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 2023  ottobre 19 Giovedì calendario

Biografia di Roberto Vannacci

Roberto Vannacci, nato a La Spezia il 20 ottobre 1968 (55 anni). Generale. Ex comandante della Task Force 45 durante la guerra in Afghanistan, ex comandante della Folgore, ex comandante del Col Moschin.
Titoli di testa «Non sono cittadino del mondo. Non credo alle patrie aperte, ideologiche o a quelle di tutti».
Vita «Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Enea, di Romolo, di Giulio Cesare, di Dante, di Fibonacci, di Giovanni dalle Bande Nere e di Lorenzo de Medici, di Leonardo da Vinci, di Michelangelo e di Galileo, di Paolo Ruffini, di Mazzini e di Garibaldi» • Da piccolo va a vivere a Ravenna. «A parte le orde di tedeschi e di biondi turisti del Nord Europa che, a partire dalla primavera, cominciavano a invadere le piazze, i lidi e le bellissime chiese bizantine, di stranieri non se ne vedevano tanti per le strade della città» [Roberto Vannacci, Il mondo al contrario] • Dopo Ravenna, Parigi. «Fu nel 1975. Per la prima volta, cominciai a venire a contatto quotidianamente con persone di colore. Mi ricordo nitidamente quanto suscitassero la mia curiosità tanto che, nel metro, fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro, mentre si reggevano al tientibene dei vagoni, per capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura e rugosa della nostra. Li guardavo continuamente, con quella scarsa discrezione che caratterizza l’atteggiamento di molti bambini curiosi, e mi colpiva sia la tonalità molto più chiara del palmo delle loro mani sia il netto contrasto che si percepisce nei loro occhi dove la sclera – la parte bianca del bulbo oculare – si staglia con i colori estremamente scuri delle loro pupille. Bastarono poche settimane e la vista dei neri smise di incuriosirmi. Non era poi così raro, infatti, trovarsi a giocare in gruppi di marmocchi, che includevano anche qualche bambino di colore, con i quali ci rotolavamo e arruffavamo insieme in qualche parco della capitale» [Vannacci, cit.] • «Ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza all’estero e questa particolarità mi ha forse spinto a considerare la mia terra d’origine in modo differente. A Parigi vivevo bene: non mi mancava niente ed ero perfettamente integrato nella società francese, ma mi sono sempre considerato un diverso rispetto al contesto nel quale vivevo. Ero Italiano. Ne facevo un punto d’orgoglio. Benché parlassi la lingua di Robespierre in maniera naturale e senza alcun accento in ogni occasione facevo notare che non ero Francese. Quando rientravo in Italia mi sembrava che tutto avesse un sapore e un gusto diverso. Non mi riferisco alla cucina, ma a tutto: all’aria che respiravo, ai colori e agli odori, alla lingua, agli amici, al rumore ed alle strabilianti tonalità del mare…tutto! Come se quel tutto fosse più mio di quello con cui venivo a contatto giornalmente vivendo a un migliaio di chilometri di distanza» [Vannacci, cit.] • Dopo l’esame di maturità il militare: «Ero ancora minorenne, ho voluto con tutte le mie forze arruolarmi ed entrare in Accademia. In molti mi chiedevano il perché non fossi rimasto in Francia e non avessi magari continuato nell’esercito francese, visto che a quell’età avevo trascorso molti più anni a Parigi che in Italia. La mia risposta era immediata: “perché sono Italiano!”