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 2023  ottobre 20 Venerdì calendario

Biografia di Claudio Ponzio

Claudio Ponzio (1945-2023). Capo barman dell’Harry’s Bar di Venezia. «Era un uomo piccolo, naso imponente, occhi nero pece pungenti e saettanti che risaltavano sul doppiopetto bianco d’ordinanza e la cravatta nera. Conoscevo il locale e non ero quindi un pivello o un cliente avventizio, ma quel barman incuteva una sana soggezione. Perché il rapporto fra un cliente e un barman è una cosa complicata, specialmente in un locale come quello di Venezia dove, se ci si siede sugli sgabelli al bancone, la distanza fra chi serve e chi è servito è di mezzo metro. Il cliente invadente è fastidioso tanto quanto il barman invadente, perché quello spazio di mezzo è di reciproco rispetto. Aveva iniziato nel 1961 all’Harry’s Dolci, l’altro locale veneziano di Cipriani sull’isola della Giudecca, come ragazzo del bar. La sua funzione era di cambiare i portacenere e pulire i tavoli e fu notato da Giuseppe che poi lo portò all’Harry’s Bar di cui è stato barman fino ad aprile del 2012 quando andò in pensione. Per Claudio la pulizia delle bottiglie dietro il bancone era motivo di vanto e, unico a farlo fra i barman dell’Harry’s, col permesso prima del fondatore e poi del figlio Arrigo, quando un cliente affezionato doveva aspettare il tavolo per la cena più del previsto o manifestava una fretta inspiegabile (quella fretta inspiegabile per tutti i veneziani), lui si girava verso l’orologio. Con nonchalance lo staccava lievemente dal muro e ne spostava le lancette indietro di una o due ore. C’era ancora tempo per restare lì, dentro quel piccolo luogo magico che è un pezzo di un mondo a parte […]. E così Martini dopo Martini si creò fra noi un rapporto non più formale, ma di corretta confidenza maschile, con tanti scambi di opinioni su Venezia e il mondo, sempre dandoci del “lei”. Perché Claudio era anche capace con uno sguardo di far sentire il cliente a casa come fosse stato lì fino a cinque minuti prima. Grazie, Comandante, dei tanti Martini e delle tante parole. Sono sicuro che ci ritroveremo su un altro bancone e che non avrà più bisogno di spostare le lancette perché avremo tutto il tempo per noi» [Andrea Giacobino, ItaliOggi].