Anteprima, 23 ottobre 2023
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Biografia di Sergio Staino
Sergio Staino (1940 - 2023). Vignettista. Creatore di Bobo, «antieroe ingenuo e pasticcione di una sinistra disposta a prendere in giro sé stessa». Tra il 2016 e il 2017 fu direttore dell’Unità • «Nato a Piancastagnaio (Siena) l’8 giugno 1940, Staino aveva lavorato come insegnante e si era stabilito a Scandicci (Firenze). Al mondo del fumetto era approdato relativamente tardi, perché l’anno di nascita di Bobo è il 1979, quando il personaggio aveva esordito sulle pagine della rivista Linus, riscuotendo subito un notevole successo. Iscritto al Pci, calvo, occhialuto, barbuto e piuttosto pingue, Bobo era una sorta di alter ego dell’autore, ne rifletteva le incertezze e la profonda sensibilità umana. Nel 1982 Staino era diventato il vignettista dell’Unità. E i lettori del giornale avevano presto acquisito dimestichezza con Bobo e i personaggi di contorno: la moglie Bibi, i figli Ilaria e Michele, il brontolone Molotov. Il suo lavoro era molto apprezzato anche al di fuori del partito. Umberto Eco ebbe a dire che uno studioso del futuro, ignaro delle vicende italiane, avrebbe trovato nelle strisce di Bobo un’ottima fonte per comprendere i cambiamenti avvenuti nella società a partire dagli anni Ottanta. Nel 1984 Staino aveva vinto il premio della Satira di Forte dei Marmi. E nel 1986 era nato sotto la sua direzione Tango, supplemento satirico dell’Unità al quale avevano collaborato Altan, ElleKappa, Michele Serra, David Riondino, Francesco Guccini. Nell’ottobre 1988, dopo alterne vicissitudini, Tango aveva chiuso e al suo posto era nato Cuore, diretto da Serra, al quale Staino aveva partecipato per poi distaccarsene. Non gli piacevano certi eccessi polemici dei suoi ex compagni di viaggio: pur rivendicando sempre la sua identità di sinistra, non aveva remore nel riconoscere il fallimento del comunismo e guardava alle radici riformiste del socialismo, anche se Bettino Craxi non gli era mai piaciuto. Tanto meno Silvio Berlusconi. Semmai, benché ateo, Staino apprezzava un certo mondo cattolico e guardava con simpatia alla figura di Gesù, che considerava il primo socialista. Aveva collaborato per quasi un anno, nel 2018, con il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire. Sin dal 1977 Staino aveva accusato gravi problemi alla vista, che con il tempo lo avevano reso praticamente cieco. Aveva affrontato la malattia con estremo coraggio, assistito dalla moglie Bruna, e aveva continuato a lavorare fino all’ultimo, con l’aiuto del computer e con notevole fatica. Con il solito spirito equanime, riconosceva doti significative anche a Giorgia Meloni. Ma guardava alla vita pubblica con crescente perplessità: “Oggi — aveva detto — c’è meno bisogno di satira. Oggi i politici si dissacrano da sé”» [Carioti, CdS]. Morto sabato all’ospedale Torregalli, dove era di nuovo ricoverato da alcuni giorni. Erano undici mesi, ormai – dopo il problema neurologico capitatogli – che passava più tempo in ospedale che fuori. Ieri c’è stata la camera ardente nel castello di Scandicci. I funerali laici saranno celebrati martedì nel salone dei Cinquecento, a palazzo Vecchio, a Firenze. Aveva 83 anni.