13 ottobre 2023
Tags : Sayyed Muḥammad Khatamī
Biografia di Sayyed Muḥammad Khatamī
Sayyed Muḥammad Khatamī , nato ad Ardakan, in Iran, il 14 ottobre 1943 (80 anni). Politico iraniano. Leader dello schieramento riformista, è stato presidente della Repubblica (1997, riconfermato 2001).
Titoli di testa «Sono nato in una famiglia musulmana sciita. Ma se fossi nato cristiano, sarei davvero così diverso? Il fanatismo religioso deriva dalla ristrettezza mentale. Mira a sostituire la verità con l’immaginazione e una visione distorta delle cose»
Vita Discendente del Profeta, figlio di un rinomato ayatollah della regione desertica di Yazd, si è formato a Qom, la città santa. È lì che conosce l’ayatollah Khomeini. Il giovane studente, affascinato dal vecchio ayatollah, si unisce subito alle reti clandestine che combattono contro lo Scià. «Vedevo Khātami ai nostri incontri segreti», ricorda Hojatoleslam Fasel Meibodi, ora studioso liberale e influente della scuola teologica di Qom. «Ha fatto circolare molte idee di sinistra. Era quello che leggeva di più, da Fidel Castro ai grandi pensatori islamici». Khātami decide di non limitarsi allo studio del Corano. Primo diploma in tasca, va a Isfahan a studiare filosofia. Tornerà a Teheran, dove si iscriverà alla Facoltà di Scienze dell’Educazione. Nel 1977, il regime imperiale mostra le sue prime debolezze, Khātami va a guidare la moschea iraniana ad Amburgo. «Stavo aspettando il mio nuovo capo senza alcun piacere», dice Ali Hekmat, caporedattore del quotidiano di sinistra Khordad. «La nostra moschea era libera, molto impegnata contro lo scià. Avevo paura. Abbiamo divorato i libri di Marcuse, Cohn-Bendit o sul Vietnam» [Serge Michel, Le Temps] • Khātami, che parla correntemente l’inglese, prende lezioni di tedesco per leggere Kant e Hegel nella versione originale [Michel, cit.] • Da Amburgo, il centro dell’opposizione iraniana in Europa, si sposta a Neauphle-le-Château fino al ritorno di Khomeini in Iran l’11 febbraio 1979. La parentesi filosofica dura dodici anni. Al suo ritorno in Iran nel 1980, viene eletto deputato di Meibod e Ardakan, suo luogo di origine, al primo majlis (parlamento) della Repubblica islamica. Non fa più in tempo ad aprire un libro. «Si distingueva, era un asse del parlamento, ricorda Morteza Hadji, allora governatore di Mazandéran. Era anche il beniamino dell’imam Khomeini, che gli affida la supervisione del giornale Kayhan» [Michel, cit.] • Nel 1982, viene nominato ministro della cultura e della guida islamica. Si scontra con l’opposizione dei conservatori che gli rimproverano troppo interesse per l’Occidente. Dieci anni dopo lo costringono alle dimissioni [Michel, cit.] • Nominato capo della Biblioteca nazionale, consigliere del presidente Rafsanjani e professore di scienze politiche, utilizza il suo tempo libero per scrivere un libro di filosofia best-seller: Dal mondo delle città alla città del mondo. La tesi dell’opera è che se l’Islam vuole riconquistare la sua grandezza perduta, deve prendere in prestito la sua libertà di pensiero dall’Occidente. Racconta la «società civile» ateniese di Socrate, Platone e Aristotele prima di tuffarsi nel Rinascimento, dove l’Europa troverà la forza per dominare il mondo separando la Chiesa dallo Stato. Dopo l’uscita del libro nel 1995, Khātami ha deciso di invitare dieci dei suoi amici intellettuali a casa sua una sera alla settimana. Il gruppo avrebbe potuto limitarsi a questioni teoriche, come il Banchetto di Platone. Ma questi incontri diventano una formidabile piattaforma politica [Michel, cit.] • A metà del 1996, lancia la sua candidatura. Parla di società civile, stato di diritto, dialogo tra le civiltà, rispetto delle donne e dei giovani [Michel, cit.] • Il 23 maggio 1997 venti milioni di iraniani (il 70%) hanno votato per uno sconosciuto con un sorriso smagliante e parole insolite. Vuole riconciliare l’Iran rivoluzionario islamico con l’Iran in generale e l’Iran con l’Occidente [Michel, cit.] • Da allora è divenuto il leader dello schieramento riformista, raccogliendo il consenso della parte più avanzata della società (giovani, donne, forze progressiste) e un ampio riconoscimento internazionale. Sul piano della politica economica, Khātami ha mirato a una maggiore industrializzazione, ottenendo forti incrementi nella produttività e negli investimenti stranieri. In politica estera ha promosso la distensione sui temi più controversi, rilanciando il ruolo dell’Iran nel Golfo Persico [Treccani] • Se Khātami ha trionfato, l’altro grande vincitore del momento è Rafsanjani. L’influenza di Rafsanjani si era erosa negli ultimi anni perché il presidente non era riuscito nel suo progetto di riforme economiche. I bazaari, i potenti mercanti che si arricchiscono in un sistema economico isolato e protezionista, erano riusciti, con l’aiuto di un parlamento che è in mano alla destra conservatrice di Nateq Nouri, a bocciare la maggior parte delle riforme e a lasciare praticamente inalterate le strutture che paralizzano l’economia. L’abilità di Rafsanjani