3 ottobre 2023
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Biografia di Nicola Fratoianni
Nicola Fratoianni, nato a Pisa il 4 ottobre 1972 (51 anni). Politico (Sinistra italiana; già Sinistra ecologia libertà, Partito della rifondazione comunista). Deputato (dal 15 marzo 2013). Ex assessore alle Politiche giovanili e all’Innovazione della Regione Puglia (2010-2013). Segretario di Sinistra italiana (dal 2 febbraio 2021; già 2017-2019); già coordinatore di Sinistra ecologia libertà (2014-2016). «Rivoluzionario diplomatico al servizio dei “perdenti”» (Alessandra Arachi). «Il problema non è quanti voti si prendono. Ma quanto si crede in quello che si fa. E io […] credo profondamente in quello che faccio» (a Luca Telese) • «Da che famiglia viene, Fratoianni? “Mio padre e mia madre erano entrambi professori. Si sono conosciuti all’università”. Che tipi sono? “Mia madre Anna è una che si carica sempre il mondo sulle spalle, si preoccupa di tutto e di tutti. Mi ha trasmesso il senso della cura”. E suo padre? “Era professore di filosofia, poi ha vinto il concorso da preside. Si chiama Aldo, viene da Ururi, in provincia di Campobasso, ed è un maniaco della lettura, un divoratore seriale di libri”. […] Dove studia? “A Pisa: al liceo scientifico sperimentale Buonarroti”. Faceva politica da ragazzo? “Sì, con i collettivi studenteschi”. Quanto ha preso alla maturità? “Non ero un secchione ma me la cavavo: 52 sessantesimi”. […] Da piccolo cosa voleva fare? “L’astronauta. Ma erano i desideri di un bambino”. E poi? “Mentre studiavo ho sempre pensato che avrei fatto l’insegnante”. Come mai? “Ho sempre notato come ci siano persone con competenze enormi, ma incapaci di trasmetterle. Ero affascinato dall’idea di fare il contrario”. Ma inizia subito a fare politica. “Mi sono iscritto all’Università di Pisa. Sono stato eletto rappresentante di facoltà con i collettivi universitari”. Poi si iscrive a Rifondazione comunista. “Nel 1992, quando Bertinotti diventa segretario. Poco dopo il nostro collettivo si trasforma in una sezione del partito”. Il primo dirigente con cui ha a che fare? “Marco Rizzo, che era stato nominato coordinatore dei giovani dalla direzione. E poi Gennaro Migliore, il primo responsabile dei Giovani comunisti. Lo segue Peppe De Cristofaro, e poi vengo eletto io”. In tutto questo, a 29 anni lei riesce a laurearsi. “Con una tesi su Louis Dumont, un antropologo francese che ha studiato le caste indiane e scritto due tomi decisivi: Homo hierarchicus e Homo aequalis”. […] Poco prima c’erano stati i giorni di Genova. “All’epoca ero responsabile nazionale organizzazione dei Giovani comunisti. […] È stato il passaggio decisivo della mia vita. Ero allo stadio Carlini il giorno prima della morte di Carlo Giuliani. Ed ero a via Tolemaide quando è morto, forse a 500 metri da lui, mentre venivamo caricati innumerevoli volte”. E quando seppe? “Le prime notizie arrivarono quando tornammo dentro lo stadio. Prima sembrava che fosse uno spagnolo. Poi ci dicono che il morto è un italiano”. Quanti eravate? “Non meno di 20 mila. Si tiene una assemblea drammatica. C’era chi diceva: ‘Usciamo e vendichiamoci’. Chi ribatteva: ‘Evitiamolo. Altrimenti è un disastro’. […] Se avesse vinto l’ipotesi ‘vendetta’, quella sera sarebbe stata una catastrofe. Per me è stata una grande lezione”» (Telese). «Ai tempi del G8 di Genova Fratoianni per gli amici era solo “Fraz”. E Beppe Caccia, che era con Luca Casarini nelle Tute bianche, lo ricorda allo stadio Carlini, “dove noi tutti campeggiavamo”, impegnato in mille discussioni con loro e con quelli della Rete del Sud ribelle, finché