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 2023  ottobre 04 Mercoledì calendario

Biografia di Kate Elizabeth Winslet

Kate Elizabeth Winslet, nata a Reading (Inghilterra) il 5 ottobre 1975 (48 anni). Attrice. Premio Oscar alla miglior attrice protagonista nel 2008 per The Reader.
Titoli di testa «Non sono magra, non sono delicata, non sono raffinata né bellissima. Ho il culo grosso, il seno cadente e la schiena brufolosa. Ma sono felice»
Vita «La sua vita è stata modellata dalla recitazione. Come le famiglie in cui per generazioni si fa l’idraulico o si entra in polizia, i Winslet hanno sempre imparato a memoria versi e si sono sempre presentati ad audizioni. “Non era necessario che decidessi di fare l’attrice. Sapevo già che avrei finito per farlo”. I nonni gestivano un teatro da sessanta posti nel cortile posteriore della loro casa a Reading. Mettevano in scena musical e commedie. Sally, la madre di Kate, lavorava come bambinaia. Roger, il padre, fa l’attore. […] La sua prima audizione Kate l’ha fatta a 11 anni: scuola di recitazione, in Inghilterra, nella città delle Spice Girls. Ma lei dall’esperienza delle scuole è uscita scettica. “Un sacco di balle”. A 12 anni ha debuttato in una pubblicità per cereali: era una frenetica mangiatrice di Sugar Puffs. A 15 anni è stata scritturata in una serie di fantascienza. […] A 16 anni ha avuto una svolta. È successo sul set di un dramma televisivo chiamato Anglo-Saxon Attitudes. Lei, allora, era alta più o meno un metro e 67 e pesava quasi 84 chili. Aveva una piccola parte come figlia di una donna molto grassa. Un pomeriggio il regista passa di fianco alle due attrici e fa: “Dio mio, che somiglianza impressionante”. Questa frase la sconvolse. “Guardai questa cicciona di 130 chili e pensai: ‘Merda, devo assolutamente cambiare’”. L’anno seguente una Kate molto più snella ebbe una parte in Heavenly Creatures» (David Lipsky). «Ero sovrappeso e venivo presa in giro dai compagni. L’unica mia salvezza è stata la recitazione. Ho iniziato da piccola, […] ed è stata la mia via di fuga. Ha avuto un effetto terapeutico e ho imparato poco a poco a volermi bene» (a Silvia Bizio). «È il dicembre 1995 […] quando una ragazza originaria del Berkshire, Kate Winslet, divide lo schermo con una primadonna del cinema, Emma Thompson, in uno dei film più apprezzati di Ang Lee, Ragione e sentimento, intelligente trasposizione (con un copione firmato dalla Thompson) dell’omonimo romanzo di Jane Austen, ambientato nell’Inghilterra di fine Settecento. La Winslet, appena al suo secondo film dopo aver esordito l’anno precedente nell’inquietante Creature del cielo di Peter Jackson, incanta subito critica e pubblico nel ruolo di Marianne Dashwood, l’impulsiva e passionale sorella minore di Elinor, aggiudicandosi a soli vent’anni il Bafta Award e la sua prima nomination all’Oscar (una statuetta mancata per un soffio); ma la sua scalata verso il successo è solo cominciata. Come pochi anni prima era già accaduto a Emma Thompson e a Helena Bonham Carter, all’improvviso Kate Winslet diventa la nuova eroina dei film in costume, sia grazie alla bellezza “classica” del suo viso, sia per un’espressività ed un’intensità davvero rare ed ammirevoli. Nel 1996, la star ventunenne recita in un altro adattamento da un celebre romanzo dell’Ottocento, Jude l’oscuro di Thomas Hardy, in Jude di Michael Winterbottom, e veste i panni di Ofelia nel meraviglioso Hamlet diretto e interpretato da Kenneth Branagh, dal capolavoro di William Shakespeare. Il 1997, manco a dirlo, è l’anno del fenomeno Titanic: del tragico amore interclassista fra Jack Dawson e Rose De Witt, della voce di Céline Dion che risuona sulle note del romanticissimo tormentone My Heart Will Go On, di James Cameron "king of the world" agli Oscar e – soprattutto – della coppia Kate Winslet-Leonardo DiCaprio, lanciati definitivamente nell’empireo delle superstar di fine millennio. Richiestissima a Hollywood come in Europa, Kate continua a prediligere i cosiddetti period drama: nel 2000 la ritroviamo accanto al Marchese de Sade di Geoffrey Rush in Quills – La penna dello scandalo di Philip Kaufman, nel 2001 nel ruolo della scrittrice Iris Murdoch a cavallo fra gli anni Trenta e Cinquanta nel biografico Iris – Un amore vero di Richard Eyre e nel team di Alan Turing, in piena Seconda guerra mondiale, in Enigma di Michael Apted. Nel 2004, accanto al ritratto della vivace Clementine in Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry (per una volta un personaggio contemporaneo), si tuffa nell’Inghilterra a cavallo fra Ottocento e Novecento per interpretare Sylvia Llewelyn Davies, la donna di cui si innamora lo scrittore J.M. Barrie, nel biografico Neverland – Un sogno per la vita di Marc Forster, altro grande successo. […] Gli anni Cinquanta rappresentano invece il trait d’union fra le due pellicole, entrambe applauditissime, di cui la Winslet è protagonista nel 2008: Revolutionary Road di Sam Mendes, che segna la reunion con Leonardo DiCaprio (questa volta nei panni di una coppia di coniugi della middle class del Connecticut), e The Reader – A voce alta di Stephen Daldry, dramma sull’eredità dell’Olocausto che, alla sesta nomination, vale all’infaticabile Kate il sospiratissimo premio Oscar come miglior attrice