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 2023  novembre 30 Giovedì calendario

Intervista a Matteo Piantedosi

I migranti minori «non saranno mai trattenuti nei Centri di permanenza per il rimpatrio». L’accordo con l’Albania «ha attirato l’attenzione degli altri Paesi e può essere replicato, in Europa e in Italia». Quello con Tunisi «sta funzionando: hanno fermato oltre 60 mila partenze». E sull’emergenza femminicidi «le forze dell’ordine sono preparate ma continueremo a lavorare sulla formazione degli agenti».
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervistato dal vicedirettore Federico Monga su LaStampa.it, traccia una linea delle emergenze in corso del nostro Paese. E sulla sensazione di insicurezza dei cittadini afferma «va in controtendenza rispetto ai dati che abbiamo. Siamo tra i più sicuri ma gli italiani non lo percepiscono, questo governo ha rispetto di questa sensazione e lavora per migliorare su ogni aspetto».
Ministro, i decreti del suo governo prevedono che ci sia la possibilità di trattenere i minori nei Cpr: non si rischia di andare incontro a nuove bocciature anche alla luce della sentenza da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo?
«La legge internazionale prevede che il minore debba avere un trattamento differenziato. È un principio giusto e sano, ma l’escalation di arrivi e l’assenza di strutture dedicate portano, a volte, all’impossibilità di rispettare questi paletti: noi abbiamo previsto che i minori possano essere trattenuti anche in strutture non strettamente dedicate a loro ma per un periodo limitato e che ci sia comunque un riguardo per quella che è la loro età».
Non è prevista la detenzione dei migranti minorenni nei Cpr, quindi?
«Né il decreto Cutro né nessuna normativa nazionale ha previsto la possibilità di trattenimento ai fini dell’espulsione o comunque come forma di privazione della libertà personale dei minorenni».
I giudici però sono già andati contro le nuove normative, applicando le leggi internazionali. Il giudice Apostolico a Catania e il tribunale di Firenze hanno applicato questo principio insindacabile.
«I giudici hanno ritenuto che non vi fossero queste condizioni di rispetto della normativa internazionale, noi sosteniamo esattamente l’inverso: abbiamo cercato di applicare in quel contesto una normativa che prevede il trattenimento in determinate condizioni dei richiedenti asilo. Ora deciderà la Cassazione e io sono molto rispettoso della funzione della Giustizia».
Non si iscrive al partito di chi ritiene che i giudici italiani facciano opposizione politica, come Guido Crosetto?
«Non voglio entrare in queste polemiche. Crosetto ha chiarito, anche con il presidente dell’Associazione Nazionale dei Magistrati. È una persona molto equilibrata, avveduta, quello che ha detto avrà avuto un’ottima ragione per dirlo. Per quel che mi riguarda dico: le questioni di Giustizia si risolvono nelle aule di Giustizia tanto quanto le questioni politiche si risolvono nelle sedi politiche».
Non si corre il rischio di alimentare uno scontro tra corpi dello Stato?
«Tutti si devono impegnare perché ciò non accada. I politici e i magistrati: non è che la storia non ci abbia mai presentato casi in cui da parte della magistratura ci siano stati interventi politici. Quindi l’impegno deve essere bipartisan».
Rimaniamo sui migranti. L’accordo con la Tunisia non ha funzionato: la colpa è di Saied? O dell’Europa?
«Mi permetta di contraddirla: quell’accordo sta funzionando. La Polizia ha fermato più di 60 mila partenze».
Ma i migranti continuano ad arrivare.
«La situazione è più complessa. L’Italia è riuscita ad affermare in Europa un approccio più olistico sui temi dell’immigrazione. Ovvero che si debba migliorare il versante economico-sociale dei Paesi di origine e di transito dei migranti per contenere i fenomeni immigratori regolari. Ora gli accordi vanno ampliati: non solo con la Tunisia, ma anche con l’Egitto, la Costa d’Avorio e altri Paesi strategici».
Veniamo all’intesa con l’Albania. Sarà un Cpr o no, quello costruito a casa di Edi Rama?
