Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 09 Lunedì calendario

Biografia di Luca Goldoni

Luca Goldoni (1928-2023). Giornalista. Per anni al Corriere della Sera. Scrittore. Specializzato nell’ironizzare sul costume (e il malcostume) degli italiani. Tra i suoi libri: Esclusi i presenti (1973), Non ho parole (1978), Se torno a nascere (1981). Oltre tre milioni di copie vendute. «Era irresistibile, proprio perché garbato, il modo in cui prendeva in giro i luoghi comuni e le frasi fatte della chiacchiera quotidiana […] Ma la stessa vena un po’ beffarda veniva messa in mostra da Goldoni nel raccontare i personaggi del passato nelle sue biografie, confezionate in uno stile che ricordava per certi versi i libri di storia di Montanelli, ma con un’indulgenza e una bonomia maggiori rispetto al più severo collega toscano. Nato a Parma il 23 febbraio 1928, Goldoni aveva cominciato a lavorare da giovane come cronista di nera. Prima per la Gazzetta di Parma, e poi per Il Resto del Carlino di Bologna, testata della quale era poi divenuto un inviato di punta sui grandi avvenimenti internazionali: memorabile resta l’aneddoto della corrispondenza da Praga, subito dopo l’invasione sovietica dell’agosto 1968, che Goldoni dettò in dialetto parmigiano per sfuggire alle interferenze di un centralinista poliglotta e ficcanaso. Poi era arrivata l’assunzione al Corriere, che per poco non era saltata a causa di un’impuntatura di Goldoni, deciso a non spostarsi da Bologna, dove ormai aveva messo le radici. In compenso il quotidiano di via Solferino gli aveva fatto girare il mondo, con servizi da grandi metropoli e da luoghi sperduti, spesso in occasione di guerre, colpi di Stato, insurrezioni popolari. Goldoni ci rideva sopra, evidenziando il paradosso: quando sei un giornalista giovane, ansioso di partire per le destinazioni più esotiche e pericolose, ti mandano a cercare notizie in questura, mentre in età più matura, quando hai messo su famiglia e avresti voglia di infilarti metaforicamente le pantofole, ti ritrovi a prendere di continuo l’aereo per raggiungere in fretta terre lontane. In parallelo con il mestiere di inviato Goldoni aveva coltivato il suo talento per l’osservazione del nostro carattere nazionale e dei suoi tic. Dopo i primi volumi pubblicati dall’editore Cappelli di Bologna, come Italia veniale (1969) e Il pesce a mezz’acqua (1970) erano venuti i bestseller con Mondadori, a partire da È gradito l’abito scuro (1972). Erano libri frutto di un’ispirazione naturale, coniugata tuttavia con un’applicazione assidua. “Ironia e umorismo — diceva Goldoni — non bussano alla porta, arrivano. Dell’umorismo di solito dico che è un’equazione di terzo grado che riesce o non riesce. Se sbagli una virgola o l’ordine delle parole, non riesce più”. E lui raramente sbagliava. A un certo punto aveva deciso di passare dalla cronaca alla storia, mantenendo immutato il suo approccio. Insieme a Enzo Sermasi aveva raccontato il regime fascista attraverso le sue reminiscenze d’infanzia e adolescenza nel volume Fiero l’occhio, svelto il passo (Mondadori, 1979), dotato di un ricco apparato fotografico. Estraneo a ogni inclinazione nostalgica nei riguardi del ventennio nero, Goldoni aveva però inteso rievocare, in una sorta di amarcord felliniano, l’atmosfera nella quale era cresciuto insieme a milioni di altri italiani. Ancora in campo storico, si era poi dedicato a un personaggio centrale nelle vicende della sua Parma, la duchessa che era stata moglie di Napoleone, nel libro Maria Luigia donna in carriera (Rizzoli, 1991), cercando di uscire dagli stereotipi consueti e con un tocco attualizzante. Con benevola indulgenza si era quindi rivolto a un’altra donna ancora più controversa e considerata il simbolo della dissolutezza antica, la moglie dell’imperatore romano Claudio, nella biografia Messalina. Una spudorata innocenza (Rizzoli, 1992). Non c’è dubbio però che, nonostante le sue ben riuscite incursioni nel passato, la vocazione di Goldoni rimanesse principalmente quella di analizzare le trasformazioni della nostra società, con una prosa spesso pungente […] In quella direzione tra il sarcastico e lo sconsolato andava per esempio il libro del 2013 Tranelli d’Italia (Barbera editore), testimonianza concreta di uno spirito rimasto vivace anche in tarda età […]» [Cairoti, CdS]. Morto sabato pomeriggio all’hospice di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna. Era stato ricoverato lì negli ultimi giorni. Aveva 95 anni. I funerali si svolgeranno mercoledì 11 a Bologna, alle 15.30, nella chiesa di San Giovanni Bosco (via Bartolomeo Maria Dal Monte 14), a pochi passi dalla casa dove viveva