Corriere della Sera, 28 novembre 2023
Intervista a Gerry Scotti
«In contrasto con quello che siete abituati a vedere di me?».
Insomma, non proprio. La cosa più imbarazzante?
«Beh. Di cose cringissime non ne ho fatte, non sono famoso per le gaffe. Mi tocca raccontare sempre la stessa: 30 anni fa al Gioco dei 9 ho avuto ospite per una puntata Barbara Alberti, la giornalista e scrittrice, e l’ho trattata come se fosse Lucia Alberti, quella che scriveva gli oroscopi. Peggio di così, più figura di... Lei fu carina, mi spiegò cosa avrebbero fatto il Sagittario, il Leone, i Pesci. Uscendo mi disse: giovanotto, mi deve aver confuso con qualcun altro ma mi sono divertita».
Ai tempi dei social sarebbe stato massacrato.
«Forse oggi mi avrebbero bloccato i miei autori, all’epoca invece siamo andati tutti avanti come imbecilli».
Il boomer dei meme. Una contraddizione in termini. Eppure Gerry Scotti non solo ha un profilo TikTok, ma ha oltre un milione di follower che lo seguono. La sua faccia, catturata in mille espressioni diverse, è utilizzata a commento di qualunque situazione. E poi ci sono i deepfake, video creati con l’Intelligenza Artificiale che lo trasformano in qualunque artista (da Chris Martin a Lazza) che canta con la voce del conduttore. «Chi l’avrebbe mai meme è diventato il mio slogan», sorride Gerry Scotti che ha pure vinto l’Oscar come «personaggio più memato dell’anno» ai Meme Awards.
Conduttore (il quiz «Caduta libera» e il talent «Io canto generation»), ma anche star dei social, che hanno tempi e modi molto diversi.
«Per organizzare qualcosa in tv ci metti sei giorni, per creare un contenuto social che magari viene visto da 13 milioni di persone basta un quarto d’ora».
Che cosa prova a essere popolare anche per la «Gen Z»?
Lasciatemi gongolare Mi sento
come un signore
di 65 anni che si trova nell’ovetto di Cocoon
«Lasciatemi gongolare. Mi sento come un signore di 65 anni nell’ovetto di Cocoon. Per essere capiti da questa nuova generazione bisogna non solo stare allo scherzo ma parteciparci».
Ha anche una rubrica per «deboomizzarsi». Vediamo se funziona. «Ghostare»?
«Facile. Sparire».
Le è capitato di fare ghosting con una ragazza?
«Sparire non è mia attitudine, tanto che avete mie tracce quasi quotidiane in questi ultimi 40 anni».
Ne è stato vittima?
«Lo racconto nel mio libro, Che cosa vi siete persi. Alle giostre c’era questa ragazza che dava i biglietti per la casa degli specchi, alla decima visita in dieci giorni capì che andavo lì per lei. Mi chiese di portarla al cinema, ma io – da studentello imbranato qual ero – risposi che dovevo prepararmi per la versione di greco. Mai piu vista in vita mia, ma la ricordo come Juliette Binoche in Chocolat».
Tinder?
«No, non mi interessa. Sono stato uno che ne ha fatto a meno tutta la vita. La trovo una app molto da boomer, voglio sperare che i ragazzi abbiano altri modi per conoscersi e frequentarsi».
Fui tra i primi della mia gene-razione ad avere la carta di credito nel telefono
Di solito paga cash l’evasore o il boomer: lei?
«Sono stato uno dei primi della mia generazione ad avere la carta di credito nel telefono. Ho scaricato Satispay, uso Revolut che è la app più moderna di tutte. Negli ultimi cinque anni non ho preso voli e auto a noleggio se non passando dal mio telefonino».
Il suo programma che ha spaccato di più?
«Chi vuol essere milionario? Ci hanno fatto pure un film su quel format».
Il meme preferito?
«Quando mi fanno parlare in pugliese. Ma ce ne sono centinaia di migliaia, con la mia faccia, con la mia voce. Tanto che mi è venuta l’idea di fare un disco di Natale (Gerry Christmas, che esce l’8 dicembre) con i più grandi successi di Natale cantati da me con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale».
Una cosa da boomer?
«Quante ne faccio... Se vado in garage devo necessariamente pulire con il piumino sia le macchine sia le moto perché non mi piace vederle con la polvere. E non me ne vergogno. È uno dei gesti di mio papà che ricordo con più emozione».
Cosa significa «snitchare»?
La tv è altro Per creare contenuti visti da 13 milioni di persone basta un quarto d’ora
«Me lo dica lei che mi confondo».
Fare la spia.
«Ecco, è un termine che non conosco perché non lo faccio. Anzi dico una cosa molto da boomer: chi fa la spia non è figlio di Maria. Chiudiamola qui, con questa boomerata».