la Repubblica, 27 novembre 2023
La legge medievale che arricchisce re Carlo
Re Carlo III ha davvero beneficiato di introiti generati dagli averi di persone defunte in Inghilterra? Secondo un’inchiesta del Guardian sì, tanto che il quotidiano inglese canta vittoria. Perché il Ducato di Lancaster, ossia il mega patrimonio di asset, immobili, ville e investimenti intestato al monarca britannico, ha ora annunciato che trasferirà più di 115 milioni di euro in fondi “etici”. Inclusi i controversi asset “bona vacantia”.Ma cosa sono questi ultimi? Tutto ha origine da un’antica tradizione monarchica britannica, risalente al Medioevo e tuttora in vigore. I beni “bona vacantia” sono quelli appartenuti a persone che muoiono senza eredi. Di norma, i loro immobili, averi e asset finiscono nelle casse del Tesoro britannico.Ma ciò non accade in Cornovaglia e nel Ducato di Lancaster, dove resistono norme di secoli fa, quando erano governati da un duca. Nel primo caso, in Cornovaglia, gli asset “bona vacantia” finiscono nel patrimonio reale “Duchy of Cornwall” dell’erede al trono, il principe William. Nel secondo, ossia nell’attuale Lancashire e altre aree del Nord-Ovest inglese come Merseyside, Cheshire, Cumbria, Liverpool e Manchester, confluiscono invece nel patrimonio di immobili e fondi del “Duchy of Lancaster”, invece gestito dal monarca, re Carlo.Questi asset “bona vacantia” hanno limiti di utilizzo e non possono essere sfruttati a scopo speculativo. Difatti, coperti i costi di transazioni e imposte, dovrebbero andare in beneficenza. Ma per ilGuardian ciò sarebbe avvenuto solo nel 15% dei casi: buona parte dei “bona vacantia” sarebbe stata invece indirettamente utilizzata dal Duchy of Lancaster di re Carlo “per fare profitti”. Ovvero, ristrutturando immobili, tenute, magioni “di valore storico e pubblico”, ma che poi sono stati affittati a privati, ingrassando così le casse del Ducato.Non solo. Secondo il quotidiano, anche i fondi “bona vacantia” destinati alle associazioni di beneficenza del ducato in realtà sarebbero stati investiti da quest’ultime in altri fondi da circa 20 e 30 milioni di euro e indirettamente legati – tramite l’indice finanziario Ftse All-Share – alle industrie di petrolio, gas e tabacco, come Shell, Bp e British American Tobacco. Così, le associazioni avrebbero racimolato negli ultimi cinque anni almeno 2,2 milioni di euro a testa.Per questo, nel weekend il Duchy di Lancaster ha annunciato una gestione futura dei fondi in investimenti con garanzie etiche certe, come il Ducato di Cornovaglia di William già impone e del quale Carlo è stato titolare fino all’anno scorso. Poi però, salito al trono, ha ereditato dalla madre Elisabetta II il Ducato di Lancaster, con regole evidentemente diverse.Il Duchy of Lancaster è un portfolio di asset, immobili sparsi nel Regno Unito e investimenti (equity e bond) per un patrimonio complessivo privato di circa 74 milioni di sterline (oltre 85 milioni di euro). Solo negli ultimi dieci anni, il ducato avrebbe incassato circa 60 milioni di asset “bona vacantia”. Anche se buona parte dei profitti va allo Stato britannico, nell’ultimo anno re Carlo avrebbe mantenuto comunque circa 30 milioni di sterline dal suo ducato. Negli ultimi 60 anni, secondo ilGuardian, i due “Duchy” avrebbero incassato circa 1,4 miliardi di euro. Buckingham Palace non commenta. Il sindaco di Liverpool, Steve Rotheram, chiede urgente chiarezza. E quello di Manchester, Andy Burnham: «Sembra di essere ancora nel Medioevo».