la Repubblica, 27 novembre 2023
La rinvincita dei ventenni
Ragazzi italiani. Numeri uno. Quelli che i grandi vogliono educare, quelli cheaspettiamo che crescano, quelli a cui si vuole insegnare come stare al mondo. Peccato che loro il mondo se lo prendano non da fratellini, ma da grandi. Facendo rumore a modo loro. Non per caso, non per fortuna, non per eccessi di gioventù, ma con la forza tranquilla delle maturità. È un made in Italy moderno, professionale, ma dal risvolto umano.
Francesco “Pecco” Bagnaia, 26 anni, da Chivasso, 25 km da Torino, campione del mondo per il secondo annoconsecutivoinMotoGp suDucati. Ein manieradiversa: nellastagione passata rimontando Quartararo, ora gestendo il vantaggio suMartín. Una volta la carica, la volta dopo il controllo. Ma sempre alla guida delle sue pulite traiettorie (si vede che gli piace Federer). Prima di lui a vincereda italiano su una moto italiana c’era riuscito solo Giacomo Agostini mezzo secolo fa. Oracavaliere e cavallo hanno lo stesso passaporto.E dentro al trionfo diBagnaia c’è anche un pezzodella via Emilia che simette a fare concorrenzaal Giappone tecnologico. Borgo Panigale, 25 mila abitanti contro i 14 milioni di Tokyo. Ilfatturato 2022della Ducati è stato il migliore di sempre, sfondando laquotadelle 60mila motovendute. Inpista corre da sola, tra team ufficiale, satelliti e indipendenti, c’è sempre lei.
Big Italy è cambiata. Aveva gli estroversi, quelli che fanno a sportellate e che flirtano con la vita. Scanzonati, esuberanti, chiassosi. ComeValentinoRossi, sempre pronto a dartiuna pacca sulla spalla. Ora c’è Pecco, zero personaggio, perfetto nel disegnare lecurve, ma così timidoche ci mette cinque anni a conquistare la suaragazza Domizia (si sposeranno, forse in estate) e al primo appuntamentodaneopatentatosbatte conla ruotasul marciapiede. That’s amore, masoprattutto emozione. Ragazzi del nord,Bagnaiacome LorenzoSonego (Torino)eJannik Sinner(San Candido,Bolzano), con Matteo Arnaldi, 22anni, che èdi Sanremo.
Manonènemmenotantovero, ragazziErasmuscome inostri,che si spostano, che vanno dove li porta il cuore, la ragionee la voglia di esseregrandi. Per questoquando serve sonopronti a cambiare maestri se le cosenon sembranosoddisfacenti. Jannik prima in Liguria poi a Montecarlo,seguito da Arnaldi (con ilmito di Phelps)cheè fidanzatocon una ragazza australiana conosciuta a Perugia, PeccoBagnaia prima dieci annia Tavulliaall’Academy di ValentinoRossi, ora a Pesaro,ma insomma sempre lì, sull’Adriatico. Dopo che il Dottoreaveva conquistato ilmondo e l’Italia, era facile cadere nella tentazione, nell’imitazione. Bagnaia invece non ci casca. Resta riservato, silenzioso, non patisce o almenogestisce la guerra fratricida con Martín (anche lui su Ducati) e si sa che nella stessa casa le tensioni innervosiscono assai, però Peccoda Rossi impara a rilassarsi ancheperché Valeè lì che insiste:eridi almeno unpo’. Il musone a scuola dal giullare.
Non tanto le affinità elettive, ma i contrasti, l’apprezzare che si può lavorare insieme nella diversità. E nell’amicizia. Quello che in Davis fa Sonego con Sinner, lo fa divertire, tra burraco e play station. I ragazzi con la famiglia lontana chese ne costruisconouna loro, più tecnica, più funzionale, più allargata, come la meglio gioventù che va a studiare e a lavorare all’estero e si confronta con una concorrenza internazionale. Il tennis azzurro è il secondo sport nazionale,nel 2022ha superato 550 mila tesserati (da quest’anno è ancheFederazione Tennise Padel).
Sinner, 22 anni, che batte Djokovic,terzo tennista di sempre a sconfiggereduevolte ilnumero unoserbo induesettimane dopo Nadale Murray. Masoprattuttoa eliminaredalla Davisunocome Noleche quando gareggia per la patriasi mette l’elmetto,mentre Jannikdalpugnetto timido passaa unadolce esaltazione. Maiuna paroladitroppo dalui,mai untermine acceso,comese quel rettangolo di gioco fosse tutta la sua esistenza e il suo modo di impararea camminare nella vita. Inunmomento in cui si parladi ragazzi italiani immaturi, violenti, non attrezzati alle sconfitte, alle frustrazioni, incapaci di rispetto, forse bisognerebbe guardare anche da questa parte dello sport. Quest’Italia giovane, che non trattiene più il fiato, non vinceo perde sulle moto e a tennis per i suoicolpi di testa maperché ha trovato unmodoper esserefiera di sé stessa e del suo lavoro e anche della sua ferocia sportiva. Si scontra senza protezionismi, buttandosi nella mischia, aprendosi alla ferocia del confronto. Senza paura di dare gas.