Corriere della Sera, 2 dicembre 2023
Il smepreverde Bonelli
ROMA In politica da più di 30 anni, dal 2009 Angelo Bonelli è il leader dei Verdi italiani. Leader indiscusso, a quanto pare, visto che la co-portavoce del suo partito, Eleonora Evi, che non la pensava come lui, se ne è dovuta andare.
Se il 2009 è l’anno che segna la svolta per Bonelli, che ottiene la guida dei Verdi, il 2008 avrebbe dovuto essere, invece, l’anno del suo addio alla politica. Già, perché in quelle elezioni, in cui fa il suo debutto il Partito democratico di Walter Veltroni, la Sinistra arcobaleno – composta dalla federazione dei Verdi e da Rifondazione comunista – non riuscì a entrare in Parlamento.
Bonelli, pur non essendo il leader della sua formazione (all’epoca quel ruolo era ricoperto da Alfonso Pecoraro Scanio), non la prese bene e annunciò: «Faccio un passo indietro». Salvo l’anno dopo, nel 2009 appunto, candidarsi alla presidenza dei Verdi. L’«infortunio» del 2008 quindi non ha pregiudicato le sorti di Bonelli.
Del resto, il leader dei Verdi ha un rapporto non facile con le consultazioni nazionali: non riesce a essere eletto nel 1992, nel 1994, nel 2008, e nel 2013. Viene invece eletto nel 2006 e poi di nuovo l’anno scorso, quando decide di unire le sue forze a quelle di Nicola Fratoianni.
Il leader verde non sembra avere miglior fortuna nemmeno con le elezioni europee: non centra l’obiettivo nel 2014 e nemmeno nel 2019. Nonostante questi insuccessi elettorali, Bonelli continua la sua ascesa nei Verdi, grazie anche a un sapiente uso dei social e ad alcune apparizioni televisive azzeccate.
L’altro caso
Il precedente nel 2022, quando ha candidato
Rossella Muroni
in un collegio perdente
Apparentemente schivo (qualcuno lo definisce addirittura timido) il co-portavoce dei Verdi è capace anche di gesti eclatanti. Come quando, nel marzo di quest’anno, nell’aula di Montecitorio, davanti a Giorgia Meloni, per dimostrare che la crisi idrica ormai in Italia è una vera e propria emergenza, ha tirato fuori dalla tasca alcuni sassi della secca dell’Adige e li ha mostrati al governo e ai colleghi deputati. La risposta della premier? «Manco fossi Mosé», ha commentato Meloni, facendo irritare non poco il leader dei Verdi.
C’è chi, nel centrosinistra, per sminuirlo, accusa Bonelli di essere troppo ideologico. Ma così non è, come dimostra la sua decisione di allearsi con Fratoianni per le elezioni politiche dello scorso anno. Con quel Fratoianni, cioé, contro cui si era costituito parte civile nel maxi processo dell’Ilva di Taranto. Il leader della Sinistra italiana all’epoca dei fatti era assessore regionale alle Politiche giovanili e all’innovazione in Puglia, con Nichi Vendola presidente. Da quell’inchiesta Fratoianni è uscito pulito, ma costretto a pagare le spese processuali ad alcune parti civili, tra cui, appunto, Bonelli.
Eppure, nonostante fossero acerrimi nemici, il gran capo dei Verdi, dopo aver polemizzato per anni con il leader di Sinistra italiana, ha optato per un approccio pragmatico e tutt’altro che ideologico: ha stretto la mano a Fratoianni e si è alleato con lui.
Adesso che Evi lo ha accusato di patriarcato, molte donne del suo partito lo hanno difeso. Eppure qualche problema in quell’ambito Bonelli lo aveva già avuto. Come quando, insieme a Fratoianni, ha deciso di candidare Rossella Muroni, un’esponente molto apprezzata del mondo dell’ambientalismo (tant’è vero che Elly Schlein all’inizio aveva pensato a lei come responsabile di quel settore nel Pd), in un collegio perdente, visto che per il centrodestra lì si presentava Federico Rampelli. Era il 2022 e agli ambientalisti doc Bonelli preferiva «la grande famiglia allargata dei verdi e della sinistra con Aboubakar Soumahoro».