante da guardare”». E subito Taylor Swift si fa un po’ più piccolina ai nostri occhi. Non che la Carrà sia stata perfetta, intendiamoci: è stata quasi perfetta visto che il costumista, Sabatelli, lo soffiò alla Goggi e la Goggi ancora oggi ne parla. Luca tace, è più un silenzio diplomatico che imposto dalle maledette 87 primavere. Prende un foglio e si mette a disegnare. C’è sempre un domani.