si trovò “la convergenza” e nacquero così i Disobbedienti, pietra miliare del movimento italiano no global» (Fabrizio Caccia). «Ha sempre parlato con tutti, Fratoianni. Mediatore anche nei giorni bollenti del G8 di Genova, quando da alter ego di Luca Casarini ha sempre invocato giustizia senza essere violento. “Prepariamoci a bloccare porti, aeroporti, autostrade, stazioni, ma facciamolo a mani alzate, nudi per rendere nudo il potere”, suggeriva pacifista ai compagni no global per le manifestazioni dopo il G8 di Genova» (Arachi). «Ma i primi Duemila sono anche gli anni delle guerre americane, prima in Afghanistan e poi in Iraq. Il giovane leader non ha dubbi e si schiera per la pace. Nel 2003 è tra gli organizzatori dei “posti di blocco” che mirano a bloccare l’arrivo di armi alla base americana di Camp Darby, a pochi chilometri dalla sua Pisa» (Giunio Panarelli). «In soli tre anni lei diventa un dirigente. Ma Gennaro Migliore, che era il suo leader di allora, ha organizzato una scissione quando il leader era lei. (Ride). “Siamo ancora amici. Ne abbiamo fatta una insieme, per uscire da Rifondazione, e ne ha fatta una lui per lasciare noi. La somma algebrica è zero. Mi spiace che sia diventato renziano. Per lui”. […] Nel 2004 lascia l’organizzazione giovanile. “Bertinotti mi chiede: ‘Cosa vuoi fare?’. E io dico che vorrei occuparmi di cultura o lavorare al Sud. Mi ritrovo segretario regionale della Puglia”» (Telese). «A Bari, ci arriva a bordo di una Volvo station wagon scassata e di seconda mano, trova casa nella città vecchia e, mentre semina senza clamore cuori infranti, partecipa all’avventura che porterà Nichi Vendola a battere, contro pronostico, il predestinato Raffaele Fitto nella corsa per guidare la Regione Puglia. Tra lo sconcerto e il fastidio di funzionari, uscieri e vigilanti, sale le scale che lo portano allo studio del presidente in sandali e bermuda, dove lo attende Nichi, perennemente in giacca e cravatta, anche con quaranta gradi all’ombra. Marcia trionfale, quei due non li fermano neanche con la penicillina, fino a che nel 2008 accade l’impensabile. Se ne vanno a Chianciano Terme per vincere il congresso di Rifondazione a mani basse e invece nella notte la mozione di Paolo Ferrero li supera al fotofinish per un’incollatura. Cose che succedono, si dirà, ma, nelle complesse vicende della sinistra-sinistra, Nicola Fratoianni, che è sempre stato un funzionario di partito, si ritrova quasi senza lavoro. Fino a che, nel 2010, l’amico Nichi lo nomina assessore alle Politiche giovanili. Non senza polemiche e malumori, perché succede a Guglielmo Minervini, che quell’assessorato lo aveva inventato e fatto prosperare. Nel nuovo ruolo Nicola infila i bermuda nell’armadio e i sandali nella scarpiera e si compra una giacca e la cravatta, e, visto che c’è, passa dal concessionario e torna con una Triumph Bonneville fiammante» (Roberto Gressi). «Nel 2010 lei diventa anche assessore e finisce indagato con Vendola. “Sull’Ilva, come presunto suo ‘favoreggiatore’”. Come si difende? “Questa vicenda è un gigantesco paradosso. Siamo stati la prima regione che ha imposto vincoli sulle diossine e riconosciuto il danno sanitario. E siamo finiti sotto indagine”» (Telese). «È stato abituato a lavorare dietro le quinte, nella macchina organizzativa, ai fianchi del maestro politico Nichi Vendola, che quando ha notato questo ragazzo toscano tra i giovani di Rifondazione comunista se l’è subito portato con sé. La carriera politica di Fratoianni viaggia su un binario parallelo con quella di Vendola. Il leader che ci mette la faccia, riabilita la sinistra