. A dire la verità era la domanda stessa che mi infastidiva, soprattutto quando era seguita da considerazioni relative alla presunta maggiore serietà ed efficienza delle forze armate francesi e della Francia» [Vannacci, cit.] • Frequenta l’accademia militare di Modena e alla Scuola di applicazione dell’Esercito di Torino [RollingStone] • Ottenuto il brevetto di incursore, partecipa da giovanissimo a missioni di «neutralizzazione» di terroristi in Somalia • «Quando sono entrato a far parte di quello che ora considero il mio reparto, il 9°reggimento (allora battaglione) incursori “Col Moschin”. Varcando, con le gambe quasi tremolanti e con un rivolo di sudore freddo sulla schiena, quel portone alla caserma Vannucci a Livorno mi sono sentito immediatamente parte di quelle schiere di Arditi che, più di settanta anni prima compiendo gesta al limite dell’incredibile, avevano fatto l’Italia. Li ho sempre ammirati i pochi che, con il tricolore sulle spalle, ce l’hanno fatta; quelli che nonostante i tetri pronostici arrivano primi; gli inebriati dell’eccellenza e i talenti incalliti che non demordono» [Vannacci, cit.] • Parla correntemente l’inglese, il francese, il rumeno, il portoghese, lo spagnolo e il russo, e vanta inoltre tre lauree (in scienze strategiche, scienze internazionali e scienze militari) • In Somalia dà la caccia ai depositi di armi di Mohammed Farad Aidid, quello che ha tenuto in scacco gli americani nella drammatica giornata di Black Hawk Down (3-4 ottobre 1993) • «Nel 1993, a Mogadiscio, ho assistito impotente al taglio di una mano e di un piede ad un giovanissimo somalo che si era macchiato di un furto. Questo concedeva la “cittadinanza” somala in tema di diritti e doveri» [Vannacci, cit.] • Dopo la Somalia va in missione di recupero di civili durante il genocidio in Rwanda • «Ho vissuto 2 anni a Bucarest, dal 2000 al 2002, e vi posso assicurare che, anche in quei tempi lontani, la percezione della sicurezza era notevolmente a favore dello stato balcanico. Niente sbarre alle finestre, niente porte blindate, pochi furti di auto e una microdelinquenza visibile, sicuramente, ma generalmente meno pericolosa ed invasiva di quella di stampo nazionale. In quel periodo mi avevano rubato l’autoradio e la polizia, intervenuta su mia chiamata, era giunta sul luogo per rilevare le impronte digitali all’interno della mia vettura. Non so se in seguito sia stata condotta alcuna indagine per il reato, ma l’atteggiamento era stato indubbiamente incoraggiante. E dire che proprio in Italia opera una fetta di delinquenti proviene dalla Romania. Provate a chiedervi il perché abbiano scelto la nostra penisola quale teatro preferito del loro malaffare?» [Vannacci, cit.] • Nel 2004, viene poi inserito nel neonato Comando interforze per le operazioni delle forze speciali di Roma, dove inizia a ricevere i primi incarichi di comando, arrivando alla posizione di vice comandante/capo di stato maggiore • Qualche anno dopo, affianca il generale Bertolini in Afghanistan, in qualità di assistente militare del capo di stato maggiore, alla guida della International Security Assistance Force [Newsmondo.it] • Poi in Iraq è comandante del contingente italiano e forma le milizie locali a combattere contro i terroristi dell’Isis. «Mi sono battuto in giro per il mondo per il mio Paese e accanto a molti popoli. Ne ho salvati tanti, sono stato al loro fianco. Ho rischiato la mia vita e quella dei miei uomini. Non ho nulla contro queste etnie, lo do per scontato e non lo devo dimostrare. Parla per me la mia carriera. Quando ho combattuto contro lo stato islamico in Iraq non mi sono tirato indietro per gli iracheni, l’ho fatto come se fosse la mia casa. Però non mi si venga a dire che siamo tutti uguali perché non lo siamo. Il mondo è bello anche per la sua diversità» [Morviducci, Ith24.it] • «Nel 2017 ha presentato due esposti alla magistratura denunciando “gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute” dei nostri militari in Iraq, sottolineando i pericoli per l’uranio impoverito e così smentendo la linea del ministero della Difesa» [Di Feo, Rep] • Viene fatto notare come Vannacci sia stato stretto collaboratore di Marco Bertolini, il generale che ha rinnovato le forze speciali e poi si è candidato con Giorgia Meloni nel 2019: un teorico del “militarmente