ItaliaOggi, 25 novembre 2023
Periscopio
Martin Luther King diceva «quando qualcuno attacca il sionismo attacca gli ebrei, questa è la verità di Dio», e Amos Oz ha ricordato che prima dell’Olocausto lo slogan che si leggeva sui muri delle strade europee era «sporchi ebrei tornate in Palestina», mentre dopo la guerra è diventato «sporchi ebrei fuori dalla Palestina». Christian Rocca, Linkiesta.
Era come se Eichmann, nei suoi ultimi minuti, ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato: la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male. Hannah Arendt, La banalità del male, Feltrinelli 2023.
Ci sono attrici come Elsa Zylberstein, Marilou Berry e Charlotte Gainsbourg (figlia di Jane Birkin e Serge Gainsbourg). Attori come Samuel Le Bihan e Michel Boujenah. Registi come Bernard Campan, sceneggiatori come Pascal Elbe. E poi il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, la giornalista Valérie Trierweiler (già première dame di Francia con l’allora compagno François Hollande), l’ex ambasciatore israeliano Arié Avigdor, lo scrittore Marc Levy. E sono soltanto alcuni dei primi firmatari d’un appello con cui femministe francesi chiedono che l’attentato del 7 ottobre in Israele venga riconosciuto come femminicidio di massa. L’iniziativa nasce da un forum pubblicato sul quotidiano Libération, in cui ci si rammaricava che i movimenti femministi stranieri non avessero reagito con più fermezza alla morte, al rapimento e allo stupro di queste donne da parte del gruppo terroristico Hamas. Maurizio Stefanini, La Ragione.
Alcune donne sono state esposte nude. Altre sono state stuprate al punto da provocare la frattura dei loro bacini. Anche i loro cadaveri sono stati violentati. I loro organi genitali sono stati martoriati. Hanno urinato sulle loro spoglie. Alcune sono state decapitate, altre smembrate e bruciate. Altre ancora prese in ostaggio. Tutto ciò è stato filmato e fotografato per suscitare terrore, perché le donne e i bambini sono i simboli della nostra umanità. Alcuni video di interrogatori dei terroristi lo confermano: «Abbiamo voluto stuprarle per umiliarle». Paroles de femmes (dal Foglio).
Sono pessimista sulla memoria dell’Olocausto, tra 50 anni sarà sparita. Liliana Segre (Marco Menduni, La Stampa).
Rischiamo la normalità del male. Titolo di Repubblica.
«Qual era la mia favola preferita da bambina? La città nella tabacchiera, un racconto di Vladimir Odoevskij. Lo leggevo in russo: la mia famiglia ha parlato russo fino al 2014. Fino ad allora gli editori russi rappresentavano il 75 per cento del mercato letterario in Ucraina. Di cosa parla la fiaba? D’una piccola città racchiusa in una tabacchiera. È un’allegoria della gerarchia sociale. E io da piccola mi chiedevo sempre come fosse possibile mantenere quella città ordinata, senza rompere la tabacchiera. Oleksandra Romantsova, direttrice del Centro per le libertà civili, l’Ong che l’anno scorso ha vinto il Nobel per la pace (Simonetta Sciandivasci, La Stampa).
Dublino, 3 bimbi accoltellati. Fermato un uomo [un brasiliano? un moldavo? un esquimese? di religione cattolica? devoto a Visnù? un animista?]. Titolo del Corriere della Sera.
Dublino. [Islamista] algerino accoltella tre bambini. Titolo del Giornale.
Brividi d’orrore scuotono il lettore dei principali giornali che hanno sposato la retorica nazionalista e militarista. Essi ci spiegano che «l’impavido Zelensky è l’emblema della resistenza per la libertà» e che Israele, aggredito, a Gaza sta solo cercando di «difendersi» e di «proteggere l’Occidente dall’attacco jihadista». [E qualche brivido d’orrore per le virgolette fuori luogo?]. Elena Basile, il Fattoide quotidiano.
La notizia della morte del populismo era fortemente esagerata. Polonia e Spagna avevano illuso i fautori della società aperta, gli elettori argentini e olandesi ci hanno riportato coi piedi per terra. Javier Milei e Geert Wilders ne sono due autentici campioni, roba che al confronto il generale Vannacci è una mammoletta. Antonio Polito, Corriere della Sera.
Congratulazioni all’amico Wilders, storico alleato della Lega, per questa straordinaria vittoria elettorale. Una nuova Europa è possibile. Matteo Salvini, un tweet (da Domani).
L’intero governo italiano: Congratulazioni, caro Wilders. Wilders: Italiani, mi state sul cazzo, non avrete mai una lira di fondi Ue, se dipende da me. Makkox, il Foglio.
Sull’islam, Wilders spinge la retorica al limite, ma soltanto a Rotterdam trovi un sindaco marocchino (un quinto degli elettori è musulmano) – Ahmed Aboutaleb – sotto scorta e che dopo Charlie Hebdo si rivolse così alla comunità islamica: «Se non ti piace la libertà, vattene. Se non vuoi stare qui perché qualcuno pubblica su un giornale una cosa che non ti piace, vai a farti fottere». Giulio Meotti, il Foglio.
Non è un paese qualunque che comincia a rivoltarsi contro gli islamici in Europa, ma la patria di Erasmo, il Paese antesignano della tolleranza nei confronti di chiunque. Gianni Pardo, ItaliaOggi.
Spesso anche un pazzo parla a proposito. Erasmo da Rotterdam.
Renzi, [a coso,] la benzina è cara? Dillo ai tuoi amici, gli arabi. Giorgia Meloni, polemista (e diplomatica) di rara efficacia.
Roberto Gualtieri, sindaco de Roma: «Ma com’è possibile che noiartri sotto tera trovamo solo cocci e mai ’n giacimento de petrolio?». Tempo di Osho, il Tempo.
Tra insulti e farneticazioni, corteo anti-patriarcato sotto la redazione di Libero. Titolo di Libero.
Compilata la legge di bilancio, un occhio alla calcolatrice, l’altro sui mercati, (…) il governo s’è accorto d’essere rimasto a corto di quattrini per le vittime dei reati di mafia. Accidenti. E adesso? (…) Vendere una quota del Monte dei Paschi? Espropriare tre magazzini di Amazon? Requisire gli yacht di George Soros? E dai e dai, il colpo di genio è arrivato: e se prendessimo il denaro dalle buste paga dei carcerati? Ideona! Che poi «prendere» è una parola brutta. Chiamiamolo «contributo di solidarietà obbligatorio». La solidarietà obbligatoria è un ossimoro ai confini del rivoluzionario, e rivoluzionario questo governo voleva essere, e senz’altro lo è nel nuovo ordine di rubare ai poveri per dare ai poveri. Mattia Feltri, La Stampa.
Sono pessimista, ma il pessimista è un ottimista bene informato. Roberto Gervaso.