per il ruolo di Hanna Schmitz, un’ex guardia carceraria nazista. Dopo quell’annata trionfale, il 2008, segnata da due fra le migliori performance della sua intera carriera, Kate Winslet si prende un lungo periodo di pausa dal cinema, tornando a recitare soltanto nel 2011 nel dramma al vetriolo Carnage di Roman Polanski; nello stesso anno Todd Haynes la ingaggia per la pluripremiata miniserie televisiva Mildred Pierce, ambientata nell’America della Grande depressione, regalandole un’altra parte memorabile» (Stefano Lo Verme). Tra gli ultimi personaggi da lei interpretati, all’insegna di una grande versatilità: una ragazza madre agorafobica nel drammatico Un giorno come tanti di Jason Reitman (2013), la dittatrice di un regime post-apocalittico nel fantascientifico Divergent di Neil Burger (2014), una giardiniera in carriera alla corte di Luigi XIV nel sentimentale Le regole del caos di Alan Rickman (2015), la storica dirigente della Apple Joanna Hoffman nel biografico Steve Jobs di Danny Boyle (2015), una sarta vendicativa nel drammatico The Dressmaker – Il diavolo è tornato di Jocelyn Moorhouse (2015), la spietata moglie di un boss della mafia russa nel noir Codice 999 di John Hillcoat (2016) e, da ultimo, una casalinga insoddisfatta nel drammatico La ruota delle meraviglie (Wonder Wheel) di Woody Allen (2017) • Vista anche in Blackbird - L’ultimo abbraccio di Roger Michell (2019), Ammonite - Sopra un’onda del mare di Francis Lee (2020), Avatar - La via dell’acqua regia di James Cameron (2022) • Apparsa nuda in dodici film. «Non ho mai usato controfigure, ma non penso che potrò andare avanti così a lungo» • Profonda e sincera sin dai tempi di Titanic l’amicizia con Leonardo DiCaprio, che definisce «come un fratello», «la mia roccia»: «La gente si intristisce quando sente com’è veramente. Nella soap opera che è la storia di Kate e Leo, ci innamoriamo a prima vista e ci baciamo milioni di volte. Ma, in realtà, non l’abbiamo mai fatto. Lui mi ha sempre visto come un ragazzaccio. Siamo molto amici» • Porta il numero 43 di scarpe. Racconta in un’intervista che Leonardo Di Caprio aveva più volte scherzato sulle sue scarpe, trovandole esilaranti: “Quando alzavo il piede, rideva affettuosamente, perché era lungo esattamente quanto i suoi. Gli piaceva chiamarli le mie ‘canoe’!” [DailyMail]• «Durante le riprese di Titanic, nel suo diario personale scrive: “Mi sento brutta, senza talento, spaventata, sola, nervosa, pazza. E non abbiamo ancora iniziato a girare. Al termine di questo film, se non mi sarò suicidata, sarò in manicomio”» (Giovanna Errore). Negli anni successivi si è riconciliata con il suo corpo: «Non voglio passare il tempo a preoccuparmi delle dimensioni del mio culo. Voglio essere in salute e divertirmi quanto più posso. Voglio essere presente per i miei figli. Ecco. Queste sono le mie priorità. Non certo avere la pancia piatta» • Fortemente contraria sia alla chirurgia plastica sia ai fotoritocchi sulle riviste, ha fondato, insieme alle colleghe Emma Thompson e Rachel Weisz, la British Anti-Cosmetic Surgery League. «La mia intenzione è quella di invecchiare naturalmente. Sono un’attrice, e non voglio che l’espressione del mio viso risulti congelata» • Molto attiva in iniziative di beneficenza, talvolta insieme a DiCaprio • «Io sono un’attrice e sono una donna che odia ogni sopruso o rapporto di forza maschile nei confronti del mio sesso o di chi è giudicato “diverso”. Però, specie in questo periodo, mi pongo un quesito: è possibile separare l’uomo, l’autore, il professionista dai fatti e dagli scandali che lo coinvolgono? Penso anche a grandi artisti del passato le cui esistenze poi sono state smascherate in biografie che ci hanno svelato le loro debolezze, dipendenze, deviazioni» (a Giovanna Grassi) • «Avevo guadagnato i miei primi soldi vendendo sandwich a un festival musicale, amavo vedere film come La vita è meravigliosa di Capra, il primo disco che acquistai fu degli Aerosmith. Ho cercato, senza iniezioni di botox e ossessioni di diete, di essere fedele alla ragazza che sono stata. In fondo, nella vita possiamo sempre cercare di dare, prendere e restituire tanto». È vegetariana
Amori Tre figli da tre diversi mariti: Mia Honey (2000) dal regista inglese Jim Threapleton, Joe Alfie (2003) dal celebre regista inglese Sam Mendes, Bear (2013) dal musicista statunitense Ned Rocknroll, suo terzo e attuale consorte. «Credo nelle storie romantiche, quelle con il lieto fine: per questo ogni volta che ho amato mi sono sposata. Ma sono convinta che il destino giochi una parte fondamentale nelle nostre esistenze». «Ho sempre condotto una esistenza normale, e poco importa che qualcuno ironizzi sul fatto che ho avuto tre bambini da tre uomini diversi. Il ruolo di madre è il baricentro della mia quotidianità. I miei figli sono sempre stati e cresciuti con me. Lontani da Hollywood, nella mia Inghilterra, dove sto benissimo. Non è necessario vivere negli Usa per lavorare: è meglio stare altrove, con i propri bagagli e la cultura d’origine».
Titoli di coda «Per fare questo lavoro in modo credibile devi fregartene di quello che pensa la gente, essere disposta ad apparire stupida, ad andare in giro nuda di fronte a persone che non hai mai incontrato prima e che forse non incontrerai più».