scorretto”, critico sui temi dell’immigrazione ma che non ha mai pronunciato parole tanto dirompenti. Sparate come quelle di Vannacci infatti non hanno precedenti nella storia dell’Esercito [Di Feo, Rep] • Nel 2020 il generale è impiegato come addetto per la difesa presso la Federazione Russa, con deleghe in Bielorussia, Armenia e Turkmenistan • «Nonostante le strade affollate e la confusione tutto sembrava sotto controllo. Per non parlare della Russia, ed in particolare di Mosca, dove incontravo, ben dopo l’imbrunire nei grandissimi e bellissimi parchi cittadini, donne sole e mamme con bambini che assaporavano il fresco delle sere estive senza il benché minimo timore di essere molestate da qualcuno. “Ma là c’è una dittatura” – tuona qualcuno – come se una delle caratteristiche delle democrazie fosse quella di autorizzare ladri, stupratori e criminali a esercitare liberamente le loro attività. E il problema è anche questo. Se la democrazia non riesce a dare risposte concrete soprattutto nei confronti della delinquenza comune e di quei reati, come i furti, che toccano più di ogni altro il cittadino allora l’elettorato si volgerà verso sistemi diversi, verso forme di governo più efficaci nei confronti dei malviventi. Basta guardarsi intorno per capire la fisionomia di queste leadership: in base all’indice di criminalità i paesi più virtuosi al mondo sono il Qatar e gli Emirati Arabi in buona compagnia con molti altri stati le cui forme di governo non possono annoverarsi tra le democrazie più virtuose» • Nel 2022 viene mandato via in quanto dichiarato «persona non grata» dalle autorità russe a seguito dello scoppio della guerra: «Io sono stato cacciato da Putin e da Lavrov» [Morvillo, CdS] • Una brillante ascesa – costellata di onorificenze nazionali e internazionali – che a giugno 2023 lo ha portato alla guida dell’Istituto geografico militare, lo storico ente cartografico di Firenze (Igm) • Decorato quindici volte (tra cui anche dagli Stati Uniti d’America - con la Bronze Star Medal e la Legione al Merito - per le sua attività in Afghanistan e in Iraq) [Gori, CdS] • Nel estate del 2023 autopubblica con Amazon Un mondo al contrario e scatena un fiume di polemiche da «Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!» a Paola Egonu che è «italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità». Punta il dito contro «chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende», lamenta con rammarico di non poter più pronunciare «termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerone, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale». Dei migranti dice che «chi viene a vivere da noi lo fa per scelta e non per necessità». Rivendica il diritto all’odio. Contestato da una parte dell’opinione pubblica, viene osannato dall’altra. Matteo Salvini lo vuole alla Lega ma lui risponde: «Faccio il soldato e voglio continuare a farlo». Salvo poi cambiare direzione: «Non chiudo a nessuna alternativa di tipo politico, imprenditoriale, così come non lo farebbe nessuno». Piace a Fratelli d’Italia ma non a Guido Crosetto: «Sono convinto che il sistema democratico si alimenta dal confronto delle idee, che anche se diverse devono confrontarsi. Ma le istituzioni hanno un altro compito, devono difendere principi e valori. Le idee possono essere diverse ma i principi e i valori sono un’altra cosa: soprattutto deve difenderli chi lo fa per lavoro e per scelta, in primis le Forze armate». Crosetto lo ha anche redarguito perché all’incontro si è presentato senza divisa: «Gli ho chiesto perché non l’aveva e mi ha risposto: “Mi hanno detto di non metterla i miei superiori perché oggi venivo da lei come se fosse una cosa privata e non mi hanno neanche dato il rimborso del treno”. Gli ho detto di no, perché quando si chiede il rapporto al superiore gerarchico si rientra in servizio anche se