«Il centro avrà molteplice funzioni. La prima di sbarco, E sarà strutturato come in Italia per i primi trattamenti forniti dal personale sanitario e per l’identificazione da parte delle forze di Polizia. E poi di trattenimento e permanenza. La normativa europea prevede fino a 18 mesi, ma ovviamente cercheremo di non arrivare a tanto»
Come si gestisce un centro lontano dai confini?
«Guardi, l’Albania è tre volte più vicina alle nostre coste rispetto a Lampedusa. Quell’area sarà sottoposta alla giurisdizione italiana, sarà come un’isola italiana con norme e personale nostro».
Perché allora andare all’estero?
«Fa parte di un progetto complessivo, di realizzazione di Cpr in tutte le Regioni, ma sicuramente anche di deterrenza per le partenze. Oltre a concretizzare una collaborazione con l’Albania che è vicina a entrare in Europa».
Rimarrà un unicum?
«C’è un grande interesse da parte di molti Paesi, come la Germania. Attenderei lo sviluppo del progetto prima di mostrare diffidenza. Non si può escludere che anche noi, se funzionerà, potremmo replicarlo».
Entro quando sarà operativo?
«L’obiettivo è che ci sia prova tangibile del progetto entro il primo semestre del 2024».
La sicurezza, però, non è un tema che riguarda solo l’immigrazione. Gli omicidi sono diminuiti, i femminicidi no. Anzi.
«Noi abbiamo messo in campo un intervento normativo per intercettare prima chi è violento: il femminicidio è solo l’apice tragico di maltrattamenti continui. La legge può fare tanto, ma non tutto».
Serve insegnare l’educazione affettiva a scuola?
«La scuola fa già tanto, credo che in tutti gli ambiti si possa incidere su una cultura che troppo a lungo ha visto, da parte dell’uomo nei confronti delle donne l’esercitazione di un dominio. Una prevaricazione che poi si trasforma in qualcosa di peggio».
Forse deve migliorare anche la Polizia, accusata sui social da migliaia di donne di non ascoltare le loro denunce, come ha dimostrato il caso del post.
«Abbiamo altrettante testimonianze positive sull’operato della Polizia in queste occasioni. Esistono almeno 300 stanze rosa tra Polizia e Carabinieri e gli agenti sono preparati da anni, ma proseguiremo con i percorsi di formazione».
Sembra non bastare, come non bastano i risultati ottenuti con i braccialetti elettronici.
«Con il disegno di legge firmato insieme ai ministri Roccella e Nordio abbiamo previsto un’agevolazione del loro utilizzo».
Anche la violenza giovanile è in aumento.
«È un fenomeno che probabilmente affonda le sue radici nell’attenuazione dei riferimenti culturali e identitari dei giovanissimi. Non è un caso se l’aumento di reati giovanili sia arrivato nel periodo immediatamente successivo allo scoppio della pandemia: il Covid ha creato i presupposti per l’isolamento e sono venuti meno i riferimenti esterni».
Cosa fa il governo per questa emergenza?
«Portiamo il progetto Palestre della Legalità nei luoghi più sensibili, come Caivano, ma anche a Palermo, Napoli, Torino».
I dati dicono che l’Italia è tra i Paesi più sicuri al mondo, ma i cittadini non si sentono protetti.
«Ho molto rispetto della percezione di insicurezza che respirano i cittadini, anche se è vero che i dati dicono il contrario. Lo Stato deve lavorare proprio su questo aspetto».
Ha incontrato il sindaco di Torino che rivendica uno scarso numero di agenti e si dice non in grado di garantire la sicurezza in città.
«A Torino entro fine anni avremmo assunto 248 agenti in più. Un potenziamento garantito dalla manovra con un piano che andrà avanti fino al 2033 in tutta Italia».
Il sottosegretario Delmastro rinviato a giudizio per rivelazione del segreto d’ufficio. L’opposizione ne chiede le dimissioni.
«Le opposizioni in altri casi sono state, giustamente, fedeli custodi di principi del nostro ordinamento costituzionale che prevedono la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Non vedo perché non debba essere applicata anche per il caso di Delmastro. Anche il pm e il giudice avevano punti di vista diversi». —