La Stampa, 25 novembre 2023
Gaza fa dimenticare il dramma di Kiev
Ieri mattina Vladimir Putin ha sparato 75 droni contro Kiev, la più massiccia ondata di attacchi con droni dall’inizio della guerra. L’attacco russo non si è verificato in una notte qualsiasi, ma in quella della ricorrenza del genocidio dell’Holodomor e, proprio per questo motivo, Volodymyr Zelensky lo ha definito un feroce atto di terrorismo.L’attenzione del mondo, però, era rivolta altrove. Gli occhi di tutti durante il fine settimana sono rimasti inchiodati sulla vicenda umana intensa e drammatica della liberazione degli ostaggi israeliani. In verità, gli eventi in Ucraina sono eclissati dalla tragedia in corso in Medio Oriente da oltre un mese.Quella in Ucraina sta diventando una guerra semi-dimenticata. Lo spazio dedicato dai giornali alla continua aggressione di Vladimir Putin contro il popolo ucraino si è ridotto in modo considerevole sulla stampa internazionale, contratto dagli eventi in corso a Gaza.In Europa si sono sentiti alcuni leader politici osservare che il continente si sta stancando della situazione in Ucraina. (E questo, per inciso, è proprio quello che auspicava Putin.) A Budapest, l’autoritario Viktor Orbán sta facendo del suo meglio per aiutare Putin, e a Bruxelles ha minacciato che non fornirà più aiuti all’Ucraina se non saranno sbloccati i fondi europei per l’Ungheria.A Washington, dove al Congresso il sostegno all’Ucraina è forte, straordinario alcuni repubblicani di estrema destra stanno malgrado tutto facendo attivamente campagna per tagliare gli aiuti militari a Kiev. Proprio una settimana fa Joe Biden ha sentito il bisogno di inviare nella capitale ucraina il suo segretario della Difesa per rassicurare Zelensky che l’appoggio degli americani non verrà meno.Biden si sta destreggiando anche in una questione molto delicata al Congresso, e con il popolo americano, nella speranza di convincere entrambi dell’importanza del sostegno offerto fino in fondo sia a Israele sia all’Ucraina. Il suo pacchetto di aiuti da 106 miliardi di dollari per i due Paesi è fermo al Congresso: non è stato né respinto né approvato. È tenuto in ostaggio dai repubblicani trumpiani che, prima di acconsentire a continuare ad aiutare Kiev, vogliono far inserire alcuni provvedimenti anti-immigrazione.Non sarà una strada facile da percorrere e sicuramente lungo di essa ci saranno vari incidenti di percorso, ma alla fine Joe Biden riuscirà a mantenere gli aiuti militari di Washington sia per l’Ucraina sia per Israele, quanto meno fino a quando lui continuerà a essere alla Casa Bianca, il che significa fino al gennaio 2025. Questo, a sua volta, è lo stesso motivo per cui Putin non fermerà la sua guerra contro l’Ucraina o non intavolerà colloqui di pace seri quanto meno fino al novembre 2024, fino a dopo l’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti. Naturalmente, spera nella vittoria di Donald Trump.Nel frattempo, il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant ha detto che, conclusa l’attuale pausa con Hamas, la campagna militare riprenderà «con intensità» per altri due mesi almeno. Questa è una notizia terribile per tutti coloro che perderanno la vita e anche per la reputazione di Israele. Già oggi le piazze di tutto il mondo, da New York a Londra, da Milano a Parigi, sono gremite di studenti che spesso confondono la condizione del popolo palestinese con i terroristi di Hamas.Purtroppo, il terrorismo di Hamas sarà dimenticato da coloro che scelgono di dimenticare, gli animi continueranno a rivoltarsi contro Israele, e l’antisemitismo continuerà ad aumentare, fino a quando continuerà la guerra a Gaza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu non farà nulla per attenuare questo circolo vizioso, perché sta combattendo per la sua carriera politica. Netanyahu se ne dovrà andare quanto prima dopo la guerra, ma i danni che continuerà ad arrecare da adesso ad allora sono preoccupanti.Ci sono altri cicli elettorali che potrebbero influire sugli umori nei confronti di Ucraina e Israele. Vladimir Putin nel marzo 2024 metterà ovviamente in scena la propria rielezione, anche se questo non modificherà la sua strategia, consistente nell’attendere fino a novembre per vedere se Trump vincerà.In India, entro maggio, l’amico di Putin Narendra Modi dovrebbe scivolare facilmente verso la rielezione. Il Modi che ama Trump sta trasformando l’India in una democrazia illiberale: soffoca la libertà di stampa, assume il controllo dei tribunali e aizza di continuo il razzismo attaccando gli innocenti musulmani indiani. L’ultranazionalista Modi se ne frega di quello che è giusto e di quello che è sbagliato: è interessato soltanto all’acquisto di materie prime energetiche scontate da Putin. E gli preme presentarsi come il fuoriclasse del Sud globale.Alle elezioni per il parlamento europeo del prossimo giugno si presenteranno forze politiche impazienti di decurtare gli aiuti all’Ucraina e, probabilmente, anche a Israele. In ogni caso, è probabile che le elezioni saranno vinte dal volto moderato dell’Europa, più che dagli estremisti. Di conseguenza, sia Ucraina sia Israele dovrebbero poter contare sugli aiuti dall’Unione europea. L’Ungheria continuerà a costituire un problema.Anche i britannici andranno alle urne a un certo punto del 2024, e quasi sicuramente lo sfortunato Rishi Sunak sarà sostituito da un governo laburista. Anche se ha dovuto affrontare difficili lacerazioni interne al suo partito, il leader laburista Keir Starmer è stato un tenace sostenitore degli aiuti all’Ucraina e alla destra israeliana che ha reagito agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre.Insomma, nessuna di queste elezioni pregiudicherà le dinamiche in atto nel sostegno dell’Occidente all’Ucraina e a Israele. Nessuna di esse è in grado di scatenare uno shock geopolitico su scala globale. C’è soltanto una elezione che conterà davvero nel 2024, per il destino dell’America e del mondo, ed è quella che si terrà martedì 5 novembre 2024.A proposito: se si andasse alle urne oggi, sembra che Donald Trump sconfiggerebbe Joe Biden. Naturalmente, restano ancora 344 giorni prima delle elezioni.