in Puglia vincendo le primarie e diviene governatore di Regione. Il fedele scudiero che lo segue, lo assiste, lo consiglia, gli organizza le campagne elettorali, gli tiene le redini del partito. Insomma, fa quel lavoro tanto sporco quanto fondamentale ai fini del successo politico ed elettorale» (Giovanni Bucchi). «Nel mezzo ha lasciato Rifondazione comunista per seguire Vendola nella nuova avventura di Sinistra ecologia e libertà. Passano tre anni e l’Italia va a votare. Sono le politiche dell’exploit dei 5 stelle e della non vittoria del Pd di Bersani, con annesso risultato deludente di Sel. Nel frattempo l’astro di Vendola si eclissa, mentre Fratoianni, eletto per la prima volta in Parlamento, diventa il punto di riferimento della sinistra radicale parlamentare» (Panarelli). «Nel 2013 l’ingresso in Parlamento, l’anno dopo l’elezione a coordinatore nazionale del partito e la guida del gruppo alla Camera, dopo che Gennaro Migliore si accasa nel Pd sponda renziana. Con Fratoianni la linea di Sel si sposta sempre più a sinistra in funzione anti-Pd, perché così vuole Vendola; non lo scalfisce l’inchiesta giudiziaria nell’ambito dell’Ilva che lo vede rinviato a giudizio dalla Procura di Taranto: lavora alla Lista Tsipras per le europee del 2014, si prodiga per rompere le alleanze col Pd negli enti locali di tutta Italia provocando micro-scissioni, incarna l’anima della sinistra dura e pura» (Bucchi). «Nel 2016 lei è fra quelli, a sinistra, che hanno fatto campagna contro il referendum Boschi. “E sono felicissimo di averla fatta. Sarebbe stato un disastro se avesse vinto quella riforma pasticciata, ma pericolosa: un colpo per la democrazia”» (Telese). «Nel 2017 è tra i fondatori e primo segretario di Sinistra italiana. Il partito non decolla, ma ha uno zoccolo duro che il Pd che non può ignorare» (Panarelli). «Con Beppe Caccia e Luca Casarini non si sono più persi di vista. Quando loro diedero vita al progetto Mediterranea Saving Humans, nel canale di Sicilia per salvare i migranti, Fratoianni s’imbarcò anche lui sulla nave Mare Jonio: “E Nicola è davvero un grande cuoco, ma a livello gourmet – conferma Beppe Caccia –. Lo ricordo in mezzo a una tempesta nel novembre 2018 che friggeva melanzane per un’indimenticabile pasta alla Norma…”. Sui migranti Fratoianni ha battagliato molto con l’ex ministro leghista dell’Interno Matteo Salvini: durante un question time il 3 luglio 2019 gli disse “Lei sta rosicando” perché il gip di Agrigento aveva appena scarcerato la “capitana” della Sea Watch Carola Rackete. Su quella barca, pochi giorni prima, era salito anche lui con altri parlamentari per verificare le condizioni dei naufraghi. Nel 2015 – ricorda l’amico Beppe – andarono pure a Francoforte alla grande manifestazione no global contro il nuovo grattacielo della Bce, “dove dentro c’era Mario Draghi: vi dice niente questo nome?”. Fratoianni era là come parlamentare per tutelare i manifestanti italiani arrestati dalla polizia» (Caccia). Dimessosi dalla segreteria di Sinistra italiana in seguito al misero 1,75%, ampiamente sotto la soglia di sbarramento del 4%, racimolato dalla coalizione La Sinistra alle elezioni europee del 2019 («una sconfitta senza appello»), Fratoianni ne divenne tuttavia in seguito portavoce nazionale, e nel febbraio 2021, dopo un congresso svoltosi via internet causa pandemia da Covid-19, ne fu rieletto segretario nazionale: appena in tempo per schierare il suo partito all’opposizione in occasione del primo voto di fiducia al governo Draghi, al quale si sarebbe pressoché sistematicamente contrapposto, senza peraltro riuscire mai a