La Stampa, 25 novembre 2023
L’abbandono
Forse non è chiaro quello che sta succedendo. E cioè, la polizia pubblica su Instagram la ormai celebre poesia di Cristina Torre Cáceres ("Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto…"), e lo fa in memoria di Giulia Cecchettin. Sotto parte un profluvio di commenti, inatteso, tremendo, squarciante, migliaia di donne, molte a raccontare della volta in cui si sono rivolte alla polizia per essere state pestate, molestate, minacciate, e di non essere state credute, talvolta respinte, irrise, e raccontano delle loro amiche e parenti che per essere state respinte e irrise ora sono morte. A sera i commenti sono tremila, una rivolta, così vengono bloccati e poi rimossi, e infine ripubblicati per scongiurare una figura ancora peggiore. Diventano quattromila, cinquemila, seimila. Avrei scommesso la mia ultima banconota che l’indomani si sarebbe scatenato l’inferno, non per mettere la polizia spalle al muro, ma perché mai s’era visto qualcosa di più preciso e tambureggiante a restituire la dimensione di un fenomeno, di una frustrazione rabbiosa, di una sottovalutazione collettiva. E invece nulla, niente da dire Giorgia Meloni né Elly Schlein né Giuseppe Conte né alcuno di quel caravanserraglio sempre lì a buttarsi a pesce sul vago, sul futile, sullo strumentalizzabile con la frasetta baciperugina. Davanti a un tumulto di vita vera, starei per dire di politica, hanno solo il silenzio. Così quelle donne non credute, respinte e irrise sono state di nuovo non credute, respinte e irrise. Peggio: ignorate. E l’abbandono che hanno denunciato sotto il post della polizia diventa l’abbandono da parte di tutte le istituzioni.