momentaneamente non è in servizio. Quindi doveva venire col foglio di viaggio e in divisa» [Foschini, Rep] • A seguito delle polemiche suscitate dal suo libro, viene destituito da tale incarico, e trasferito al comando delle forze operative terresti «Nelle ultime settimane lo abbiamo visto sfilare nei salotti Mediaset, concedere interviste a giovanissimi youtuber reazionari, addirittura cantare La Locomotiva di Guccini ai microfoni di Radio Rock 106.6 Fm. Vederlo intonare un brano solitamente associato alla sinistra cantautoriale italiana ha suscitato i sospetti di qualcuno. Il generale, però, ha spiegato di riconoscersi moltissimo nella storia del fuochista anarchico Pietro Rigosi, l’eroe “giovane e bello” di cui canta il cantautore di Pavana, perché «la canzone racconta di un uomo che dà la vita per il suo ideale, è quello a cui ho sempre creduto» [RollingStone]. Visto in versione pop sulla copertina di Chi • «Tra comparse televisive, dominio nelle classifiche di vendite dei libri e canzoncine simpatiche, Vannacci ha portato a compimento il suo percorso di normalizzazione: il Bret Easton Ellis nostrano – o meglio, quello che possiamo permetterci – è finalmente pronto per l’uso» [RollingStone] • Intanto il suo libro, rieditato da Il cerchio, continua a vendere – più di 100 mila copie – e ad essere presentato in tutta Italia. Nell’ultima settimana è stato visto – applaudito e contestato – a Pescara, Pennabilli (Rimini), Calolziocorte (Lecco), Concorezzo (Monza), Lavello (Potenza) • «Non è un mistero che Vannacci desideri candidarsi alle Europee, tanto più che un incarico lo avrà ma non farà molta carriera. Con quale partito, però, ancora non è chiaro. Al generale piacerebbe Fratelli d’Italia, ma nel partito di Meloni c’è il veto di
Crosetto, che certo non può essere sconfessato. La Lega, che inizialmente aveva aperto le porte a Vannacci, adesso è più tiepida: Salvini non vuole candidare figure ingombranti e Giancarlo Giorgetti e i governatori si oppongono». Tuttavia nelle ultime settimane, Salvini e il generale si sarebbero incontrati 4 volte, l’ultima a Concorezzo. «Resta l’imbarazzo nel governo per un vicepremier che incontra privatamente Vannacci portandogli il suo sostegno mentre quest’ultimo si trova sotto indagine disciplinare» [Mantovani e Salvini, Fatto].
Soldi Con Il mondo al contrario avrebbe fatturato almeno un milione di euro. È rimasto per quattro settimane in testa alle classifiche, battuto i primi di settembre da Felicia Kingsley.
Amori Sposato con Camelia Mihailescu «Bionda, lunghi capelli, frequenti selfie e qualche timido tentativo di reel, sulle sue pagine social, si presenta con il cognome del marito, all’uso antico. E il marito lo ha difeso in romeno, italiano e inglese, assicurando che “il libro è molto ben scritto”. In un post, la signora Vannacci mostra muscoli da parà mentre si allena in palestra. E mostra i muscoli nella sua unica intervista, a Libero, raccontando d’essere stata lei a suggerire al consorte di scrivere un libro, poiché, prima di arrivare in Italia, a 33 anni, lavorava in una casa editrice: “Gli avevo consigliato un’autobiografia, ritenevo che avesse cose interessanti da raccontare, vissute nei teatri di guerra. Lui, però, ha preferito buttare giù sensazioni derivanti dal disagio che stava provando rispetto ai cambiamenti della società”, ha detto a Hoara Borselli. Fa la mamma e gestisce un appartamentino a Viareggio per vacanze brevi, un piccolo attico in una vila Liberty a 20 minuti da Pisa. Quando è possibile, segue il generale in missione» [Morvillo, CdS] • Due figlie, Elena e Michela, entrambe campioncine di Triathlon.
Titoli di coda «Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente, meno male che abbiamo superato quei momenti e mi auguro che nessuno voglia tornare indietro, che nessuno voglia imporre un modo di vedere la realtà».