impensierire l’allora presidente del Consiglio, che mostrò sempre di considerare Fratelli d’Italia l’unica formazione rilevante dell’opposizione. Nell’agosto 2022, «alla Camera, Sinistra italiana si è schierata in opposizione alla richiesta di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia a seguito dell’invasione russa. Nicola Fratoianni, d’altronde, aveva già commentato quest’accordo in netto dissenso dalla posizione del governo Draghi, sottolineando che “il popolo curdo è stato venduto al dittatore Erdoğan”. Il riferimento è all’accordo firmato con la Turchia in cambio del suo via libera all’ingresso nell’Alleanza atlantica dei due Paesi nordici, dove risiedono rifugiati politici curdi. […] All’agenda politica di Draghi, il leader di Sinistra italiana ha contrapposto “l’agenda Greta”, fatta di lotta al nucleare […] e contrarietà al rigassificatore di Piombino. […] Un piano politico che riconduce all’alleanza con i Verdi e al distacco con tutti i partiti vicini all’esperienza di governo. A rimarcare la lontananza c’è inoltre la storica battaglia in favore della redistribuzione della ricchezza e dell’introduzione di una tassa sui patrimoni. I temi divisivi non finiscono qui. C’è il rifiuto all’aumento della spesa militare e alla consegna di armi all’Ucraina, per le quali l’esecutivo italiano si è impegnato dall’inizio del conflitto, tanto che […] Draghi ha affermato: “Chi è contro l’invio di armi vuole che l’Ucraina si sottometta alla Russia”. La […] trattativa con il Pd per valutare una coalizione in vista delle elezioni non ha ammorbidito le posizioni del leader di Sinistra italiana» (Antonia Ferri). In vista delle elezioni politiche del 2022, Fratoianni aderì alla coalizione denominata Alleanza Verdi e Sinistra, «la ribattezzata “alleanza cocomero” in cui la sua Sinistra italiana ha stretto un patto con Europa verde di Angelo Bonelli» (Tommaso Labate). «Nicola Fratoianni è […] l’unico alleato di sinistra del Partito democratico (Pd). Leader di Sinistra italiana (Si), è stato “vittima” dell’aut aut del segretario di Azione Carlo Calenda: “O noi o loro”, ha detto al Pd. E alla fine a rimanere con i dem è stato solo lui, Fratoianni» (Panarelli). «Enrico Letta si è alleato con uno che non ha votato e mai voterebbe il governo di Mario Draghi, che si è espresso contro l’invio di armi all’Ucraina né mai sosterrebbe l’aumento delle spese militari o le missioni in Libia, mentre chiede meno orario e pari salario e una tassa per i ricchi con cui finanziare il welfare» (Gressi). L’esito elettorale superò di poco il 3,5%, risultando tuttavia sufficiente a garantire alla coalizione un’esigua rappresentanza in entrambi i rami del Parlamento. «Adesso Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, di Europa verde, fanno un po’ i Marco e Mirko della politica italiana, i gemelli terribili scaturiti dalla penna di Gianni Rodari. Ma ci fu un tempo, neanche tanto lontano e, per certi versi, ancora pendente, in cui sono stati durissimi e fierissimi avversari. La vicenda dell’Ilva di Taranto, con i suoi strascichi processuali, li ha visti su barricate contrapposte, con il leader verde, costituitosi parte civile, che chiedeva per il leader rosso condanne e obblighi di risarcimento. Su Bonelli piovevano strali che lo bollavano come uno sciacallo alla ricerca di consenso elettorale mentre c’erano posti di lavoro da difendere. Lui accusava Vendola e l’amico Nicola di aver intessuto rapporti non limpidi con i vertici dell’acciaieria, alle spalle dell’ambiente e della salute dei pugliesi. Ora non è tutto dimenticato, ma di sicuro tutto accantonato» (Gressi) • Sposato, un