è stata quella di scegliere un candidato che è appoggiato insieme dalla sinistra islamica, portavoce dei ceti più diseredati in nome dei quali Khomeini aveva fatto la rivoluzione; ma anche dei tecnocratici favorevoli alle riforme economiche. Secondo le voci che circolano, Khātami dovrebbe chiamare a far parte del governo alcuni di loro, come il governatore della banca centrale e il sindaco di Teheran [Vannuccini, Rep] • Punta tutto sull’industrializzazione del Paese e su riforme liberiste, ma dodici mesi dopo la sua elezione ammette: «l’economia iraniana è cronicamente malata ... e rimarrà tale a meno che non si faccia una ristrutturazione radicale». Il suo staff economico comincia a occuparsi di un certo numero di problemi economici deficitari ma numerose questioni rimangono irrisolte. Per quanto riguarda gli esteri, opta per una politica di distensione e conciliazione • Confermato nel 2001 con l’80% dei voti • Il successo dei riformisti nelle elezioni politiche del 2000 ne rafforza le posizioni, ma ancora una volta mette in evidenza i difficili margini di manovra che Khātami ha come presidente di fronte alla massima carica religiosa del Paese e agli apparati dello Stato dominati dai conservatori • Durante i funerali di Giovanni Palo II siede accanto al presidente israeliano (nativo dell’Iran) Moshe Katsav a causa del puro e semplice ordine alfabetico. Katsav dirà di aver stretto le mani di Khātami. Questo è stato il primo contatto politico fra Iran e Israele da quando le relazioni diplomatiche fra i due paesi erano state interrotte nel 1979. Khātami ha anche detto che «L’Olocausto è un fatto storico», ma che Israele ha strumentalizzato l’evento per perseguitare il popolo palestinese [Wikipedia] • Il Governo sopravvive alla media di una crisi nazionale ogni 9 giorni nel corso del suo incarico: omicidi di dissidenti politici, bastonatura di due dei suoi principali alleati e ministri-chiave, impeachment, l’invasione dei dormitori dell’Università di Teheran, chiusura di 20 giornali riformisti in un solo giorno voluta da un tribunale, il fallimento del Doppio Progetto come la chiave di volta per far progredire le riforme in Iran • Negli anni della sua presidenza la cravatta, messa di fatto al bando ai tempi della rivoluzione islamica di Khomeini nel 1979, è tornata di moda: «Durante la rivoluzione non c’era un divieto formale ma non venivano viste di buon occhio dai religiosi in quanto simbolo dell’Occidente e ancora oggi gli uomini legati al regime non le indossano» • Il suo tentativo di riforme istituzionali fallisce per l’opposizione della Guida Suprema, Khamenei. L’articolo 110 della costituzione iraniana concede alla Guida Suprema la definizione delle politiche nazionali, nonché il comando delle forze armate e la nomina dei capi militari e dei capi del corpo delle guardie rivoluzionarie e della polizia. Alle elezioni presidenziali successive (2005) gli è stato preferito Aḥmadīnizhād, conservatore e populista, che ha messo fine alle aperture liberali che avevano caratterizzato il suo doppio mandato. Nel 2006 Khātami ha fondato l’International center of dialogue among civilizations, di cui è tuttora il principale animatore [Treccani] • Finito agli arresti domiciliari per aver appoggiato la Rivoluzione Verde del 2009 contro i presunti brogli e la rielezione dell’ultraconservatore Ahmadenejad • Nel 2016 è stato denunciato da una ventina di talabeh, gli studenti di teologia, per aver stretto la mano ad alcune donne durante la visita compiuta nel mese di maggio a Udine in occasione della rassegna vicino/lontano • Nel 2022 criticando gli arresti degli studenti durante la repressione delle proteste, Khātami ha affermato che il «bellissimo slogan» di «donna, vita, libertà» ha mostrato che la società iraniana si sta muovendo verso un futuro migliore. «Non dovrebbe essere consentito che la libertà e la sicurezza siano poste in opposizione l’una all’altra, e che di conseguenza la libertà sia calpestata con il pretesto di mantenere la sicurezza», ha aggiunto • A luglio Mohammad Khātami ha apertamente riconosciuto che la maggioranza della popolazione non vuole la nuova legge sull’obbligo dell’hijab. Il giornale Kayhan, il cui direttore è nominato dalla guida suprema, lo ha accusato «di agire in collaborazione con il nemico nell’intento di eliminare la castità» dalla società iraniana. «L’obbligo di indossare l’hijab per tutte le donne è stata una conquista per questo regime, ma è evidente che la battaglia è persa – spiega Reza Moini, politologo e specialista dei diritti umani –. Le forze dell’ordine non riescono a imporlo e soprattutto vogliono evitare scontri. Si ritirano in caso di agitazioni, come è capitato di recente a Rashtn nel nord-ovest dell’Iran, e a nord di Teheran. Non era mai successo prima» [Perrin, Fatto].
Amori Si è sposato nel 1974, all’età di 31 anni, con Zohre Sādeghi, figlia del famoso professore di diritto religioso. Insieme hanno avuto due figlie e un figlio: Leila (nata nel 1975), Narges (nata nel 1981) ed ‘Emād (nato nel 1989).