figlio. «“Credo sia stata l’unica volta di Nicola Fratoianni in tight e papillon – scherza la moglie, Elisabetta Piccolotti –. Anche perché si è sposato una volta sola, che io sappia…”. Era il 3 settembre 2019, Palazzo Trinci a Foligno, la città dove risiedono. Matrimonio civile dopo 10 anni di fidanzamento e un figlio, Adriano. […] “Nicola elegantissimo e io pure, in bianco, ma con sotto i pantaloni”, si schermisce lei. Officiante Nichi Vendola con la fascia tricolore, mentre a Roma nasceva il Conte II. Tra gli invitati, “molta sinistra alternativa”: Fausto Bertinotti, Paolo Cento, Fabio Mussi, la scrittrice Michela Murgia. Dieci anni di differenza tra loro due, “a casa cucina lui”, la prima volta che si videro fu al G8 di Genova nel luglio 2001, “io avevo 18 anni, Nicola 28, entrambi nei Giovani comunisti”. […] Lei è stata portavoce dei Giovani comunisti e ora è nella segreteria nazionale di Sinistra italiana, cioè accanto al marito, che ne è il segretario» (Caccia). Stando alla moglie, sulle questioni climatiche, «a sensibilizzarlo molto, ci pensa nostro figlio Adriano. L’altro giorno gli ha detto: “Papà, senti che caldo: bisogna fare qualcosa…”» • Ateo • Già tifoso del Pisa, dal 1982 è interista • «Ottimo giocatore di ping pong, da ragazzo anche a livello nazionale» (Gressi) • «È vero che si diletta di cucina? “Sì. Ed è una passione utile. Sono stato sette giorni a cucinare a Coppito nel cratere dell’Aquila. Dopo il terremoto. E su Open Arms per 16 giorni”» (Telese) • «Piuttosto presente sui social: Facebook, Twitter, Instagram. Una volta postò una foto di lui con un grembiule rosso e due pescioni in una teglia pronti per essere infornati. Era una vigilia di Natale. Beffardo, un follower gli scrisse: “Di rosso ormai è rimasto solo il grembiule. Buone feste”» (Caccia) • «La cadenza di Fratoianni è la spia di uno strano melting pot nazionale: figlio di genitori molisani, nato e cresciuto a Pisa, si è fatto le ossa in politica in Puglia» (Labate) • «Già salito agli onori delle riviste femminili per essere uno dei parlamentari più belli assieme al renziano Matteo Richetti» (Bucchi). «C’è stato un tempo in cui blog e siti internet si soffermavano sulla sua somiglianza con Riccardo Scamarcio, che col tempo si è un po’ affievolita» (Labate) • «Tessitore per definizione» (Arachi) • «L’ultimo superstite di quella tradizione postcomunista iniziata nel 1991 e orizzonte di riferimento per tutta la sua carriera politica» (Panarelli) • «Inoffensivo» (Giuliano Ferrara) • «Per comodità chiameremo “l’area Fratoianni” […] la galassia delle formazioni politiche e dei circoli intellettuali che contestano da sinistra il Pd di Palazzo e rivendicano un’agenda politica incardinata sulla lotta alle diseguaglianze. Il guaio di questa posizione è che ha pochissimo pescaggio sociale, persino tra gli operai. […] Se un operaio contesta il sindacato per la chiusura della sua fabbrica o per la scarsa attenzione agli appalti, si sposta a destra e non verso l’“area Fratoianni”, che appare incapace di fare proseliti persino tra i Cobas. Come mai? Probabilmente perché la sinistra del disagio è legata allo schema ideologico della centralità del conflitto redistributivo e però le manca un retroterra antropologico. Quindi trova più spazio tra gli intellettuali gauchisti e tra i docenti universitari expat negli atenei di mezzo mondo che tra gli operai in carne e ossa. Potrà sembrare paradossale, ma l’“area Fratoianni” contesta il Pd per gli scarsi legami sociali e poi alla prova dei fatti ne vanta ancora di meno. Non è mai piazza, è tutt’al più tinello» (Dario Di Vico).